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5 ristoranti di lusso mi hanno raccontato le richieste più assurde fatte dai clienti più ricchi

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“Lei elegantissima, lui sembrava una rockstar. E vediamo che la donna scrive su un taccuino tutta la sera. Poteva essere un ispettore o un giornalista. Alla fine abbiamo scoperto che era una seduta di terapia.”

Possiamo raccontarci tutto quello che vogliamo, ma essere ricchi – e intendo davvero ricchi – è un incredibile lasciapassare per quasi ogni desiderio e capriccio. E il ristorante può essere un luogo perfetto dove i capricci più disparati prendono forma.

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Per tutto il tempo, sapendo di dover scrivere quest’articolo, non ho fatto altro che pensare alla scena di Richie Rich, quando porta i suoi amici a casa e le porte si aprono sul suo personale Mc Donald’s. Tra tutti i ristoranti di lusso che ho sentito di cose bizzarre ce ne sono, ma devo ammettere che il Mc Donald’s del piccolo Richie è ancora imbattuto.

L’idea viene da un post di Reddit, dove qualcuno ha domandato quali fossero le esperienze peggiori o semplicemente più strane, successe al ristoranti o in hotel. Tra i racconti c’è la signora che pagava 100 dollari solo per sputare in faccia al cameriere, il facoltoso indiano posato che alla fine si sbronza come un marinaio del ‘700 e i cani. Vi assicuro, ci sono un sacco di richieste strane per i propri cani.

Così mi sono messo alla ricerca delle più grandi stranezze viste nei ristoranti di lusso italiani. Parlando con cinque maitre e sommelier dei più lussuosi ristoranti d’Italia (e del mondo), ho capito fondamentalmente tre cose: che non puoi perdere l’aplomb per nessun motivo al mondo; che quello che un ricco è disposto a chiedere o a fare non ha limiti; che trovare materiale per parlare di una cosa del genere è dannatamente difficile. Perché un cliente davvero ricco ci mette un attimo a farti il culo per vendetta.

Quindi sono partito sicuro che non sarebbe stato difficile trovare una marea di storie, e mi sono ritrovato con il telefono sbattuto in faccia da quasi tutti gli hotel e con educati, ma sinceri rifiuti da parte di tristellati che mi hanno preso per un completo matto. Anche quando ci sono riuscito ho ricevuto divieto di scriverne alcune e altre sono rimaste nell’oscurità. Tutto quello che succede qui dentro, rimane qui dentro. Una roba del genere.

Finita la cena lui le ha chiesto di sposarla, lei ha detto no e si è alzato come se niente fosse, lasciando una mancia davvero importante“.

Contatto come prima cosa Valentina (nome di fantasia come da richiesta dell’intervistata), che fino a poco fa era la sommelier del ristorante di un grande albergo di Venezia. Da loro ho mangiato e ho vissuto due giorni in un lusso davvero impeccabile (nonostante non potessi permettermelo ovviamente). Significa camera rifatta ogni volta che esci. Significa barca privata che collega l’albergo a Piazza San Marco. Il corridoio per arrivare al ristorante è pieno di fotografie di attori, registi e personaggi importanti. Qui, ogni giorno, ci passano persone così ricche che, quando George Clooney voleva fare il proprio banchetto di nozze nell’hotel, se l’è visto soffiare da un industriale veneto che per dispetto si è affittato tutto prima di lui. Valentina era decisamente la persona giusta per iniziare.

“Ah, beh, di cose strane ne ho viste tante. Quando girano i soldi, girano anche vizi impensabili”, mi dice al telefono. “Una delle cose più strane, che succedeva spesso, riguardava i tavoli. Quando un cliente facoltoso o importante prenotava al ristorante, eravamo soliti lasciargli il tavolo più grande, con il divano e la vista sulla Laguna. Beh, più di una volta ci hanno fatto delle vere scenate perché non era un tavolo bene in vista, dove tutti li potessero vedere.”

E questa è la roba basica. “Quando c’erano dei vip o degli attori famosi, la regola per proteggerli era sempre negare l’evidenza. Per cui magari avevi accanto a te Spielberg o Robert Redford, e tu dovevi coprirlo. Dicendo tipo: ‘ma chi, quello??? No, si sbaglia, signora’. Era grottesco perché davvero era accanto a te.”

E poi, finalmente, le storie succose. “Tanti hanno delle manie, tanti altri hanno delle paure. Essendo donna mi è capitato anche di essere trattata male da un cliente, solo perché aveva appena divorziato dalla moglie. Ma quella che mi è rimasta più impressa è la sera in cui si è presentata una coppia. Lei elegantissima e bella, lui con le catene al collo e la camicia slacciata. E vediamo che la donna scrive su un taccuino tutta la sera. Ovviamente poteva essere un ispettore di una guida gastronomica o un giornalista, quindi cerchiamo di scoprirlo. Alla fine abbiamo scoperto che era una seduta di terapia. Finita la cena – o la seduta- lui le ha chiesto di sposarla, lei ha detto no e si è alzato come se niente fosse, lasciando una mancia davvero importante”.

Quando siamo andati a prendere l’ordinazione, dei clienti hanno ordinato prima per il cane. Un controfiletto di vitello con cottura al sangue.

Puntando alto, sono riuscito a sentire anche Piazza Duomo ad Alba, l’unico tristellato del Piemonte. Piazza Duomo è il 15esimo ristorante migliore del mondo, per dire. Certi posti sono un’esperienza che ti ricorderai per tutta la vita, quindi sono abituati a farti avere tutto quello che chiedi.

“La gente viene a mangiare da noi da tutto il mondo. Non siamo un hotel, quindi la clientela è davvero variegata, vengono qui per fare un’esperienza.”, mi dice il sommelier del Piazza Duomo Vincenzo Donatiello. C‘era questa coppia sui 60 anni con un chihuahua. Quando siamo andati a prendere l’ordinazione hanno ordinato prima per il cane. Un controfiletto di vitello con cottura al sangue.

Invidia per il chihuahua. “E poi c’è stata la famiglia con un bambino di sette anni che ha voluto mangiare un’intera lattina di caviale, per esempio. ‘Mio figlio va pazzo per il caviale’, mi ha detto la madre. Una volta invece si è presentato un indonesiano che ha ordinato da bere per se stesso e la moglie e non per i figli. ‘I bambini non bevono’, ma avevano trent’anni. Una bottiglia per lui, una di Montrachet per la moglie. Hanno speso la più alta cifra pro capite del ristorante, 1600 euro a testa.”

Un cliente abituale, invece, è spaventato dal colore nero, quindi quando ci sono dei piatti su porcellana scura gliene mettiamo una bianca.

Se Venezia è ormai la patria del turismo di ogni forma e colore, con i suoi scontrini da centinaia di euro e gli alberghi di lusso, e Alba meta fissa del gourmet, Milano ha dalla sua tutto il turismo legato alla moda. Ecco perché ho chiamato il maitre del Felix Lo Basso Restaurant, che affaccia direttamente su piazza Duomo, Roberto Riccardo Tornabene. E mi ha smentito su una cosa: a Milano non si trovano così facilmente delle botte da matti da parte dei ricconi. “Ti dirò la verità, ovunque abbia lavorato a livello di ristoranti di lusso non è mai successo niente di così trascendentale, ma per una consulenza che ho fatto in un locale frequentato da vip e ricconi ne ho viste di tutti i colori. Una volta uno si è seduto e si è acceso una sigaretta in mezzo alla sala come se niente fosse. Un altro ha chiamato un taxi per mandarlo a prendere cerotti alla nicotina in farmacia. Il tassista è tornato, non andavano bene, l’ha rimandato al negozio e quando è arrivato per la seconda volta, il cliente non aveva contanti, solo American Express, quindi abbiamo dovuto pagarlo noi”.

“Abbiamo chiesto al bambino se gli fosse piaciuto il Colosseo. Lui risponde di sì, ma che era triste per non aver visto i gladiatori. Quindi abbiamo preso il cameriere più carino, alto e muscoloso e l’abbiamo fatto vestire da gladiatore per intrattenerlo.”

E alla fine c’è Roma. Dove tutto può accadere. Qui nella capitale c’è uno dei pochi tristellati italiani in una grande città. La Pergola è il ristorante di Heinz Beck nell’hotel Rome Cavalieri Waldorf Astoria, un albergo extralusso dove appesi nelle camere ci potete trovare quadri di Dalì, cose di questo tipo. Quindi sono abituati a soddisfare il cliente. Dal ricco magnate russo che si fa aprire la piscina d’inverno solo per lui pagando migliaia di euro per la manutenzione alla semplice signora che chiede una sigaretta al ristorante e le arriva un pacchetto su un piatto d’argento. Hanno le giacche se l’avete dimenticata e gli occhiali in gradazioni diverse per leggere il menù.

Marco Reitano fa il sommelier a La Pergola da 25 anni, quindi ne ha viste di ogni. Molte cose non poteva dirmele, ovviamente, quindi sappiate che c’è dell’altro. Forse l’aneddoto più succoso. “Se parliamo di ricchezza allora devo parlare anche dei vini. Oggi siamo arrivati a 3400 bottiglie circa, ma la particolarità è che ne abbiamo alcune rarissime che arrivano anche alla fine dell’Ottocento, inizi ‘900. Molti clienti vengono per il vino. Una volta un cliente storico, per esempio, è stato a studiare a lungo la carta dei Bordeaux del 1982. Forse la migliore della storia. Beh, insomma, ha ordinato 7 bottiglie per assaggiare le differenze. Per un totale di oltre 20.000 euro.“, mi dice Marco. Che poi quelle bottiglie aperte se l’è assaggiate anche lui, alla fine, che quando gli ricapita.

Un cliente abituale, invece, è spaventato dal colore nero, quindi quando ci sono dei piatti su porcellana scura gliene mettiamo una bianca.

Ed ecco la mia storia preferita. Tutta romana. “Era estate. Sul terrazzo c’era una famiglia molto importante, che veniva dall’Asia. Erano carini e noi con loro, quindi abbiamo chiesto al bambino di 7 anni se gli fosse piaciuto il Colosseo. Lui rispose di sì, ma che era triste per non essere riuscito a vedere i gladiatori. Beh, noi all’hotel facciamo ogni tanto una cena chiamata Toga Party. Quindi abbiamo preso il cameriere più carino, alto e muscoloso e l’abbiamo spedito al guardaroba. E lui è tornato su al ristorante per intrattenere il bambino vestito da gladiatore.”

Nel caso de La Pergola, loro nemmeno se lo fanno chiedere, ti anticipano. Tanto sono abituati a tutto.

Una famiglia si è presentata a cena con una bilancina di precisione perché voleva che cucinassimo il menù gourmet con specifiche grammature. Dal vino all’olio e ogni membro diverso dall’altro ovviamente

Di hotel di lusso se ne trovano parecchi a Roma. Tra questi, l’Hassler a Trinità Dei Monti, sopra Piazza di Spagna è uno dei migliori. Anche per il suo ristorante Imàgo, dove in cucina c’è lo chef Francesco Apreda, che mi aveva raccontato come passa il Capodanno uno chef stellato. Questa volta ho sentito il suo maitre, Marco Amato, con cui lavora da anni. Insieme si sono messi lì a ripescare gli aneddoti più assurdi. “Con lo chef Apreda abbiamo pensato che queste storie non possono riguardare sono la sala. Anche la cucina deve soddisfare le richieste più strane”, mi dice Marco. “Una delle cose più strane ci è successa con una famiglia. Di più di quattro persone. Si sono presentati a cena con una bilancina di precisione perché volevano che cucinassimo il menù gourmet con specifiche grammature. Dal vino all’olio e ogni membro diverso dall’altro ovviamente.”

“Una delle cose più divertenti”, continua Marco Amato, “è successa quando una signora si è sentita male ed è svenuta. Il marito le reggeva la testa e io chiamo lo chef Apreda preoccupato. Il signore mi chiama, mi mette la mia mano a reggere la testa della moglie e continua a mangiare. Lo chef Apreda era divertito, ma avendo vissuto in Giappone sapeva che rimangono composti anche in casi così estremi.”

La morale è: la prossima volta che vi sentite a disagio per un cameriere che vi versa da bere tutte le volte, perché vi tolgono le posate troppo spesso o controllano che tutto vada bene, non siatelo. Pensate che ci sono persone che ordinano ai propri cani bottiglie d’acqua da 50 euro.

Ultimo aggiornamento: gennaio 2020
Alcune informazioni sono state modifiche a seguito delle richieste di alcuni degli intervistati

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Foto su Facebook: Lou Stejksal via Flickr (CC BY 2.0).