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Ricordando ‘La Cosa’, la vera #10YearsChallenge del M5S

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Avete presente la #10yearschallenge, quella catena su come siamo ora vs com’eravamo nel 2009 per cui tutti i vostri amici stanno condividendo tra il divertito e il nostalgico le loro foto di dieci anni fa? Ecco, c’è un’altra cosa che qualche anno fa era molto diversa da oggi e che a riguardarla causa divertimento e nostalgia: la comunicazione del Movimento 5 Stelle. E la #10yearschallenge del M5S è senza dubbio La Cosa.

Lanciata nel gennaio del 2013 da un entusiasta Beppe Grillo (“LA COSA È ARRIVATA!” annunciava, “Sono le primissime prove! Siete testimoni del futuro che nasce!”), La Cosa doveva essere una specie di risposta grillina alla televisione nel periodo in cui il Movimento proclamava ai quattro venti che la tv era morta.

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Faceva parte dello stesso ecosistema di propaganda a cui appartenevano anche siti come TzeTze e La Fucina—di recente decommissionati e diventati dei siti di ricette vegane. Si era persino parlato di “un decoder che permetterà, al modico prezzo di 60 euro, di seguire tutti i principali eventi politici e gli approfondimenti dei Cinque Stelle attraverso un canale digitale dedicato.” Eventualità poi smentita da Grillo, il quale aveva spiegato che La Cosa sarebbe stata non una televisione “ma un web channel.”

Fast forward, 2019: La Cosa è finita per essere un canale YouTube con 200mila iscritti, che non viene aggiornato da circa due anni (l’ultimo video è una clip di sei minuti con Massimo Fini). Questo perché nel frattempo il M5S è cambiato, ha messo da parte l’ossessione per la purezza, ha cominciato ad andare in televisione e a misurarsi con la politica vera per poi finire al governo. La sua comunicazione e la sua propaganda hanno voltato pagina. E La Cosa è stata abbandonata.

Oggi il M5S è il primo partito italiano ed esprime il presidente del consiglio, ma La Cosa è ancora lì, piena di video che per la maggior parte hanno solo poche migliaia (quando non centinaia) di visualizzazioni, a ricordarci cos’era il grillismo della prima ora.

LE DIRETTE STREAMING

Tutti ci ricordiamo le dirette streaming del M5S durante le consultazioni per il governo nel 2013: erano una delle cose che piacevano di più ai grillini ai tempi in cui avevano ancora in testa la casta e la democrazia diretta. La Cosa riflette bene quel clima temporale: molti dei video caricati sul canale sono effettivamente video di interviste, comizi, conferenze stampa, dibattiti parlamentari, tour ed eventi vari del M5S. Alcuni sono dirette streaming e a volte si arriva al meta-streaming, come in questo video che è uno streaming di una conferenza in cui Grillo interviene in streaming.

Questi contenuti sono il fulcro della cosa e più si va indietro nel tempo più ci mostrano il lato militante del M5S: si fanno sempre più sgranati, sempre più amatoriali, spesso fatti all’aperto durante manifestazioni o eventi in varie parti d’Italia. Hanno titoli tipo “Cagliari,” “Sassari,” “Reggio Emilia 3 febbraio”. Ci mostrano bene come col passare del tempo e l’aumentare del suo peso politico il M5S si sia progressivamente imborghesito abbandonando le piazze per i salotti televisivi.

I FORMAT TELEVISIVI

Ma l’aspetto militante è solo una parte dei contenuti della Cosa. Dato che nelle intenzioni la piattaforma nasceva come un’alternativa grillina alla televisione, è naturale che dentro ci si trovino video che cercano di copiare determinati format televisivi.

Uno dei primi esempi è “TgBluff,” una specie di telegiornale di “notizie che non ti aspetti” che sembra uscito da uno sketch di Maccio e consiste in un tizio-anchorman che fa la parodia dei titoli di un telegiornale sotto forma di battute satiriche. Purtroppo ne sono state prodotte solo una decina di puntate—e guardarle oggi è un’esperienza da dissonanza cognitiva, perché esprime posizioni che il M5S di adesso non terrebbe più. Ad esempio nella 1×01 una delle battute è “la ministra francese Ségolène Royale boicotta la Nutella perché dice ‘rovina il pianeta’. Perché invece lasciare i migranti sugli scogli lo migliora.”

Ma il grande format televisivo de La Cosa è “Il Passaparola”—dei servizi più o meno brevi (da un paio a una decina di minuti) in cui c’è un personaggio che spiega un argomento. Alcuni di questi esperti sono gente che non ho mai visto in vita mia o che avrei preferito non vedere (cfr. Marcello Foa, Diego Fusaro, Nigel Farage) ma altri sono nomi importanti come Tullio De Mauro che parla di scuola, Enrico Mentana che parla della riforma della Rai, l’entomologo Danilo Mainardi (che conosco perché faceva i servizi sugli animali di Super Quark), il fondatore di SlowFood Carlo Petrini.

Da questi video e dai personaggi che vi compaiono si vede bene come il M5S di qualche anno fa fosse (molto più di adesso) soltanto un contenitore per diverse tendenze: c’era chi seguiva La Cosa per servizi come “Mai più canili lager,” chi per i video sulla crisi economica greca, chi voleva guardarsi le interviste a Nicolai Linin e chi voleva salvare le api.

LA “SATIRA” E I VIDEO “DIVERTENTI”

Un genere a parte che merita di essere approfondito sono i video di “satira” politica o i video “divertenti” a tema M5S. Come questo video in cui durante quello che sembra essere un programma in diretta (?) viene letta—cito dalla descrizione—“una divertente lettera (fake) inviataci da un utente della rete come risposta all’appello lanciato dal blog che invitava il segretario del PD Pierluigi Bersani a firmare la rinuncia ai rimborsi elettorali per il suo partito.” (La cosa che dovrebbe fare ridere è che la risposta di Bersani è “oh ragassi ma siam pazzi?”)

A volte l’ironia grilina si esprime sotto forma di vere e proprie scenette (tipo boh, i The Jackal? Non sono esperto di youtuber) come in questo video intitolato “Sclero di una moglie M5S…”—dove la protagonista è la moglie di un militante del Movimento che gli fa una scenata di gelosia al telefono perché lui la trascura per stare sempre in giro a fare politica.

Oppure “In viaggio con… Fonzie!”—una scenetta in cui un tipo del M5S da un passaggio in macchina a (un cartonato di) Renzi, premessa da cui nascono innumerevoli situazioni comiche.

Se non altro apprezzo l’impegno, anche se gli unici video di satira de La Cosa che mi hanno davvero fatto ridere sono quelli completamente senza senso—tipo “Renzieful,” un montaggio di foto di Renzi sulla sigla di Beautiful. Sono una persona semplice.

IL WEIRD PURO

Oltre a queste macro-categorie ci sono un bel po’ di video che non si lasciano etichettare, come del resto non si faceva etichettare il Movimento 5 Stelle delle origini. Si tratta di “viral video” fatti non si capisce bene a che scopo, videoconferenze di due ore sull’energia solare registrate da Google Hangout, bizzarre opere di “video arte” o attimi di vita quotidiana come questo video di Dibba in Kazakhstan.

Uno dei miei preferiti è “ISIS,” un video di tre secondi probabilmente creato in un momento in cui a La Cosa stavano in fissa con Black Mirror.

Ma meritevole è anche questo video sui droni DIY in cui c’è Beppe Grillo che va a una fiera di settore a Las Vegas, parla in un inglese maccheronico e chiede a un tizio che sta suonando una chitarra stampata in 3D se è umano o se anche lui è stampato in 3D.

Più si va indietro più questi episodi di stranezze aumentano, a testimonianza di come il M5S si sia progressivamente auto-censurato per rendersi più presentabile—cercando di mettere un minimo di distanza tra la sua immagine pubblica di forza politica e l’orizzonte degli eventi della propaganda gentista su internet che ha contribuito a creare e foraggiato per anni.

Ad esempio cose come questa finta intervista telefonica a Laura Boldrini (che inizia con “Buongiorno presidenta Boldrini,” e continua con “lei è sessista già dall’inizio, voi siete tutti dei potenziali stupratori”) oggi ci aspetteremmo di trovarle sulla pagina di Ghisberto. Per non parlare del fatto che nessuna forza politica vorrebbe essere accostata a una video in cui si sfotte papa Francesco perché ha detto “cazzo.”

Sul canale ci saranno centinaia di video, anche perché La Cosa si presentava come “un collettore di idee prese dalla rete” e chiunque poteva mandare i suoi video per essere pubblicati. Il risultato è questa discarica immensa piena di spot elettorali, interviste a personaggi semi-sconosciuti, hashtag nei titoli, video girati con i cellulari a eventi del M5S in posti sperduti e bizzarri montaggi ironici: non li ho visti tutti, anche perché non voglio fare troppi spoiler ai ricercatori del futuro che si metteranno a studiare questi anni di storia politica italiana.

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