Durante la quarantena su VICE avevamo avviato un appuntamento periodico, una specie di angolo in cui raccogliere i nostri pensieri, metterli sotto forma di domanda e lasciare che fosse una figura esperta a rispondere. Ora, anche tramite il contributo di altre redazioni di VICE, il discorso è stato ampliato. Da come fare i conti con un amore non corrisposto a come gestire coinquilini insopportabili, proveremo a offrire qualche consiglio. Oggi parliamo di come ascoltare i propri sentimenti ma soprattutto quelli della persona che hai appena mollato.
Ehi VICE,
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La mia relazione, durata oltre sette anni, è finita. Ed è tutto molto strano. E. ed io ci siamo messi insieme quando avevamo 20 anni, siamo cresciuti insieme e abbiamo condiviso praticamente qualunque cosa, dalle sbatte universitarie all’esplorazione dell’intimità, dai primi lavori alla gestione dei rapporti con le rispettive famiglie. Ora, invece, non ci parliamo praticamente più, e questa cosa mi distrugge. Perché E. non è stato solo il mio fidanzato, è stato anche il mio migliore amico—e vorrei che almeno questa parte non sparisse dal nostro rapporto.
Mi sento male anche solo a scriverlo, perché ciò che sto per dire potrà apparire contraddittorio. La verità è che ho rotto io. L’ho fatto dopo mesi di discussioni, ma anche di silenzi in cui facevamo finta di non aver capito che molti aspetti non andavano più. Solo che le cose non sono mai semplici come ce le raccontiamo, e infatti prima dell’attuale silenzio ci siamo persino sentiti e rivisti (ok, qualche volta abbiamo anche fatto sesso).
Il fatto, comunque, è che la mia decisione è irreversibile. Non voglio (non vogliamo) più stare insieme, ma vorrei ancora far parte della vita di E. Una persona così importante non può svanire, anche se al momento ha fermamente scelto di tagliare i rapporti. Io voglio fare il possibile per ricucirli, eppure i miei amici sono piuttosto scettici. Continuano a dirmi che “ci vuole un po’ di distanza per poter essere di nuovo solo amici.”
Sulla carta mi pare un ottimo consiglio, ma io conosco l’E. di oggi. Ho paura che se mollo la presa, le persone che io ed E. saremo domani non si riconosceranno più e non potranno essere più confidenti. Ma ho anche il terrore di essere una di quelle persone che chiamiamo “tossiche,” che vogliono intromettersi a forza nella vita di qualcuno. O anche solo insensibile, perché dopo tutto quello che è successo vorrei poter uscire con E. a bere una birra e aggiornarci sulle nostre vite. Lo sono? Mi dispiacerebbe tantissimo.
R.
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Ciao R.,
quando una relazione finisce, soprattutto se è stata lunga, capita che si provi il desiderio di rimanere nella vita dell’altra persona in una forma inedita, anche se non si sa di preciso da dove partire e cosa comporterà. Lo smarrimento che provi non è contraddittorio.
Del resto, “quando è di lunga durata, un rapporto sentimentale diventa molte altre cose: un rapporto di amicizia, di supporto reciproco, quasi familiare,” conferma Stella Brugnetta, psicoterapeuta e sessuologa specializzata in relazioni del singolo e di coppia. Questo significa che “quando interrompiamo una relazione non stiamo lasciando solo l’altra persona, ma anche tutti quegli aspetti e pezzetti di noi che vivevano in funzione della relazione, a maggior ragione se con l’altra persona si è cresciuti insieme e si sono condivise tappe fondamentali.”
Nella tua lettera, inoltre, racconti che con E. vi siete sentiti, rivisti e qualche volta siete finiti a letto. Alla psicoterapeuta capita frequentemente di sentire storie del genere e, anche se può sembrare complicato, “questi momenti dovrebbero essere sfruttati per nuovi confronti, in cui bisogna essere il più sinceri possibile,” per comprendere a che punto è l’altra persona o a che punto siamo noi, ed evitare che questa fase crei ulteriori fraintendimenti, dubbi o illusioni.
In queste situazioni per l’esperta la parola chiave è consapevolezza: da ambo le parti erano stati dichiarati i propri intenti? Erano stati esplicitati i confini? Qualcuno ha detto detto forte e chiaro “Possiamo parlare di tutto ma vorrei evitare certi argomenti” o “Ok stiamo facendo sesso perché ci va, ma questo non significa che torneremo insieme. A te va bene lo stesso?”.
“Gli strascichi da incontri sessuali post-rottura possono in parte far soffrire e succedono per un senso di consuetudine, ma aiutano anche ad abituarsi all’idea del distacco e rendono graduali i saluti. Del resto per alcuni può essere molto più traumatico rompere in modo netto i rapporti fin da subito,” continua l’esperta. “Spesso capita proprio così: le persone si rivedono, poi magari fanno sesso e intanto esplorano il mondo circostante per cercare qualcosa di diverso e di nuovo di cui hanno bisogno in quel momento.”
Ovviamente il come, il quando e la frequenza con cui capiteranno queste nuove esplorazioni dipende dai propri tempi e dall’indole personale—a prescindere che la persona sia quella che ha lasciato o è stata lasciata. In questa fase molti possono provare sensazioni ed emozioni ambivalenti: da un lato euforia per nuovi incontri e le nuove abitudini da ricreare, dall’altro timore per l’ignoto. “Possiamo provare addirittura sentimenti opposti tra di loro: l’importante è ascoltarli e trovare i punti in comune tra essi. Già ammettere l’ambivalenza, la compresenza di stati emotivi opposti, l’esistenza del grigio è un gesto importante per poterci nuovamente conoscere, scoprirci ancora.”
Messo quindi in conto che è tutta nostra la scelta di metabolizzare la rottura e il post-rottura, è inevitabile che a questo punto entrino in gioco i commenti e i consigli delle persone che ci stanno accanto. Da un lato “il commento esterno ci fornisce diversi punti di vista, aiuta a pensare ‘caspita, questa prospettiva non l’avevo considerata’, può spingerci a essere più malleabili e adattivi; dall’altro può confonderci ulteriormente.”
Un consiglio “rimane comunque un consiglio, non un obbligo. Quindi poi sta a noi fare ordine e valutare.” Del resto, soprattutto se l’amico è di entrambe le parti in gioco, non sarà mai del tutto obiettivo. E per pareri super partes, ricorda l’esperta, si può sempre ricorrere al supporto di un terapeuta.
Ed eccoci, ora, alla questione più attesa: voler vedere E. mentre ha dichiarato che vorrebbe spazio è inopportuno? Provare a mandargli un messaggio per chiedergli di bersi una birra potrebbe risultare “tossico”? La psicoterapeuta spiega, visto che un po’ ultimamente abusiamo del termine, che “la tossicità è manipolazione, e quindi si manifesta solo nel momento in cui manipoliamo gli altri. Se noi ascoltiamo e ci interessa davvero sapere cosa desidera l’altra persona, questo non avviene.”
È un diritto di ambo le parti, aggiunge, “provare a definire o ribadire ulteriori confini”: ‘Non mi va più al momento di condividere con te alcune delicate questioni familiari che prima ti raccontavo.’ ‘Preferirei ridurre i contatti fisici tra noi,’ ‘Per il momento non riuscirei a sopportare se mi raccontassi dei nuovi flirt.’
“Ma se vediamo l’altra persona titubante, che non riesce a prendere posizione, dobbiamo dichiarare che qualunque cosa sceglierà noi potremo supportarla e sopportarla,” continua l’esperta.
Per cui se E., dopo alcuni strascichi o chiarimenti possibili, ha “affermato con fermezza di non voler avere per il momento comunicazioni, va rispettata questa scelta, lasciando un po’ di spazio di manovra. Magari provando a sentire tra un po’ di mesi come sta, perché credo R. che a te interessi sinceramente.”
Nel complesso, per la psicoterapeuta, i tempi tecnici devono essere anteposti alla paura di perdere l’altro: “Se da un lato per lasciare qualcuno con cui si sta da tanto tempo ci vogliono mesi di riflessioni, dall’altro per molte persone è difficile essere subito amici della persona con cui hanno condiviso tutto.”
Nel frattempo, l’importante è non addossarsi colpe, pensare che tutto sia dipeso o dipenderà solo da noi. “Non si ha nessuna colpa se si è deciso di interrompere una relazione: anche se per noi o per l’altro può sembrare difficile realizzarlo coscientemente, col passare degli anni diventiamo persone diverse, con esigenze diverse, e questo probabilmente è proprio quello che ti è accaduto.”
Oltretutto quando una relazione finisce, esclusi i casi limite, è bene ricordarsi che in una certa misura “le responsabilità sono sempre di entrambe le parti” e che, conclude la psicoterapeuta, “da adesso inizia un nuovo capitolo, pur non dimenticando i precedenti”.