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Ci sono più di 100 locali plastic-free a Roma, ma nessuno ne parla

locali plastic free roma

“Le confezioni d’asporto sono ancora per la stragrande maggioranza in plastica monouso e per chi pratica la consegna a domicilio o l’asporto il cambio di passo è assolutamente necessario”

Il tema dell’utilizzo della plastica ha meritato uno spazio molto ampio nel dibattito ambientale, soprattutto perché rappresenta un elemento inquinante altamente visibile, vicino, tangibile. Non per questo però è più invasivo o più inquinante di altre attività antropiche, solo che in quel caso è più difficile misurarne “ad occhio nudo” gli effetti disastrosi.

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La diffusione della plastica nel mondo dela ristorazione è profonda. Questo materiale così pratico viene utilizzato spesso per confezioni d’asporto, cannucce, bottiglie per bevande, più raramente posate e bicchieri.

Per dirla in parole semplici: è più facile veder galleggiare bottiglie di plastica in mare che misurare la CO2 emessa da un aereo in volo. Dimenticando anche uno degli elementi imprescindibili della questione: il Green New Deal prevede l’utilizzo di fonti energetiche 100% rinnovabili, che vadano a sostituirsi a petrolio e metano. E indovinate un po’ quale materiale si ottiene proprio dal petrolio? Esatto, proprio quello.

E la ristorazione? La diffusione della plastica nel mondo del cibo è profonda. Questo materiale così pratico viene utilizzato spesso per confezioni d’asporto, cannucce, bottiglie per bevande, più raramente posate e bicchieri. Più il consumo è fast e street, più la plastica si moltiplica, perché il cibo si porta via, si mangia camminando, oppure in contesti entro i quali, per motivi di licenze e somministrazione, la plastica è ammessa, ma il vetro no.

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Foto di Andrea Di Lorenzo

Negli ultimi anni alcune città italiane hanno dato prova di un impegno costante nella riduzione di questo materiale, in attesa che il decreto dell’Unione Europea entri in vigore nel 2021 mettendo al bando la plastica monouso (con l’assurda eccezione dei bicchieri).

A vedere Roma soffocata dai rifiuti, si fa presto a pensare che l’ambiente sia una questione che qui non interessa a nessuno. Ma non è così che stanno le cose.

Milano ha lanciato l’iniziativa Milano Plastic Free che, con l’ausilio di Legambiente, ha segnalato raccogliendole in una mappa, più di 100 attività Plastic Free tra bar, ristoranti e negozi. A Torino invece è stata istituita la “Plastic Free Movida che permette ai locali di somministrare ai propri clienti una cauzione per i bicchieri, in modo da evitare gli sprechi e l’accumulo di rifiuti. E poi c’è Roma.

Ad una prima analisi – durata 4 mesi circa – condotta su un campione parziale, di circa 400 attività interpellate, oltre 100 risultano libere dalla plastica.

Nella capitale non c’è stata nessuna iniziativa unitaria. Apparentemente manca una comunità che abbia raccolto il testimone lanciato dal movimento ambientalista per ridurre il consumo di plastica. A vedere la città soffocata dai rifiuti, si fa presto a pensare che l’ambiente sia una questione che qui non interessa a nessuno. Ma è veramente così che stanno le cose? La risposta è semplice: No.

Ma partiamo dall’inizio: mi sveglio una mattina con l’idea di approfondire il tema plastica monouso nella ristorazione, proprio nella città in cui vivo. Il modo più semplice mi sembrava quello di chiedere proprio ai diretti interessati, chef e titolari, se utilizzino plastica monouso.

Nel frattempo, comincio a farci caso in prima persona, appuntando le mie esperienze in una lista di referenze interessanti. Come si diceva prima, la plastica è ben visibile, e tra un aperitivo e l’altro, una cena in trattoria e un ordine di cibo a casa, ecco spuntare una cannuccia di qua e una busta di plastica di là. Metodo empirico dunque, non infallibile, che si basa sulle dichiarazioni dei ristoratori e su sopralluoghi in loco. Talvolta, entrambe le opzioni.

Ad una prima analisi – durata 4 mesi circa – condotta su un campione parziale, di circa 400 attività interpellate, oltre 100 risultano libere dalla plastica. Altre 100 sono quelle che si stanno impegnando per la ricerca di materiali alternativi e per la dismissione dei materiali in plastica monouso. I livelli di Roma sono gli stessi di Milano quindi e sono destinati a crescere rapidamente.

Non è tanto quindi il ristorante ad essere Plastic Free, quanto l’esperienza del cliente al suo interno.

Il parametro seguito per la creazione del target è lo stesso consigliato da Greenpeace nella sua iniziativa #PlasticaZero. Possono rientrare tutti i locali che abbiano deciso di non utilizzare per il servizio al cliente plastica monouso. In poche parole locali che abbiano bandito oggetti in plastica come:

1) Bottiglie
2) Cannucce
3) Bicchieri e bicchierini
4) Piatti
5) Cucchiaini per il gelato
6) Palette per il caffè
7) Buste
8) Bacchette
9) Posate
10) Confezioni per l’asporto e per le monoporzioni

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Foto di Andrea Di Lorenzo. Per gentile concessione di Aquasanta

Evitando queste cose un locale può dichiararsi totalmente plastic free? Assolutamente no, perché basta entrare in una cucina per trovare sacchi e sacchetti per il sottovuoto, pellicole e altri materiali a consumo rapido in plastica. Molti di questi imballaggi sono ereditati direttamente dai fornitori, che avvolgono i loro prodotti in quintupli strati di materiali isolanti e polistirolo. Non è tanto quindi il ristorante ad essere Plastic Free, quanto l’esperienza del cliente al suo interno. Un’esperienza che per il gestore rappresenta un impegno prima di tutto economico, perché la plastica rimane ancora la scelta più economica in circolazione, poi anche ambientale.

Ricapitolando quindi, a Roma ci sono già oltre 100 locali senza plastica, tra pizzerie, bar, ristoranti e bistrot. E ne devo ancora interpellare moltissimi. Guidano la fila le tavole gourmet, che per vocazione fanno poco uso di plastica in sala per fattori estetici e di posizionamento. Ci sono poi gli hotel che ospitano attività di ristorazione a trainarne le scelte in termini di materiali.

Infine si arriva a una diffusione capillare, dalle trattorie di una volta, ai ristoranti di quartiere, le pizzerie, i cocktail bar. In questi locali la plastica viene sostituita con altri strumenti biodegradabili oppure a lunga durata. O semplicemente non c’è, perché non serve. Il tasto più dolente è il numero 10 della lista di sopra: le confezioni d’asporto sono ancora per la stragrande maggioranza in plastica monouso e per chi pratica il delivery o l’asporto il cambio di passo è assolutamente necessario.

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Foto di Andrea Di Lorenzo

Va comunque tenuto conto che la riduzione della plastica è solo uno degli elementi che compongono le best practices da seguire per un business sostenibile a 360°, probabilmente neppure il più importante. Il quadro si fa più complesso quando si parla di riduzione dei rifiuti e raccolta differenziata, sprechi alimentari e idrici, selezione delle materie prime e dei fornitori, utilizzo di fonti energetiche rinnovabili, pianificazione della logistica e degli spostamenti. Possiamo però considerarlo un primo passo verso una maggiore consapevolezza, verso la creazione di un tessuto sensibile, nonché un processo di educazione “informale” del cliente.

Ecco la lista dei 100 ristoranti “virtuosi”:

  1. A47 Circus Boutique Hotel
  2. 91 bis Pizzeria Romana
  3. Acciuga
  4. Acquacotta
  5. Acquaroof Terrazza Molinari
  6. Acquasanta
  7. Acquolina
  8. Alchemico
  9. Amare
  10. Antico Arco
  11. Aroma Osteria Flaminio
  12. Aromaticus (2)
  13. Banco Fast Food
  14. Barred
  15. Bistrot 64
  16. Blind Pig
  17. Bottega Portici (Terrazza Termini)
  18. Brado
  19. Brylla
  20. Bunker Kitchen Club
  21. Casa Coppelle
  22. Casalice
  23. C’esco
  24. Centorti
  25. Cucina Cielo Bar (Roccoforte Hotels)
  26. Club Derrière
  27. Co.So
  28. Coromandel
  29. Crudo cotto e mangiato
  30. Cus Cus
  31. Da Brando
  32. Divinity Terrace
  33. Drink Kong
  34. Écru
  35. Eggs
  36. Enigma Social Club
  37. Enoteca la torre a Villa Laetitia
  38. Epiro
  39. Giulia Restaurant
  40. Giulio Passami l’Olio
  41. Glass Hostaria
  42. Grezzo Raw Chocolate
  43. Idylio by Apreda
  44. Il Pagliaccio
  45. Il Sorì
  46. Jacopa (Ristorante)
  47. Julep Herbal & Vermouth Bar (Roccoforte Hotels)
  48. L’antagonista – spiriti & cicchetti
  49. La Bonora
  50. La Pergola
  51. La Santeria
  52. La Santeria di Mare
  53. La Terrazza (Hotel Eden)
  54. L’Arcangelo
  55. Latteria Garbatella
  56. Le Bistrot
  57. Lo’Steria
  58. Luciano Cucina Italiana
  59. Magick Bar
  60. Mammamia
  61. Mangiadischi – La Moderna Trattoria
  62. Marco Martini Restaurant
  63. Marigold
  64. Matermatuta
  65. Matière Bar-a-Vin
  66. Mostò
  67. Odoroki (2)
  68. Osteria Numerosette
  69. Osteria Nuvolari
  70. Osteria Palmira
  71. Osteria v8 a’tipika
  72. Per Me
  73. Pipero
  74. Pizzeria Frontoni dal 1940
  75. Pizzeria I Quintili
  76. Pizzeria Magnifica
  77. Quinzi & Gabrieli
  78. Re’Cioto al Pigneto
  79. Retrobottega
  80. Ristorante All’Oro
  81. Ristorante Aroma (Palazzo Manfredi)
  82. Ristorante Moi
  83. Ristorante Natalino & Maurizio
  84. Ristorante Orlando
  85. Ristorante Sette (The Radisson Blu Hotel a Roma)
  86. Romeow
  87. Roots Ristorante
  88. Rosso Eat Drink Stay
  89. Rude Centocelle
  90. Santo Palato
  91. Santo Trastevere
  92. Sapori dal Mondo (A.Roma Lifestyle)
  93. Sbanco
  94. Seu Pizza Illuminati
  95. Sky Stars Bar (A.Roma Lifestyle)
  96. So What?
  97. Spiazzo
  98. Tè e Teiere
  99. The Corner (Marco Martini Cocktail Bar)
  100. The Court (Palazzo Manfredi)
  101. The Gin Corner
  102. The Jerry Thomas
  103. Tiki Tiki Roof (Hotel La Griffe)
  104. Tordomatto
  105. Tramonti e Muffati
  106. Trattoria Bisteccheria Bufalotto
  107. Trattoria Da Danilo
  108. Trattoria l’avvolgibile
  109. Trattoria Pennestri
  110. Trattoria Priscilla
  111. Umami
  112. Verve Restaurant
  113. Yogayaur
  114. Zia Restaurant

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