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Musica

#C2CPremieres: Chi è Jlin e perché devi andarla a sentire

Club To Club porta a Milano la responsabile di quello che per molti è stato il "Best Album of the Year" dell'anno scorso. E noi vi regaliamo l'ingresso.

#C2CPREMIERES è una serie di eventi in cui Club To Club presenta, presso Santeria Social Club, artisti al debutto nazionale accompagnati da altri act degni di nota. Si inizia venerdì 5 gennaio con Jlin + Shapednoise. Se stavate su Internet intorno alla fine dell'anno scorso, avrete notato che i siti musicali, come sempre, si sono prodigati a stilare classifiche su classifiche dei migliori album dell'anno. Molte di queste al primo posto, o quantomeno in prossimità del podio, mettevano Dark Energy, piccolo capolavoro post-footwork di Jlin, uscito lo scorso marzo per Planet Mu.
Ma chi è Jlin? Da dove viene? Perché ha sollevato tutto quest'hype attorno a sé? Andiamo con ordine.

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Tutto inizia a Gary, Indiana, cittadina nota ai più per aver dato i natali a Michael e al resto della stirpe Jackson. Gary è una città industriale sulle sponde del lago Michigan, e dista pochi kilometri da Chicago. La sua vicinanza ad uno degli epicentri culturali statunitensi più ricchi, così come la sua lontananza, reale e metaforica, è qualcosa da tenere a mente quando si vuole delineare la storia di Jerilynn Patton, in arte Jlin.

Dark Energy è il primo album di Jerilynn a uscire per la label inglese Planet Mu, una delle prime etichette europee ad avvicinarsi alla cultura juke e footwork. Le leggendarie compilation Bangs and Works avevano fatto conoscere al mondo intero producer come DJ Rashad, DJ Spinn, Traxman e RP Boo. E il lavoro di Patton si inserisce in questa tradizione: è un disco sporco, spezzato, lampeggiante, un simbolo perfetto dell'entusiasmo innato del footwork.

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Il footwork, con tutti i suoi segni distintivi—le ritmiche frenetiche, i sample vocali pitchati, tagliuzzati e sparpagliati, la propulsione incalzante che fa sembrare ogni singola traccia una parentesi inserita nel contesto di una marcia senza sosta—è nato e cresciuto a Chicago. Da lì, come succede alle cose belle, si è espanso in tutto il mondo, è stato preso, decontestualizzato, ricostruito in forme nuove e rinato in altre dimensioni, passando per nuove mani e orecchie. È il caso del lavoro di Patton, che qualche tempo fa ci aveva raccontato che la sua personale interpretazione del footwork va molto oltre i limiti fisici e metaforici della città di Chicago.

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"Per me il footwork è uno stile moderno di dance music con le radici ben piantate in Africa, ma che si adatta alla perfezione a questo momento storico. Ognuno poi la vede in modo diverso, e non c'è maniera giusta o sbagliata di concepirlo: alla fine il footwork non è altro che una forma d'espressione che dipende da cosa abbiamo dentro di noi. È un ballo che si modella e acquista un senso in relazione con il proprio padrone. E soprattutto, il suo scopo primario è portare buone vibrazioni al mondo, sottoforma di ballo."

Ah, ecco. Vi avevamo parlato di come tutta l'estetica footwork ruoti attorno all'elemento fisico della danza. E, se vogliamo capire questo genere non possiamo staccare gli occhi dalla natura corporea della sua genesi. Il nome deriva dal modo spasmodico e ipnotico di muovere piedi e caviglie in un ballo frenetico che non solo accompagna la musica a cui dà nome, ma da questo ballo dipende la musica stessa, tanto che per alcuni ha poco senso separare le due cose. Patton non è mai stata una ballerina e non ha mai esplorato a fondo la vita notturna di Chicago, i club in cui ballare secondo quelle mosse era d'obbligo. La distanza dalla grande città, come dicevamo, l'ha trasformata in una specie di autodidatta del genere. YouTube è stato il suo insegnante. "Nel 2008 ho iniziato a guardare un sacco di video di footwork. Osservavo con cura ogni ballerino. La mia preferita era Queen Crystal James." Il prossimo passo era avvicinarsi ai producer di riferimento per quei balli scapicollati, ossia DJ Roc, DJ Diamond, RP, Traxman, Bobby Skillz, Spinn, Rashad e C-Bit.

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Poco dopo Patton decise di adottare il moniker Jlin e iniziare a produrre le sue tracce, il suo modo di vedere il footwork. "Non riuscivo a stare all'interno di uno schema. Cioè, volevo farlo, ma non ce la facevo. Non avevo ancora capito bene come fare, tecnicamente". Il footwork non è semplicemente un calderone di sample lavorati e rielaborati in maniera maniacale. Le tracce di Jlin, come ad esempio "Mansa Musa" contenuta in Dark Energy, o la gassosa "Abnormal Restriction" fendono l'aria con la loro energia esplosiva. E quest'energia deriva principalmente dalla sua identità sonora, cercata e indagata con una profondità fuori dal comune. Pare che Jerilynn abbia deciso di intraprendere una strada totalmente autonoma e di non dipendere dai canoni stretti del footwork di origine grazie alla madre: "Mia madre un giorno mi ha aperto un mondo chiedendomi 'Qual è il tuo suono?' Ecco, da quella domanda ho iniziato a chiedermi come potevo diventare davvero autentica."

E poi è arrivato Dark Energy, l'album responsabile di aver portato Jlin ai vertici delle classifiche dei critici di settore, oltre che di averle fatto girare il mondo fino ad arrivare qui da noi. "Mike [Paradinas, la mente dietro a Planet Mu] mi ha chiesto di mettere insieme un po' di cose, e il resto mi è venuto spontaneo. Ho sempre detto a Mike che ci tenevo che il mio album fosse intenso, che non lasciasse mai andare la tensione, il che voleva dire che dovevo fare in modo che crescesse ad ogni traccia. Molti album hanno alcuni pezzi fighissimi, ma molti alti e bassi. Non volevo che il mio fosse uno di questi." Dark Energy è un titolo che rispecchia alla perfezione l'estetica e l'intensità musicale di Jlin. Un colpo tonante e fondo tirato da lontano, da chi sta un po' fuori dal centro della scena e solo così è in grado di interpretarla e portarla altrove. Ed era esattamente ciò di cui il footwork aveva bisogno.

Ad accompagnare Jlin all'interno della #C2CPREMIERE di venerdì 5 febbraio, che si terrà al Santeria Social Club di Milano, ci sarà Shapednoise, di cui chi segue queste pagine probabilmente avrà già sentito parlare.

Per vincere un ingresso e insieme ad esso un kit comprensivo di maglia e borsa a tema "Saluti da Club To Club", scrivete ENTRO LE ORE 12 DI VENERDì 5 FEBBRAIO alla mail festa@vice.com