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Musica

Trash-Dance presenta: Daniel Haaksman

Tra i cappelli di Pharell e la techno che non lascia spazio a Berlino, abbiamo fatto un paio di domande a Daniel Haaksman, che sabato 20 suonerà a Treviso per Trash-Dance.

Daniel Haaksman vive Berlino, ed è il produttore/DJ fondatore dela casa discografica Man Recordings, che, come sapete è una delle più grosse d’Europa per la Global Bass. Ogni tanto scrive per riviste e giornali di musica tedeschi—Frankfurter Allgemeine Zeitung, Tagesspiegel, ZEIT Magazin—quindi a suo modo, ci è vicino. In questi ultimi anni il suo contributo alla scena bass è stato consistente, e non solo, è pure riuscito a dare visibilità ad artisti come Schlachthofbronx, Bondo De Role, So Shifty, Joao Brasil, Milangeles e tanti altri.

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Lo stiamo tirando in ballo perché sabato 20 sarà ospite di Trash-Dance, clubnight di cui vi abbiamo già parlato un mesetto fa, al New Age di Treviso, in via Tintoretto 14. Assieme a lui Populous, ovvero Andrea Mangia, che conosciamo fin troppo bene per riparlarvene in questa sede (per chi si fosse dimenticato qui c’è la sua vecchia intervista.)

Dato che non ci pareva giusto aver intervistato solo Andrea, abbiamo fatto qualche domanda pure a Daniel. Potete leggervela qua sotto mentre ascoltate la playlist che ci ha preparato apposta, che bravone.

Noisey: Ciao Daniel, ci racconti come sia nato tutto? Facevi il dj all’inizio? o facevi il giornalista? oppure organizzavi feste? Ci sentiamo un po’ come quando ci si domanda se sia nato prima l’uovo o poi la gallina.
Daniel: Ciao. Ho iniziato a fare il DJ alle feste al liceo finchè non mi sono diplomato e ho iniziato l’università e facevo il DJ nei club per pagarmi gli studi. Parallelamente ho sempre amato scrivere e lavoravo per riviste e radio, quindi in realtà essere DJ e giornalista sono sempre stati naturalmente intrinsechi.

Tutti collegano Man Recordings direttamente alla scena Tropical Bass. Quanto più largo è secondo te il panorama dietro all’etichetta? Abbiamo notato in realtà che il focus sui suoni via via si sposti a livello geografico: pensi che si possano collegare diversi periodi dell’etichetta a diverse aree dell’emisfero sud? Quale area pensi che possa rappresentare il futuro per nuove sperimentazioni di questo tipo di suono?
In origine Man Recordings era una piattaforma pensata per diffondere all’estero il baile funk brasiliano. Quando ho pubblicato le mie due prime raccolte "Rio Baile Funk Favela Booty Beats", mi sono subito accorto che dagli Stati Uniti e dall’Europa c’era una richiesta per questo genere, a cui però non si poteva ancora accedere. Diciamo che i primi 30 release erano concentrati su beat brasiliani sotto interpretazione di artisti europei. L’etichetta era una più che altro un modo per me per raggiungere un pubblico più ampio con quei suoni geograficamente molto di nicchia. Tutto questo è stato raggiunto più che altro grazie alla collaborazione tra MC di Rio e produttori del “Nord” per la serie Funk Mundial, che consisteva in un tipo di Baile Funk con componenti electro e funk.

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Dopo l’uscita numero trenta, ho iniziato a pubblicare delle mie produzioni proprie insieme ad altra roba quando il baile funk era diventato un po’ più conosciuto e i suoi adattamenti europei iniziavano ad essere molto interessanti: così ho pubblicato artisti come Schlachthofbronx, Bert On Beats or Ku Bo (il pseudonimo di Stereotyp), con sempre ancora uscite come quelle di João Brasil o Edu K. Il futuro della Tropical Bass in realtà risiede in un scambio costante di stili e idee tra Europa e Sud America, i Caraibi e l’Africa, e grazie a internet è molto facile ora farlo, dato che chiunque abbia la possibilità di essere online e abbia un account Soundcloud, il che nel 2005, quando ho aperto l’etichetta, era impensabile.

Alla fine però hai scelto Berlino. Com’è possibile che tu abbia scelto l’unica città in cui è molto difficile trovare i suoni che ami? Hai mai fatto feste con la tua etichetta? Pensi che qualcosa stia cambiando nei gusti musicai della città? Dicci un almeno un paio di club in cui propongono Baile Funk.
Mi sono trasferito a Berlino nel 1997, quando mi sono innamorato di una ragazza che era di qui. Non è mai stata una città molto internazionale in realtà, ci sono sì immigranti e altre nazionalità, ma sicuramente non è una città globale come Parigi o Londra. Soltanto di recente c’è stata una crescita nel settore del turismo, e molti artisti e lavoratori si sono spostati in città, trovando prezzi molto bassi e spazi in cui intraprendere i loro progetti.
In realtà Berlino è sempre rimasta una città molto povera: questo probabilmente ha avuto delle conseguenze sui suoni della città. Negli anni Ottanta Berlino era punk, new wave e noise, nei Novanta era techno e poi con varianti elettroniche, ma la techno è tutt’ora dominante in città e questo è il motivo per cui i clubber di tutto il mondo vengono a Berlino ogni weekend. La Techno è diventata il simbolo di Berlino nel mondo e ogni suono o etichetta o artista che non sia correlato a questa scena ha parecchie difficoltà a uscire fuori. Abbiamo fatto alcune feste con Man Rec chiamate "HEAT", a cui invitavamo artisti dei nostri giri, ma purtroppo non ci abbiamo mai guadagnato granché, né attratto un quantitativo soddisfacente di audience, e dunque abbiamo deciso di fermarci. Ci sono svariate scene di nicchia a Berlino, una di supporto UK bass, una scena disco, house, pure una reggae relativamente estesa, ma sono tutte molto separate le une dalle altre. Non ci sono club in cui si faccia regolarmente Tropical Bass.

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Abbiamo sentito molto materiale sul tuo programma su Luso FM, Funkhaus Europa. Sei ora al suo novantesimo episodio. Come pensi che questo progetto sia evoluto e quali pensi siano gli obiettivi? Pensi che sia un buon mezzo di diffusione del punto di vista sulla musica da parte dei paesi che parlano in Portoghese? Pensi che ora ci sia una sorta di “globalizzazione” dei suoni e che ci sia attività culturale molto intensa su questo proposito?
Il direttore della radio pubblica tedesca Funkhaus Europa, Francis Gay, mi ha chiesto di tenere questo programma quando lavoravo nel campo della musica lusofonica (che significa appunto in lingua portoghese) e avevo una selezione molto ampia di musicisti e una rete di contatti molto fitta.
Sicuramente la prospettiva è un po’ costruita: non troveresti un programma radio come questo in nessuna nazione che parla in Portoghese come Angola, Mozambico, Capo Verde o Brasile.
Ma siccome sto in Germania, in ogni caso avrei una posizione neutrale da cui osservare cosa succede e dai cui posso presentarvi la mia visione su come queste nazioni siano connesse le une alle altre attraverso la musica e la cultura popolare.

Cosa ricerchi quando decidi di far uscire qualcosa sull’etichetta? Secondo te i tuoi artisti hanno qualcosa che li accomuni? Ci siamo chiesti come sia stato il tuo ultimo scambio con Mixpak: che tipo di contaminazioni sonore avete avuto o avete dato alla label di NYC? Qual è secondo te il futuro della tua etichetta?
Sicuramente, quando scelgo un artista, la musica deve essere veramente di buona qualità, originale, ben prodotta, deve suonare bene e devi come sentire che l’artista ha come una visione musicale. Non mi interessa far uscire gente che magari ha una visione Tropical Bass ora e domani farà deep house o chissà quale sarà la prossima moda nei club.
La collaborazione “Pak Man” è stata fondata dal momento in cui siamo due etichette con una prospettiva molto distinta, i nostri artisti sono di varie città e non ci interessa granché dei trend modaioli dell’industria musicale. Così come Man Recordings, anche Mixpak non ha fatto il tuffo nell’EDM o si sia interessata dei club di ampia portata.
Il Futuro di Man Rec: continuare a rilasciare musica di qualità e continuare il dialogo con la musica locale proveniente da tutto il mondo.

Abbiamo visto i tuoi lavori più recenti, uno con Gotan Project, e l’altro per Malcolm Mc Laren. Qual è il tuo messaggio con questi due progetti molto diversi l’uno dall’altro? Ce ne sono altri di cui vuoi parlare?
Ho lavorato con Gotan per molto tempo e i remix che abbiamo appena rilasciato il realtà sono di vecchia data. Gotan ha operato in modo molto simile a ciò che ho fatto io con Man Rec: adattare e reinterpretare suoni dell’America latina e presentarli ad un audience più globale ed estesa.
Nel loro caso si trattava di tango, nel mio, Baile Funk.
Invece il mixtape che ho fatto per “Duck Rock" era un riassunto del messaggio contenuto nell’album: proporre generi locali da tutto il mondo in un mixtape accattivante. Quando l’album fu pubblicato nel 1993 mi aprì veramente verso le radici della musica e mi introdusse alla cultura hip hop (che era ancora un fenomeno locale di New York, del tutto sconosciuto in Europa. Con tutto il materiale d’archivio che è ritornato su internet, grazie all’album di Pharell che indossa il cappello di Vivienne Westwood, disegnato da lei nel 1983 per l’uscita di "Duck Rock", ho pensato che fosse un buon momento per il mixtape, come un tributo personale, ma anche un messaggio per dimostrare che l’idea originale di Malcolm McLaren nel 1983 per l’album sia ancora valida per me, probabilmente ora più che mai. Nell’introduzione ho riportato ciò che disse McLaren: “From Lima, to East Tennesse, to the South Bronx or London, (this album is) rising up against the bland, boring and redundant sounds of the modern world".

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