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Musica

I DJ sono esperti di marketing e design ma non sanno fare musica

Se solo le nuove generazioni di DJ passassero tanto tempo su Logic o Traktor quanto ne passano su Photoshop e Facebook...

Qualche giorno fa, 7UP ha lanciato la sua campagna ufficiale in collaborazione con Tiësto chiamata, "Your Shot." Il premio: suonare sui più grossi palchi dei più grossi festival EDM del mondo. Nient'altro che un semplice esempio di come la ricerca del talento, oggi, sia più importante che mai. Tutti vogliono eccellere, a qualsiasi costo. Il sogno di ogni DJ da cameretta, non appena compra il suo primo kit da DJ e lo collega al computer, è racchiuso nell'immagine di migliaia di persone lì davanti, che alzano le mani al cielo e ballano sfrenatamente. È così vero? Quando però apri gli occhi ti accorgi che davanti hai solo un poster di Kurt Cobain, e attorno a te non c'è nessuno se non la tua stanza incasinata. Allora cosa fai per realizzare il tuo sogno? Molti decidono di seguire questi semplici passi, che di primo impatto potrebbero sembrare la via verso il successo, ma in realtà è tutto il contrario, se non peggio.

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Fase 1: Datti un nome fico e diventa un modello

La creatività di molti nuovi DJ mi sembra sempre più incredibile vista la loro eccellenza nel design. Metti che decidi di chiamarti "A5tro," farai di tutto per riuscire a trasmettere l'idea che non si tratta solo del tuo alias, ma anche del tuo brand. Molti giovanissimi imparano a fare tutte le grafiche, i loghi, i banner e i visual necessari a dare loro l'impressione di un'audience maggiore, chissenefrega se solo in apparenza (Non so neanche come facciano, perché a quell'età non sapevo mica usare Photoshop in quel modo.) Convincono i loro genitori a pagare gli shooting fotografici e a brandizzare tutti i social con la loro lucente immagine photosoppata.

Nota: non è A5tro.

Fase 2: Diventa un esperto di social media

I nuovi DJ hanno profili su Facebook, Twitter, SoundCloud, YouTube, Instagram, Snapchat, Tinder, Vine e chissà cos'altro. Ci sono un sacco di DJ che al momento stanno pagando le campagne pubblicitarie di Facebook per rendere la loro pagina visibile a milioni di persone, anche se nella loro vita hanno suonato massimo di fronte a dieci. Tutti noi saremmo capaci di pagare Facebook per promuovere i nostri post e mostrarli a parti del mondo remote, ma i veri capi qui sono i DJ che nessuno conosce e si ritrovano con sessantamila like, non possiamo farci niente. Quando qualcuno che lavora nel settore scopre un fenomeno del genere, non può che chiedersi: "Cosa mi sono perso? Perché non li conosco?"

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Fase 3: Diventa qualsiasi cosa non riveli le tue origini

Uno dei punti più deboli nel mercato dei DJ, su scala globale, è che molti aspiranti vogliono diventare qualcosa che non sono. Riprendiamo il caso del nostro vecchio amico "A5tro." Se è italiano dovrà dirlo prima o poi, di provenire dall'Italia. Di fronte alla moltitudine di DJ grossi provenienti da paesi come Olanda, Svezia, Stati Uniti, Inghilterra, quelli che poveracci, vengono da altri posti più sfigati, pensano che tacere sulle loro terre natie sia un bene. Perché?

A5tro, per esempio, comincerà a postare valanghe di tweet e status in inglese. Forse avere due versioni degli scritti che ti riguardano—biografia Facebook/Twitter/Soundcloud in primis—è una buona idea. Ma quando il tuo feed di notizie è completamente in un inglese che neanche sai bene, è un peccato.

Come giornalista, credo che sia essenziale mostrare a chi mi circonda il mio mondo. Se scrivo in una lingua che molti miei compaesani non capiscono, cosa sto supportando? Ci sforziamo un sacco per capire cosa fanno i DJ stranieri, perché la loro musica ci sembra incredibile, ma allo stesso tempo, spesso capita che loro siano più interessati a quello che succede da noi—o da qualsiasi altra parte—che a casa loro. Ovviamente Tiësto non si metterà a imparare l'italiano per comprendere meglio la sua audience qui, ma magari si accorgerà più di chi è amato e capito dalla propria gente, che di chi si sforza a tutti i costi di essere olandese.

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C'erano solo 70 persone.

Fase 4: Non curarti della produzione musicale

Molti DJ sognano di suonare ai grandi festival e club del mondo, perciò quando la prospettiva diventa tangibile, sentono il bisogno di menarsela. Foto di prime classi di aerei con la didascalia, "Prossima tappa: Miami!" ne sono un esempio. Ovviamente molti di questi non saranno MAI tra gli headliner di un festival grosso, ma al limite in uno slot d'apertura durante il quale il novantanove percento dei presenti non sarà interessato alla loro musica, sempre che ne abbiano una.

A gran parte dei DJ wannabe pesa troppo il culo sedersi in uno studio e impiegare ore della loro vita a fare musica.

Magari hanno voglia di postare qualche foto negli studi di amici con la scritta "In arrivo bombe!", anche se le bombe non arriveranno mai. È un trend che sta consumando un po' tutti i fanciulli figli dell'hardcore. La sete di viaggiare nelle più grandi città del mondo, bere alcohol/drogarsi con i vip e caricare su Instagram quanti più selfie possibile assieme ad essi è evidentemente più importante che esprimere emozioni attraverso la produzione musicale.

Ecco la cattiva notizia: fama e gloria non arriveranno mai senza musica.

Qualsiasi label o promoter decente sarà sempre alla ricerca di gente con cui interfacciarsi, artisti in grado di trasmettere al pubblico la forza della loro musica, qualsiasi essa sia, house, techno, jungle, ambient, dub. Se un artista non ha output creativi, rimarrà in eterno il DJ che apre il set a un altro DJ, suonando musica di altre persone.

Ribatterete, "Ehi, ma anche i DJ del Bloc suonano musica di altri". È verissimo; tutti amano la musica degli altri, ma arriva sempre il momento in cui i DJ presentano le loro personali interpretazioni di queste ultime, sottoforma di remix. David Guetta farà anche cacare, ma è capace di tenere migliaia di persone a cantare e ballare le sue canzoni per ore intere. Oppure, chi non assisterebbe a un intero set di Regis, nonostante suoni canzoni non sue? A nessuno nella folla importerebbe del feed di Instagram in quel momento, basterebbe l'immenso impegno per la ricerca sperimentale che l'artista trasmette.

Gli aspiranti DJ devono smetterla di essere guidati e indottrinati dal marketing. Ricordate che quel cliché del cazzo per cui "qualità, più che quantità" è perfetto anche in questo caso. Non siate alla ricerca sempre e solo di fanbase. Se il tuo vicino ha centomila like, ma lo vedi a casa dal lunedì alla domenica e ogni tanto suona alle feste di compleanno dei suoi amici, non ti devi sforzare troppo per capire quanti veri fan ha.

Dico sempre che se spendessero tanto tempo su Logic, FL Studio o Traktor quanto ne spende su Photoshop, Twitter, o Facebook, molti DJ farebbero strada ben oltre le mura della loro cameretta. Vuoi che emerga la tua dote da DJ, non quella da esperto di marketing e grafica, no? Ci sono i professionisti per quello, ora è tempo di pensare alla musica.