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Musica

London Shuffling

Il suono deep tech di Londra e l'esercito di shuffler modaioli che la balla.

C'è stato un periodo nel panorama della musica dance britannica in cui lo stile più in voga nei night club era il “denim su denim” e una mascherina antipolvere. È proprio a partire da questi ultimi anni '80, gli anni dei primi veri rave, che la moda si è intrecciata sempre di più con la musica elettronica, dando vita a stili e trend esagerati e scioccanti. Nononostante questo il denominatore comune di questi strani ultimi 20 anni è stato l' affermarsi dell'inconfondibile stile di un paio di Air Max appena comprate. Il 26 Marzo il mondo festeggerà l' Air Max day, ovvero I 28 anni dal primo lancio sul mercato delle Air Max 1 e per celebrare questa data andiamo ora a scoprire alcune dei sottogeneri di danza e musica che hanno visto come protagonista questo marchio di scarpe.

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Londra è stata da sempre la culla madre della musica elettronica. In una città dove realtà e fantasia fanno a spintoni l'una contro continuamente, il bisogno di evadere diventa un pensiero ricorrente. In che modo però riusciamo ad evadere? Leggendo, scrivendo, mangiando, bevendo, ballando. Nonostante questi siano tutti svaghi validissimi, in questo caso concentriamoci sulla danza. Parliamo del sound tipico di ogni club che viaggia da Chelsea a Canning Town, pensiamo allo stile che domina le discoteche da Feltham a Forest Hill. Sto parlando del deep tech e della sua armata di modaioli shufflers.

Classificandosi tra il sordo rimbombare della house, il rumore metallico della techno e lo UK garage quasi seduttivo, il deep tech fa esattamente ciò che la musica dei locali londinesi ha sempre fatto: riflettere il presente della city con la piena consapevolezza del passato. È una musica che ha allo stesso tempo qualcosa di pesante – quelle brusche, roboanti linee di basso che sembrano esistere in uno spazio fisico, infestando la stanza – e allo stesso tempo sembra assolutamente leggera. E tutto ciò ha creato una danza che può definirsi unicamente britannica: lo shuffle.

Come suggerisce il nome, gli agili movimenti delle schiere di ballerini che indossano le Nike Air Max sia a Londra che altrove, rappresentano in modo poco sottile uno passaggio verso la manipolazione del proprio corpo. I migliori shuffler fanno sembrare questa danza assolutamente casuale, come se davvero si stessero solo “scuotendo”. Quell'apparenza di pura casualità sulla pista si rispecchia anche nel il modo di vestire. I protagonisti dello shuffle, come quelli di tutti i migliori sottogeneri – pensate al rock che nasceva quando predominava ancora il Jazz e più avanti i primi skinheads, acid, e drum'n'bass – venivano inizialmente guardati dall'alto in basso dai puristi fifoni per colpa del loro stile da outsider e probabilmente anche per la loro immagine tipica del ceto basso.

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Lo stile odierno degli shuffler ha però una non esattamente casuale inclinazione per lo stile fresco e innovativo, tipico dei brand appena scoperti che vanno d'accodo con l'attuale ossessione per i vestiti sportivi, i jeans col risvoltino e i pantaloni della tuta stretti. Le ragazze tendono a combinare minuscoli e esagerati shorts o leggings tecnici, crop top, giganteschi orecchini e trucco sempre perfetto. L' hip hop americano ha influenzato molto con i suoi cappellini all'indietro e le giacche Varsity, nonché quegli inguardabili occhiali a ghiera.

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Giusto per essere chiari, gli shuffler che indossano gli occhiali da sole al chiuso o di notte non fanno nulla di male. Solo gli invidiosi pensano che portare gli occhiali da sole nei locali non sia figo, chi è che non vuole sembrare un ballerino? Essere coperti dagli occhiali ha solo lati positivi mentre si balla su una pista piena di gente, impediscono il contatto visivo con tipi loschi o con chiunque noti il nostro sguardo cadere sul ragazzo o ragazza sbagliata. Dopotutto siamo nel 2015…

Ovviamente, considerata l' influenza chiave della musica techno, si può capire perché le Air max , con la loro peculiarità atletica, linee precise e origini americane, siano le prescelte dagli shuffler. Peri, una shuffler auto-confessa, è una delle centinaia di giovani che discende nei club di Londra tutti gli weekend. Quando le si chiede il suo abbigliamento tipico del sabato sera, sottolinea l' importanza dei vestiti sportivi. “Ho bisogno di scarpe con cui ballare tutta la notte”. Ciò che fanno i piedi degli shuffler detta legge in tutto il paese.

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Mark Radford, presentatore di Rinse FM, DJ e proprietario della label Audio Rehab, un nome che è tutto un programma, ricorda la prima volta che ha visto uno shuffler in carne ed ossa. “Stavo suonando in un piccolo locale a East di Londra, il Public Life di Commercial Road - un vecchio bagno pubblico convertito in un club- e alcuni ragazzi hanno iniziato a ballare in modo straordinariamente energetico”. Dopo quella volta hanno cominciato a seguirmi in ogni locale”. Radford, un pioniere della deep tech, si ricorda questi giovani ballerini trasformarsi in un ammasso di persone.

Considerato il troppo prendersi sul serio dei critici e giudici autoconsacrati della musica dance, non sorprende che questo movimento culturale, predicando il divertimento e la libertà, sia stato considerato frivolo, il rifugio di chi è troppo ingenuo e giovane per fare lo stoccafisso sulla pista mentre ascolta DJ anonimi che suonano musica anonima. Il movimento “Anti Foot Shuffling Campaign” (No agli Shuffler) ha avuto vita breve, contro tutti quei giovani che osavano divertirsi nei locali. Il movimento è rimasto in sordina perché la passione, come spesso accade nella vita, trionfa contro la mediocrità e le lamentele, così il deep tech e gli shuffler sono ancora meritatamente i piedi.

Radford, per ovvie ragioni, definisce il deep tech come il suono di Londra, la musica che rimpiangeremo con la stessa nostalgia che hanno i nostri genitori verso l'hardcore britannico. “È lo stile musicale più diffuso, senza alcun dubbio. Io ho iniziato a suonarlo agli eventi delle domeniche pomeriggio, con più o meno 10 persone sulla pista, ed è cresciuto giorno dopo giorno. Mentre suonavo gli altri DJ, solitamente esponenti del Funky, chiedevano - che roba stai suonando?- Li vedevo chiedermi che pezzo fosse quello e questo. Questa musica è cresciuta così, gradualmente. È riuscita a prendere il sopravvento in tutti i locali. Adesso è la protagonista delle serate al Ministry of Sound. Sono passato dal suonare la deep tech durante gli after party a persone della mia età che non se ne volevano andare a casa, all' essere in prima linea alla serata del Ministry davanti a schiere di giovani dai 18 a 25 anni.

Queste interazioni tra musica, stile e movimento non sono affatto nuove - “con la jungle c'era lo skanking, con il garage il 2-step, ogni genere musicale ha il suo stile di danza” dice Radford. Ma la prontezza della shuffle, la sua disinibita natura come forma di espressione di esuberanza, legata all'invasione dello stile sportivo nella moda di tutti i giorni, è qualcosa da ammirare in un' era in cui tutto diventa sempre più omogeneo e monocolore.
Come dice Radford, “Per tutta la vita ho sognato di essere un DJ e di potermi ritenere responsabile di un movimento culturale che riempe i locali. Come si può essere contrari alla voglia di ballare?”.