Nella testa del complottista italiano numero uno

Aggiornamento del 15 gennaio 2019: Nel novembre 2018 un tribunale ha condannato Marcianò a otto mesi di reclusione e al pagamento di 40mila euro per aver diffamato la ASL di Imperia. Dal 9 gennaio 2019, di Marcianò non ci sono più tracce sui social. Temendo il suo arresto, i sostenitori hanno così lanciato una raccolta fondi.

Nelle ultime settimane, complice probabilmente anche la grande attenzione che è venuta a crearsi intorno a questi temi dopo alcuni casi di cronaca, qualcosa sembra essersi mosso nei confronti di complottisti e disinformatori vari di internet. Secondo alcune testimonianze ci sarebbero state diverse perquisizioni, sequestri e denunce: i primi a farne le spese sarebbero stati il guru complottista Valdo Vaccaro—un 74enne impegnato da anni nel negare l’esistenza dell’HIV e nel diffondere strambe teorie sull’alimentazione—e soprattutto Rosario Marcianò

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Per chi non lo conoscesse, Marcianò è una delle figure più importanti del sottobosco del complottismo italiano. Con ogni probabilità si tratta del maggior “esperto” italiano (se non europeo) di scie chimiche: su Facebook è seguito da circa 12mila persone e i suoi post hanno sempre un buon numero di commenti e condivisioni. Su internet si trovano moltissime sue interviste e altrettanti articoli che smontano o deridono le sue teorie, nonché diverse pagine Facebook dedicate solo a smentirlo. E volente o nolente gli uni e le altre mi rimbalzano spesso in bacheca, perché Marcianò ha una persistenza che pochi guru complottisti possono vantare.

Stando alle informazioni che si trovano su internet, Marcianò sarebbe nato in provincia di Napoli nel 1961, risiederebbe a Sanremo e avrebbe studiato da geometra. Nella vita si è “dedicato all’aerografia nel campo pubblicitario,” più avanti si è “specializzato, attraverso un’autoformazione, nel campo della sistemistica Microsoft” e ha pubblicato alcuni “articoli di contenuto informatico” su diversi siti di settore. Dal maggio 2005, insieme al fratello Antonio, “coordina l’attività di ricerca e informazione in relazione alla questione scie chimiche.”

Quest’attività si sviluppa intorno al suo blog TankerEnemy.com, diventato negli anni la principale risorsa in italiano sull’argomento. “Credo che abbia un discreto seguito,” mi ha detto Neil Perri di Butac.it, uno dei principali siti di debunking in Italia. “Direi tra qualche centinaio e un migliaio di persone. È difficile capire, anche perché moltissimi dei commentatori sono account fake.”


Aperto nel 2006, da allora Tanker Enemy è diventato una specie di media company delle scie chimiche con tanto di canale video e app ufficiale, in grado di produrre diversi libri, documentari e DVD informativi. Negli anni, il suo gestore è stato intervistato dalla Zanzara ed è finito in una puntata di Mistero. Secondo uno dei gestori della pagina Facebook Task Force Butler, che da anni si occupa di smontare le teorie del complotto di Marcianò—sarebbe proprio la ricerca della visibilità ciò che lo spinge a continuare con assiduità.

“È evidente che fa tutto questo per avere visibilità,” mi ha detto. “Se ci creda davvero è difficile a dirsi, probabilmente non lo sapremo mai. Penso che in parte sia consapevole dei falsi che spaccia, ma che col tempo sia arrivato a credere a quello che racconta.”

“È difficile dire se riesca effettivamente a guadagnarci,” ha continuato. “Promuove diverse raccolte fondi per scopi disparati ma alcuni indizi fanno pensare che i soldi che raccoglie in questo modo non siano molti.”

Anche se Marcianò—che si definisce “documentarista e ricercatore indipendente”—sembra molto geloso del suo status e del ruolo di guru italiano delle scie chimiche, queste non sono il suo unico interesse né l’unico argomento di cui tratta nel suo blog e sui social. Nel corso degli anni, infatti, ha rilanciato praticamente tutte le teorie del complotto più famose e ha analizzato ogni fatto di attualità trovandoci sempre qualche lato oscuro che faceva pensare a un complotto.

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Un post dal blog di Marcianò dedicato alle teorie del complotto sulla morte dell’europarlamentare leghista Gianluca Buonanno. Grab via

In questo non c’è niente di strano. Come ha spiegato Rob Brotherton, esperto di teorie del complotto e autore di Suspicious Minds: Why We Believe Conspiracy Theories, “le persone non tendono a credere solo a una teoria del complotto. Piuttosto, chi crede che un evento sia un complotto tende a credere che anche altri eventi possano essere spiegati come complotti simili.” Le teorie del complotto, secondo Brotherton, formano una rete interconnessa di credenze che si supportano a vicenda. Se non fai il primo passo, ti sembrano tutte implausbili; quando credi alla prima finisci per credere anche a tutte le altre.

Così, secondo Marcianò, la strage di Nizza sarebbe un “false flag,” il disastro ferroviario di Adria non sarebbe stato causato dallo scontro tra due treni ma da un’esplosione, il terremoto di Amatrice sarebbe stato causato dall’uomo, l’europarlamentare leghista Gianluca Buonanno sarebbe stato assassinato. E questo è solo un elenco parziale fatto andando a ripescare i primi casi che mi vengono in mente; si potrebbe andare avanti molto a lungo.

Una delle teorie complottiste che ha sostenuto nell’ultimo periodo è quella secondo cui Valeria Solesin, la ragazza italiana uccisa durante la strage del Bataclan del 13 novembre 2015, non sarebbe mai esistita. “Il profilo universitario della presunta vittima italiana del Bataclan risulta realizzato il 2 luglio 2016. In pratica si è artificiosamente creato un passato ad un soggetto inesistente, ad una ‘vittima’ inesistente,” ha scritto Marcianò in un post su Facebook in cui esponeva questa teoria.

Sulla base di una ricerca su Google e di un pessimo uso dell’Internet Archive, concludeva che “non c’è alcun profilo [su Facebook], ma solo pagine ad hoc per commemorarla, ma la cosa curiosa è che questa Valeria Solesin proprio non esiste, sulla rete, prima di questo evento, per cui è facile pensare che sia un personaggio inventato.” Il post era accompagnato da questo video:

La teoria gli è costata una querela da parte della famiglia Solesin. La Procura di Venezia gli ha intimato di cancellare da Internet tutti i contenuti da lui pubblicati sull’argomento. Dopo il suo rifiuto, la sua pagina Facebook sarebbe stata disattivata per un po’. “Chiaro l’intento di insabbiare,” è stato il suo commento al riguardo. Lo scorso 18 settembre è tornato su Facebook e questo è stato il suo primo post dopo la “sospensione”.

Il fatto di cominciare a occuparsi di argomenti di attualità nel momento in cui più se ne parla gli ha fatto ottenere anche molto più seguito e visibilità. “Finché è rimasto nell’ambito delle scie chimiche era piuttosto sconosciuto,” mi ha confermato il gestore di Task Force Butler. “È stato quando ha cominciato a parlare di attentati, false flag e tutto il resto che ha avuto successo.”

Una delle caratteristiche che saltano più all’occhio di Marcianò è la serietà con cui si pone. Secondo il professore di psicologia e scienze sociali Jovan Byford si tratta di una caratteristica tipica dei complottisti, che hanno un rapporto di amore/odio con la scienza ufficiale. Se da una parte infatti sono scettici nei confronti dei metodi standard usati dalla scienza per arrivare alle sue verità, dall’altra vogliono essere giudicati secondo quegli stessi criteri.

Nella loro ricerca di credibilità, afferma Byford, arrivano persino a emulare e scimmiottare la scienza ufficiale: fanno sfoggio di titoli accademici—talvolta falsificandoli, come nel caso della finta laurea in architettura di Marcianò—e pubblicano studi e libri con titoli che ricalcano quelli degli studi e delle pubblicazioni di settore. Anche lo stile in cui si esprimono e i toni che usano tendono a ricalcare lo stile delle pubblicazioni accademiche, con tutto il loro apparato di note, citazioni e riferimenti incrociati.

Nel caso di Marcianò questo è particolarmente evidente: i suoi post sono molto lontani da quelli pieni di frasi in maiuscolo, errori ortografici e punti esclamativi del complottista tipo. Marcianò scrive sempre in tono posato e molto spesso i suoi discorsi sono logicamente coerenti—e proprio questo linguaggio è una delle ragioni del suo successo. Ma come sa qualsiasi studente di filosofia del primo anno, la validità logica non è garanzia di verità.

Sempre secondo Brotherton, “le teorie del complotto ci dicono molto di noi stessi. Confermano convinzioni che abbiamo già in testa, si aggrappano ai nostri desideri e alle nostre paure piu recondite. La nostra mente è per natura la mente di un complottista.”

La persistenza e la notorietà di Marcianò in certe parti dell’internet si spiegano solo in questo modo. Negli anni, infatti, Marcianò ha avuto spesso problemi legali per via delle sue teorie: già nel 2013 era finito due volte sotto processo per diffamazione e gli era stato sequestrato del materiale informatico; il 22 settembre andrà a processo a Imperia, ancora per diffamazione. Secondo Perri, “è pressoché l’unico [tra i complottisti italiani] che lamenta un complotto della magistratura contro di lui. Il modo col quale ha sempre preso in giro la magistratura è la dimostrazione di qualcuno che vive in un modo a parte.”

Solo che a quanto pare questo “mondo a parte” si sta avvicinando sempre di più a quello reale. Del resto Marcianò può contare sullo sdoganamento politico di un certo tipo di complottismo—un processo in atto da più tempo di quanto sembra: per fare un esempio, le prime interrogazioni parlamentari sulle scie chimiche risalgono al 1996 e solo nel decennio 2003-2013 ne sono state presentate una quindicina da esponenti di opposti schieramenti.

Per cui, anche se a prima vista può sembrare assurdo, il sottobosco complottista rappresentato da personaggi come Marcianò arriva sempre più spesso nel mainstream. E il fatto che tutti i tentativi di debunking, le denunce e le segnalazioni della sua pagina Facebook non sembrino servire dovrebbe farci capire che le sue teorie e le “versioni ufficiali” contro cui si batte sono ormai nei fatti sullo stesso piano.

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