La lamentela più comune dei leader di Lega e MoVimento 5 Stelle è quella di avere tutti contro: Poteri Forti, stampa, Unione Europea, Angela Merkel, imprecisate élite globali, il “pensiero unico,” e così via. Dopotutto, la lista di chi ostacolerebbe il “governo del cambiamento”—e quindi l’autentica espressione della volontà popolare—si arricchisce giorno dopo giorno.
Questa propaganda calata dall’alto si riverbera anche nelle discussioni sui social a cui partecipano i sostenitori dei due partiti, o comunque di coloro che si riconoscono in quella linea. E se avete fatto qualche commento critico, o semplicemente espresso qualche perplessità, vi sarete sicuramente imbattuti in una serie di frasi, aggettivi o espressioni volte a ridicolizzare, polemizzare e insultare in maniera più o meno velata.
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Alcune di queste hanno un significato abbastanza esplicito, altre hanno una lunga storia alle spalle, mentre altre ancora sono più recenti. Abbiamo dunque pensato di raccogliere le più ricorrenti in questa pratica lista.
BUONISTA
Partiamo da un grande classico. Secondo la Treccani, il “buonista” è colui che fa “ostentazione di buoni sentimenti, di tolleranza e benevolenza verso gli avversari.” Secondo il docente Federico Faloppa, invece, il termine sta ad indicare “idee e atteggiamenti (di sinistra) ritenuti (da destra) vaghi e ipocriti.” Col passare degli anni, però, il significato della parola si è talmente allargato fino a diventare un’autonoma categoria antropologica che ricomprende, be’, praticamente chiunque (anche Babbo Natale, giusto per fare un esempio, può essere un “buonista”).
FALSO BUONISTA
Pensate che le cose siano già abbastanza complicate con “buonista”? Bene: perché è nulla in confronto a “falso buonista.” Come sintetizza efficacemente questo post, “se il buonista è uno che finge di essere buono, il ‘falso buonista’ può essere uno che fa finta di essere cattivo oppure uno che finge di essere buonista, cioè fa finta di fingere di essere buono, e quindi è buono veramente.”
In altre parole: è un’accusa che non ha senso, ma che suona molto bene.
RADICAL CHIC
L’inventore di questa espressione è lo scrittore americano Tom Wolfe—uno dei massimi esponenti del New Journalism, da poco scomparso. Nel giugno del 1970 Wolfe pubblicò un lungo reportage sul New York Magazine intitolato “Radical Chic, That Party at Lenny’s,” dove descriveva un ricevimento che Felicia Bernstein, moglie del direttore d’orchestra Leonard, organizzò a casa sua per raccogliere fondi a sostegno delle Pantere Nere.
Importato in Italia da giornalisti come Indro Montanelli, dagli anni Settanta in poi quel termine non ha cessato di infestare il dibattito pubblico italiano, assumendo di volta in volta vari significati. Nell’accezione più comunque, comunque, “radical chic” indica “la presunta incoerenza di persone che si dicono politicamente di sinistra ma hanno redditi maggiori di quelli che un luogo comune anacronistico attribuirebbe ai militanti di sinistra.”
ROSICONI
Dal 4 marzo in poi, i “rosiconi” sarebbero coloro che non riescono a scendere a patti con il risultato elettorale—oppure chi, più semplicemente, ha assunto una posizione critica verso l’attuale esecutivo. È usato indistintamente da supporter grillini e leghisti.
MAALOX
Variante farmaceutica di “rosiconi,” invitare qualcuno a imbottirsi di Maalox (o di “MAAALOOOX!!!”) è diventato il nuovo, irresistibile passatempo dei fan del governo giallo-verde. Nonché di uno dei due vicepremier, che a Porta a Porta ha addirittura unito i due termini in una singola dichiarazione.
PORTATELI A CASA TUA!
È una specie di variazione italiana della Legge di Godwin: mano a mano che una discussione online sull’immigrazione si allunga, la probabilità che un utente utilizzi questa frase tende a 1.
Come ha scritto Luca Sofri, si tratta della “domanda retorica” per eccellenza che serve per “deviare da sé la consapevolezza di essere quelli che se ne fregano […],” per “darsi di gomito,” per “pensare di avere detto una cosa furbissima” e infine per “cambiare discorso quando qualcuno fa delle proposte o delle analisi sulla questione.”
IMMIGRAZIONISTA
Coniato dal politologo Pierre-André Taguieff in un articolo del 2007 che analizzava le storture del dibattito francese sull’immigrazione, “immigrazionista” ha seguito un po’ la parabola di “buonista” e “radical chic.”
In un pezzo di Massimo Introvigne (sociologo, saggista ed ex responsabile dell’associazione ultracattolica Alleanza Cattolica), l’“immigrazionismo” è descritto come “la convinzione che l’immigrazione—[ossia] l’afflusso di un numero d’immigrati extra-comunitari, in maggioranza musulmani, così alto da alterare in modo permanente la natura stessa della società europea—sia nel lungo periodo un fenomeno eticamente e culturalmente buono ed economicamente vantaggioso per l’Europa.”
In realtà, almeno sui social, l’epiteto “immigrazionista” designa chiunque non è disposto ad alzare muri, blindare le frontiere con il filo spinato o lasciare affogare in mare le persone.
SOROSIANO
Neologismo molto apprezzato dalla destra—ed estrema destra—italiana, “sorosiano” è declinato sia come sostantivo che come aggettivo. Può indicare, cioè, gli agenti occulti pagati da George Soros; oppure un set di idee progressiste (soprattutto su immigrazione e diritti civili), anch’esse automaticamente foraggiate dal finanziere ungherese. Naturalmente, si lega a varie teorie del complotto—su tutte quelle su George Soros appunto, sulla “sostituzione etnica” e sulla “grande invasione.”
SINISTRA FROU FROU
Per Beppe Grillo, che è uno dei più accaniti utilizzatori del termine, la “sinistra frou frou” sarebbe quella sinistra che si è “dimostrata tanto cinica da costruire il caos per poi criticare le mosse di chi cerca di disinnescarlo con ipocriti appelli alla parola solidarietà.” In un’intervista del 2017 ad Avvenire, però, il garante ne aveva decretato la morte per mano di Donald Trump, definito “l’espressione plastica della fine della ‘sinistra frou frou.”
EUROINOMANE
Questa è una delle parole preferite dal filosofo “marxiano” Diego Fusaro. Come ha spiegato lui stesso in un post sul Fatto Quotidiano, la definizione è stata inventata da un suo “amico vero, il coraggioso giornalista Alessandro Montanari [autore di un libro intitolato, appunto, €uroinomani].”
Stando all’estimatore de “lo Hegel,” gli “euroinomani” sono quelli che “non riescono a vivere senza l’euro, l’Unione Europea e la Banca Centrale”—quelli che ritiene i maggiori responsabili dell’odierno “genocidio finanziario” e dell’“usurocrazia bancaria” imperante. E in questo scenario catastrofico, argomenta Fusaro, chi ripete il mantra “ci vuole più Europa!” è l’equivalente del tossicodipendente che chiede più droga.
PDIOTA
Il risultato di una raffinatissima crasi tra “PD” e “Idiota,” “PDiota” è indubbiamente uno degli insulti preferiti dai sostenitori del MoVimento 5 Stelle. L’uso del termine è talmente indistinto che, spesso e volentieri, viene appioppato a chi nemmeno supporta il Partito Democratico.
“E ALLORA IL PD?”
Al momento, questa espressione è senza alcun dubbio l’arma Fine Di Mondo di ogni discussione su Internet. Il senso è che, per quanto possano essere “discutibili” o “controverse” alcune dichiarazioni degli attuali esponenti del governo, il PD ha fatto lo stesso—o peggio—facendola sempre franca (disclaimer: su VICE abbiamo criticato più e più volte gli ultimi governi a maggioranza PD).
Qualche esempio: Salvini propone una schedatura su base etnica dei rom? “E allora il PD?” Le coperture economiche per il reddito di cittadinanza hanno basi piuttosto fragili? “E allora il PD?” Il sottosegretario leghista alle infrastrutture non sa chi è il ministro grillino delle infrastrutture? “E allora il PD?”