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Musica

Caribou vuole annullare ogni distanza con l'ascoltatore

Abbiamo intervistato Dan Snaith sul rapporto tra "Our Love" e la sua famiglia.

Dan Snaith è tante cose: musicita vincitore del Polaris Music Prize, padre, marito, Canadese, Londinese, e un dottore con una laurea in matematica. Ma è soprattutto è una delle persone più geniali e riflessive che potresti avere la chance di intervistare. Ci siamo sentiti su Skype, cercando di ricollegarci a conversazioni precedenti, tenendo presente le nostre comuni origini ontariane. Abbiamo condiviso anedotti sull'essere padri, per poi parlare di ciò che mi interessava realmente ovvero il suo nuovo geniale album, Our Love, che è stato comunque influenzato dal fatto di avere famiglia.

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L'album tratta anche dell'amore per i suoi fans. Non solo quelli che ci sono fin dal 2001 con Start Breakiing My Heart, ma quelli che hanno contribuito alla creazione del suo ultimo album del 2010, Swim, diventato un successo commerciale. "Mentre facevo l'album, ho pensato a creare un qualcosa che avvicinasse il musicista all'ascoltatore, rendendo il tutto il più diretto possibile" dice Snaith. E mentre Our Love porta avanti un ciclo di album onesti e stratificati, dettagliati, confezionati con alta meticolosità.

Dopo aver scoperto il suo amore per la musica da club, esplorandola con il side project Daphni, nel 2012, per il suo nuovo album, Caribou ha scelto di estendere questa ricerca e combinarla con suoni più fluidi e organici. Come risultato, Our Love è l'album più completo di Caribou finora. Snaith dice "Tutto ciò che mi piace, tutto ciò che comprende la mia vita, la mia vita personale e quella musicale nel momento in cui me ne occupo, dovrebbe farne parte."

Noisey: Ti tieni informato sulla scena musicale di Hamilton?
Dan Snaith: Si, ma solo attraverso l'ambasciatore numero uno di Hamilton, Jeremy Greenspan (Junior Boys). Mi vedo sempre con Jeremy e Jessy; due giorni fa, e ogni settimana durante l'estate. Conosco praticamente tutta la line-up del Supercrawl perché Jeremy me ne ha parlato un sacco.

Stai parlando di Jessy Lanza?
Si. E Jessy canta ed ha co-prodotto "Second Chance" sul mio album, l'unico altro collaboratore è Owen Pallett, che ha fatto diversi arrangiamenti di archi in tutto l'album.

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Pensi sia una coincidenza che tutti i contribuenti dell'album siano Canadesi?
Ho collaborato con solo cinque persone per questo album: Owen, Jessy, Luke Lalonde (Born Ruffians), Jeremy e Koushik, e sono tutti canadesi. È solo una coincidenza, non è una regola o una cosa simile e non è che ho solo amici canadesi. Le collaborazioni per me sono una cosa personale, non assumo qualcuno perché é strabravo a fare una determinata cosa. Per me è una questione di feeling, infatti penso che i miei amici abbiano fatto un ottimo lavoro. Nella mia live band, siamo tre canadesi e un americano.

So che hai una figlia. Che influenza ha avuto sul tuo lavoro e quanto spesso lavori?
Ha tre anni, ma ho iniziato a lavorare totalmente all'album solo negli ultimi diciotto mesi, prima uno dei motivi per i quali non mi sono dedicato molto alla musica era proprio perché avevamo un bebé in casa e dovevo occuparmene anch'io. Ma anche adesso, uno dei motivi per i quali questo album ha i testi più profondi e personali che io abbia mai scritto è perché mi ci dedicavo diciotto ore al giorno. Staccavo solo per mangiare e poi tornavo a lavorare. Ero completamente immerso in quel mondo, sparivo in un cunicolo spazio-temporale. Ora mi sembra più come andare al parco, fa un pisolino, la controllo su un monitor e quando si risveglia vado a passare del tempo con lei. Quindi posso dire che la mia vita è molto intrecciata con la sua ed è lo stesso con amici e famiglia. Non è che prima fossi un eremita, ma allo stesso tempo un po' sì, perché lavoravo un sacco. Questo vuol dire che non sono solo più a contatto con mia figlia e mia moglie ma con chiunque faccia parte della mia vita, i miei ritmi sono totalmente cambiati.

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Immagino che tua figlia abbia sentito la tua musica. Pensi che le piaccia?
Il mio studio è nel seminterrato di casa nostra, quindi lei sente tutto attraverso il pavimento del primo piano, e a volte scende, ma la maggior parte delle volte non è nemmeno interessata perché è una cosa che faccio praticamente sempre. Lo vede un po' come "ah, vabé, il solito". È venuta con noi durante il tour con i Radiohead. Aveva otto o nove mesi, e mi ricordo che reagì ai LED del lightshow, ma non credo che per lei significassero niente di più di tutto il resto. Ma siamo appena stati in Croazia e abbiamo suonato in questo enorme anfiteatro romano vecchio di Duemila anni, fu uno show pazzesco, un'occasione incredibile. Non era stata ad uno dei nostri show ormai da tempo, si era appena svegliata dal riposino quindi immagino sia stato una specie di esperienza allucinogena per lei. Era tipo "Ma cosa sta succedendo? Cosa sta facendo papà?" E non riesce bene a capire la differenza tra quello che faccio io e la musica che fanno gli altri. Tipo quando sentiva una canzone alla radio chiedeva se fosse mia, anche se non c'entrava nulla con quello che faccio. La sua esperienza musicale è molto limitata, e per la maggior parte è colpa mia che sbatto strumenti nel seminterrato. Quindi non capisce sempre cosa succede, ma è comunque interessata.

L'album Our Love ha a che fare con la famiglia?
Volevo che l'album fosse raccogliesse tutto ciò che per me significa qualcosa. Sono manifestazioni di amore e testimonianze di relazioni importanti: con mia figlia, mia moglie, la famiglia e gli amici. Ho trascorso degli anni bellissimi dopo l'uscita di Swim e penso che l'intensità di quell'album sia arrivata alle persone, quindi il primo impulso di questo album è di creare qualcosa di generoso nel senso che fosse per tutti, e non comprendesse solo me chiuso in studio da solo. Si tratta di tutte le persone che hanno reso la mia vita fantastica in questi ultimi anni. Anche con Our Love, il mio rapporto con la musica ne faceva parte, è una relazione simile in ciò che comprende qualcosa che amo e ne sono davvero appassionato. È un bene e un male e spesso problematico. Un po' come lo sono il resto di quelle cose.

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Penso che se qualcuno mi avesse fatto sentire Our Love senza dirmi di chi fosse, non avrei necessariamente immaginato fossi tu. Anche Up In Flames mi ha fatto lo stesso effetto, era diverso da Start Breaking My Heart.
Con Up In Flames soprattutto perché é diversissimo dall'ultimo. Sono passato ad altro. Ho provato a fare un altro album simile al primo ma non ha funzionato. Non riuscivo a trovare l'entusiasmo per farlo. Ma con questo album, il drumming cacophonous è un po' sparito dal bit — anche se fa ancora parte del live show — e penso sia perché l'abbia fatto per fin troppo tempo. Per me questo album è come il fratello di Swim. Vedo che tutte e due gli album si divergono molto da lavori come Up In Flames, The Milk of Human Kindness e Andorra. Immagino che la gente capirà questo è ancora il lavoro di quello che ha creato Swim, ma con un punto di vista nuovo.

Questo è proprio un album dance. Daphni ti ha influenzato nella creazione di Our Love?
Si, nel senso che anche prima di Swim, nell'ultima traccia di Andorra, chiamata "Niobe" ho provato ad avvicinarmi a James Holden o un qualcosa che riguardasse la musica dance. Quando stavo finendo Andorra nel 2006, e anche per via di Jeremy che ha sempre amato la dance e mi ha appunto asfissiato con James Holden, da quel momento mi sono mosso verso la musica dance. Swim è un album che è stato inspirato dal vedere Theo Parrish suonare al Plastic People e dalla scena dance underground londinese come Joy Orbison, Floating Points, i ragazzi dell'Household Audio e tutte le cose che giravano in quel periodo. La roba di Daphni riguardava persone che dopo aver sentito Swim, dicevano "questo ragazzo è nella dance, facciamogli fare un dj set. " Quindi quella musica viene dalla voglia di voler suonare a diversi dj sets. Mettevo insieme quelle canzoni molto velocemente quando dovevo fare un dj set. Non voglio suddividere le due cose completamente, come se fossero due cose totalmente diverse. Per me Daphni è semplicemente più specifico e invece Caribou è tutto ciò che mi piace, tutto ciò che riguarda la mia vita, la mia vita personale e così via. Le mie intenzioni e il modo in cui io lavoro su di esso nel corso del tempo, sono diverse per me.

Precedentemente hai detto che Swim era una somma di tutti gli altri album di Caribou. Pensi sia lo stesso con Our Love?
In questo momento della mia vita, sicuramente, ma penso sia un album pop abbastanza esplicito. Tutto ciò a cui pensavo era creare un album che minimizzasse la distanza tra me e l'ascoltatore, creando una connessione diretta. Tutto è più focalizzato, ci sono meno suoni coinvolti e la mia voce ha meno peso. I testi sono più semplici, diretti e genuini e non c'è veramente un significato nascosto. Cerco di far si che tutto sia conciso, che è una cosa che ho fatto anche in Andorra. Swim era quasi il contrario: suoni che fluttuavano qua e là per tutto il disco, tutto nascosto dietro a strati su strati di riverbero.

Non mi ero mai reso conto di quanto successo abbia avuto Swim. Ha vendute più di 175,000 copie. La cosa ti ha sorpreso?
Mi ha sconvolto, perché non era mia intenzione quella di fare un album che avvicinasse così tante persone, un album commerciale, diciamo. È stato un processo lento, un po' come tutti gli altri miei album: all'inizio del tour suonavamo nei soliti posti, ma l'anno seguente ci hanno bookati in un posto più grande e i biglietti andarono a ruba, tutto sold out. Suonammo anche in diversi festiva, poi arrivò il tour con i Radiohead. Al che mi sono detto: "Aspetta un attimo, qui sta succedendo qualcosa". Quando mi succedono delle cose simili è sicuramente perché la musica è riuscita ad arrivare genuinamente alle persone, che magari la condividono con i loro amici, e parlando spesso con la gente ai live o su internet del più e del meno mi chiedevano anche quando sarebbe uscito il prossimo album. Tutti questi aspetti hanno cambiato il mio punto di vista nel fare musica. Con Andorra e gli altri album precedenti quando suonavo mi immaginavo di avere davanti un pubblico di coetanei con i quali parlare di gruppi come i Can, gli Zombies e i Boredoms, perché avremmo avuto questo tipo di interessi in comune. Ma dopo l'uscita di Swim mi sono reso conto che il mio pubblico si è spostato anche a una fascia più giovane, quei pazzi che si scatenano in prima fila. Io invece sono più vecchio, quindi mi è sembrato tutto magnifico. Non mi aspettavo proprio tutto questo ma significa molto per me e per il lavoro che tengo sempre a fare.

Immagino che andare in tour con i Radiohead ti abbia aperto delle porte. Come ti è sembrato quel tour?
L'abbiamo fatto perché sono stato un grandissimo fan dei Radiohead per un bel po' di tempo e avevo anche fatto loro un remix. Quindi sapevo che l'idea veniva da loro, li ho incontrati quando avevamo suonato al Glastonbury e ho scoperto che amavano i nostri lavori, soprattutto Swim. Era una figata. Non mi succede spesso di essere così abbaliato dalle persone ma in questo caso fu pazzesco. Sapevo avremmo suonato per persone che non ci conoscevano o che non ci avevano mai visti live ma decidemmo di farlo più perché la loro musica significa tantissimo per me e ci è sembrata una cosa bellissima. Il mio sogno da teenager. Sono sempre stati gentilissimi con noi e tutte le date sono andate da dio. Ovviamente lo show di Toronto è stato disastro ma anche un'esperienza pazzesca. Qualcuno l'altro giorno mi ha chiesto chi vorrei come supporter per un prossimo tour ma direi che non c'è ancora nessuno che sarebbe in grado di emozionarmi come loro, una volta che inizi ad aprire concerti per band molto più famose, spesso vieni denigrato perché i fan presenti vogiono solo vedere loro. I fan dei Radiohead invece erano interessati ad ascoltare qualcosa di diverso, il che é ottimo. I Radiohead scelgono le band di apertura perché piacciono realmente anche a loro. Dicono "Hey fan, ascoltate sta roba. A noi piace un sacco quindi potrebbe interessare pure a voi" è veramente un bel pensiero. E non è una cosa molto comune, a volte ci offrono di lavorare con band o musicisti che non hanno niente a che fare con noi. Si basano spesso sul numero di follower e altri fattori irrilevanti.

Prima hai parlato di fare il DJ. A quanto pare sei in grado di suonare anche per nove ore di fila, come te la cavi?
Il tempo sparisce. Vola via. Preferisco creare una storia nuova, da punto a capo e suonare musica sempre diversa. Il set più lungo che abbia fatto era all'Horst di Berlino e lì non ti lasciano andare, sul serio. Il momento di smettere esiste e non esiste, a seconda del contesto. Ti dicono tipo "No, no, no. Non c'è mica il coprifuoco quì. Continua a suonare finché rimane l'ultimo sopravvisuto nella sala." Mi sono fermato solo perché dovevo andare a prendere il volo per Londra. Il propietario del locale, nonché promoter mi disse " Nessuno ha mai suonato un intero set senza mai fermarsi una volta anche per andare in bagno". E io non me ne ero nemmeno reso conto e subito dopo sentii l'instinto di dover correre al bagno quanto mai prima nella mia vita. Fu una cosa assurda, ma dimostra un po' quanto sia capace di perdermi nella musica.