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Musica

Millie & Andrea x Terraforma

Avevamo già chiacchierato poco tempo fa con Millie & Andrea, ma ogni scusa è buona per risentirli. In particolare la loro esibizione a Terraforma!

Avevamo già pubblicato qualche tempo fa un'intervista con Millie & Andrea, il lato "femminile" e cazzone, genuinamente godereccio per quanto sempre oscuro e mutante, di Andy Stott e [Miles Whittaker](http://Miles Whitaker), le due principali colonne su cui si regge la attuale scena di Manchester (anche se Miles vive a Berlino da un po'). In quel caso, Andy aveva parlato della alvorazione del loro ultimo album, Drop The Vowels, ma c'erano alcuni punti ancora non del tutto chiari, e, soprattutto, mancava la testimonianza del buon Miles. Oltretutto, questo ci fornisce un'ulteriore scusa per parlare di Terraforma, dato che il duo è tra i nomi di punta della giornata di sabato.

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Noisey: Magari vi hanno già fatto sta domanda tremila volte, ed è la più noiosa possibile. Però, seriamente, mi sono sempre chiesto come mai per questo progetto avete femminizzato i vostri nomi.

Miles Whittaker: È molto semplice e non è affatto una domanda noiosa. Sia per Andy che per me, il divertimento è un fattore molto importante quando si tratta di fare musica insieme. Certo, ci sono anche momenti di serietà, ma tutti gli aspetti di Daphne (il subimprint di Modern Love su cui facciamo uscire Millie & Andrea) sono divertenti: i nomi, i titoli delle tracce, gli artwork e, ovviamente, la musica. L’approccio è molto meno serio di quello che abbiamo col resto delle cose che facciamo. Il fattore “femminile” ci ha aiutati a essere più onesti in questo senso.

In certe tracce nuove di Millie & Andrea sembra vogliate giocare con elementi delle musica dance più commerciale (tipo la trap) e farli funzionare in uno spazio molto più ostico. È una maniera di mettervi alla prova con cose a cui non siete abituati?

Miles: Sì, è quasi esattamente quello, uscire dal seminato e dai territori che conosciamo troppo bene, che implica spingersi sempre oltre ed esplorare. Non abbiamo mai deciso coscientemente di fare roba mainstream, così come non facciamo apposta a essere underground, anche qui è una questione di onestà totale nei confronti di quello che ascoltiamo in un determinato periodo. Mainstream e underground, passato e presente, ci ispirano alla stessa maniera.

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Ecco, proprio in tema di ascolti recenti: Andy, ultimamente hai dichiarato di apprezzare molto Lil B, e che questo suo interessa ha influenzato parecchio il disco. Miles, tu invece hai da sempre detto di essere influenzato dall’utilizzo dei campioni più tipicamente hip-hop. Avete mai pensato di spingere in questo senso e lavorare con un vero e proprio MC? Nel caso, chi vi piacerebbe usare?

Andy Stott: Questa cosa di Lil B è stata gonfiata un po’più del dovuto, abbiamo davvero sentito solo qualche suo pezzo che ci è piaciuto tanto. In realtà è stato vederlo live che mi ha colpito sul serio! “Stage Two” l’ho scritta di getto in aereo di ritorno da quel festival. Lavorare con un MC sarebbe una cosa completamente nuova per noi e immagino potrebbe davvero essere interessante, personalmente credo che, nel caso, andrebbe meglio una MC donna, un po’ come nell’EP dei jack Dice, la traccia intitolata “Stash’s Theme”. Mi attira effettivamente di più l’approccio femminile, aggressivo ma senza troppo impegno.

Questa definizione si potrebbe usare anche per il sound di Drop The Vowels, sporco, ipercompresso ma anche groovy e melodico. Mi ha ricordato un po’ l’approccio di certe uscite Opal Tapes, soprattutto Basic House, OOBE e Patricia. Vi sentite in qualche modo vicini a questa gente?

Andy: In realtà io sono veramente ignorante in fatto di altri artisti, etichette, e dei dischi che escono. Mi capita per lo più di ascoltare cose nuove quando suoniamo in giro, o nelle rare occasioni in cui esco di casa per fare vita sociale, per cui in genere non ho idea di chi abbia scritto quali tracce, o di chi le abbia prodotte, tutta la mia conoscenza è completamente casuale. Ci sono però elementi che restano in testa quando ascolto qualcosa di nuovo, e che poi mi fanno venire l’ispirazione. Quindi, ad essere onesti, non ho la più pallida idea di chi sia questa gente che hai appena nominato!

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Haha, ok, non c’è problema. Comunque credo che questa maniera di veicolare aggressività ruvida in una maniera funky e positiva sia scritta nel DNA dell’elettronica britannica. Che ne pensate? È un retaggio che vi interessa portare avanti?

Miles: Ripeto: difficilmente prendiamo delle decisioni chiare su questi argomenti, ma pare proprio che essere inglesi si porti effettivamente dietro questo amore per l’aggressività e la rudezza. Ci piace che le cose suonino in questa maniera, e mi pare siano davvero gli ingredienti principale di tutta la roba più coraggiosa che viene da UK. A noi viene spontaneo, ci piace esplorare gli estremi, ma quando stendiamo le versioni finali delle tracce ci diamo anche una calmata perché rischiamo di esagerare!

Entrambi avete un po’ anticipato il mezzo revival jungle/garage che sembra si stia profilando all’orizzonte. Che ne pensate? Rischia di scadere nello sfruttamento puro di un trend?

Miles: Succede naturalmente con ogni revival, viene da chiedersi quanto è sfruttamento e quanto semplice ispirazione. A noi pare piuttosto sano, perché è un segno di entusiasmo da parte dei producer, nell’ espandere il proprio sound e fare entrare nuovi elementi nel loro stile. Non dovremmo mai avere un atteggiamento negativo nei confronti dell’entusiasmo, è precisamente quello che porta la gente ad apprezzare la musica! Allo stesso tempo bisognerebbe mettere da parte l’orgoglio e l’ego. Non siamo stati noi a generare questo sound, per cui pensarla in termini di sfruttamento vorrebbe dire che noi stessi lo stiamo sfruttando a nostra volta! Preferiamo considerarlo solo un’ispirazione e un’influenza.

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Come funziona una performance di Millie & Andrea? È cambiato qualcosa dai primi live che avete fatto insieme?

Miles: Haha, non funziona! Non in una maniera normale, almeno, infatti cambiamo tutto ogni volta che suoniamo. A essere completamente onesti, nessuno di noi due ha idea di cosa porterà l’altro, inteso sia a livello di idee che di macchine e strumentazione. È ogni volta una sorpresa, per cui è anche sempre divertente ed eccitante. Teniamo molto a questo aspetto rischioso del progetto! È un po’ come fare un DJ set back to back, ma equipaggiati di suoni e beat al posto dei dischi. C’è di buono che ci conosciamo abbastanza bene da sapere attribuire bene un posto alle cose… nella maggior parte dei casi!!

E suonare a un evento che presenta così tanti aspetti interessanti come Terraforma aggiunge altre variabili?

Miles: Decisamente, aumenta di molto lo spazio libero in cui sviluppare questa attitudine, e rende la prospettiva di suonare molto più invitante per noi. A volte suonare troppi show a festival più normalizzati rende tutto più prevedibile, e noi vogliamo che la musica sia il contrario, più fesca e stimolante. Se lo è per noi, di conseguenza dovrebbe esserlo anche per il pubblico e trasformarsi in una bella esperienza.

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