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I telegiornali italiani fanno più propaganda a Salvini della propaganda di Salvini

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Lo scorso 14 agosto l’AGCOM—l’Autorità per le Garanzie delle Comunicazioni—ha pubblicato lo studio di monitoraggio del pluralismo politico-istituzionale in televisione, riguardante il mese di luglio. Un’analisi che viene fatta periodicamente, e che riesce a mettere in luce, minutaggi alla mano, se e quanto un politico italiano sia sovraesposto rispetto agli altri.

Osservando i dati possiamo dire con certezza che in questo momento Matteo Salvini è il centro nevralgico dell’informazione televisiva. Di per sé la notizia potrebbe sembrare ovvia: chiunque segua la politica con un minimo di costanza è cosciente del fatto che Salvini è il protagonista di questa fase; ma è il livello della sproporzione e le dinamiche precise del modo in cui il ministro dell’interno occupa i panorami televisivi a colpire.

Perché lo studio non si limita a conteggiare i minuti che le reti televisive dedicano a una singola area o a un singolo politico attraverso la diramazione di notizie che la/lo riguardano (tempo di notizia): evidenziano anche il minutaggio di interventi diretti—dichiarazioni, rilancio di contenuti pubblicati sui canali social ufficiali—che viene concesso a un determinato esponente (tempo di parola). I due fattori poi vengono sommati in un singolo valore (tempo di antenna).

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Il report, inoltre, tiene conto di un altro fattore: suddivide le tempistiche in base a quando un politico parla nelle vesti di leader di partito, e a quando lo fa ricoprendo il suo ruolo istituzionale, se ne ha uno. Quindi per capire quanto spazio occupa un politico che ha anche un incarico, i due valori vanno sommati.

I numeri sono impietosi: i telegiornali delle sette reti generaliste—TG1, TG2, TG3, TG4, TG5, StudioAperto, TGLa7—lo scorso luglio hanno dato la parola a Salvini per 225 minuti circa. Due volte e mezzo rispetto al tempo concesso a Di Maio (93 minuti), più del quadruplo di Zingaretti (53 minuti), circa tre volte e mezzo rispetto a Berlusconi (63, anche se 56 garantiti unicamente dalle reti Mediaset). A Mattarella i media generalisti dedicano appena 43 minuti. L’unico esponente politico che gli si avvicina è Giuseppe Conte, con 146 minuti. Nella pratica spicciola, insomma, Salvini si è avvicinato a doppiare il presidente del consiglio nell’esposizione mediatica dei telegiornali nazionali.

Analizzando singolarmente le reti, si può notare quanto Mediaset praticamente si occupi di politica quasi esclusivamente parlando di Salvini (e rimpolpando, come può, l’attenzione inesistente su Berlusconi). Dei 225 minuti di Salvini 160 provengono da Mediaset, il doppio di Conte. Le televisioni della famiglia Berlusconi dedicano a Di Maio appena 43 minuti, 25 a Zingaretti, e 13 a Mattarella. Le dinamiche cambiano un po’ in base alle redazioni, che raggiungono il picco di disinteresse a StudioAperto: in cui si dà voce al M5S e al PD solo per il 4 percento del tempo dedicato alla politica.

Ma anche su RAI e La7 il dominio di Salvini si estende impietoso: il TG1 è l’unica rete in cui la maggior attenzione la ottiene un altro politico, Giuseppe Conte, e in cui Salvini ottiene all’incirca lo stesso spazio di Di Maio. Il TG2 (ma già potevamo intuirlo) invece ripresenta una direzione sbilanciata: 24 percento del minutaggio a Salvini, 12 percento a Di Maio, e 14 percento a Conte. Rai invece rimane tutto sommato neutrale: 10 minuti ciascuno a Di Maio e Salvini, e nove a Conte. L’altra rete privata nazionale, La7, invece, si rifà alla falsariga di Mediaset e RAI 2: Salvini colleziona 11 minuti, più del doppio rispetto a Di Maio (5), e quasi il doppio rispetto a Conte (6). A Zingaretti (2,5 minuti) e Mattarella (84 secondi) non viene lasciato quasi niente.

Salvini, insomma, è televisivamente ubiquo. I suoi interventi, le sue vacanze al Papeete, i suoi post sui social, hanno occupato ogni interstizio del motore di notizie del paese: perché non va dimenticato che nonostante viviamo nell’epoca di internet, i telegiornali rappresentano ancora oggi la principale fonte di informazione degli italiani.

Siamo abituati a considerare l’irruenza comunicativa di Salvini soltanto nelle mitragliate social di Morisi e della Bestia. Ma quel martellare continuo, a quanto pare, è solo la brace centrale della propaganda salviniana: sono i tg nazionali che stanno alimentando la fiammata col mantice.

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