Siamo nel 2009. Ci siamo appena scritti a Facebook, abbiamo 80 amici, condividiamo solo canzoni e mettiamo like a pagine sugli epic fail. È una vita fa ed è più o meno in questo periodo che ci imbattiamo per la prima volta nello “scherzo del profilo”—il nome me lo sono appena inventato, non ce n’è uno ufficiale—che ci sembra divertentissimo.
Per chi ancora non lo conoscesse, si tratta di uno dei primi scherzi girati su Facebook, probabilmente il più famoso. Di solito è una frase tipo “mi hanno rubato in casa ma ho trovato il Facebook del ladro aperto sul computer” o “ho prestato 10mila euro a una persona e non me li ha più ridati”, accompagnata da una foto tanto vaga ma convincente e il dettaglio “questo è il suo profilo, se volete aiutarmi: link.” Solo che il link non è quello del profilo di una persona specifica, ma quello generico che riporta al profilo di chi clicca: http://www.fb.com/profile.php. E quindi chiunque ci clicchi viene riportato al proprio profilo. Scherzone, eh!
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Ecco, è davvero vecchissimo. Basta cercare “scherzo Facebook profilo” (non proprio la query più precisa del mondo insomma) per trovare decine di risultati, risalenti a diversi anni fa. Un articolo del 2013 lo mette la quinto posto in una lista di “10 scherzi su Facebook per prendere in giro gli amici” insieme a “scrivere in blu” e “taggare un amico in foto che non c’entrano niente.” Nel 2014 si parlava di “nuovo scherzo virale che spaventa gli utenti” mentre si ritrovano un po’ di casi di “denuncia per lo scherzo su Facebook.” È uno scherzo talmente vecchio che sei mesi fa persino il politico di destra (ed ex ministro, ex presidente del Lazio) Francesco Storace l’ha fatto ai fan della sua pagina Facebook.
Insomma, sembrava una cosa decisamente morta. Eppure il fenomeno di progressiva cinquantennizzazione del Facebook italiano l’ha fatto tornare in auge, forse più di quanto non sia mai stato. Negli ultimi giorni infatti mi è comparso nel feed quello fatto dalla pagina Facebook di Mario Ferri in arte “il Falco,” ultras del Napoli e invasore di campo seriale a me finora sconosciuto ma che a quanto pare gode di un certo seguito visti gli oltre 100mila like sulla pagina.
“Il Falco” ha postato una versione classica dello scherzo: una foto dell’interno di un’auto con i sedili ricoperti di vetri rotti, accompagnata da un messaggio in cui spiegava che un ladro gli aveva appunto rotto il finestrino. “Qualcuno si è introdotto nella mia macchina oggi!!! Solo che ha perso il suo telefono all’interno di questa mentre rubacchiava e quando l’ho aperto la sua pagina Facebook era aperta…” E poi il link http://www.fb.com/profile.php, seguito da un invito a condividere il post per “trovare questa feccia.” Nel giro di 24 ore il post è stato condiviso da migliaia di persone.
Probabilmente il pubblico della pagina era l’unica sacca rimasta di utenti ancora inconsapevoli dell’esistenza di questo scherzo ed è per questo che si è scatenato l’inferno: la maggior parte delle persone che hanno visto il post e cliccato sul link hanno genuinamente creduto che “il Falco” le stesse accusando di avergli spaccato la macchina e hanno reagito di conseguenza.
Reazioni che vanno dal “ti giuro che non sono stato io” a “coglione che cazzo fai ti denuncio” a “per caso il cellulare era un iPhone grigio con lo sfondo di un cane?” Sono tutti veri messaggi privati ricevuti dal Falco, che li ha pubblicati in un album apposito.
Non c’è molto da fare di fronte a momenti alti come questo, a parte prendersi un attimo per riflettere su come, in un mondo in continua e rapidissima evoluzione, ci siano ancora comunità così incontaminate. Sono un po’ l’equivalente del popolo sentinelese o delle tribù yanomami incontattate dell’Amazzonia e penso che dovremmo fare qualcosa per preservarle prima che spariscano definitivamente.
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