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‘Chernobyl’ racconta l’incubo del nucleare come niente prima di oggi

A screenshot of Chernobyl, a new miniseries airing on HBO.

Attenzione: l’articolo contiene spoiler minori sul primo episodio della serie Chernobyl.

Da lontano, è bellissimo. Un lampo soprannaturale di luce blu divampa dal nucleo dell’impianto nucleare V.I. Lenin a Pripyat, in Ucraina, dritto verso il cielo. Le persone nelle vicinanze, svegliate dal suono e dal propagarsi di un’esplosione, abbandonano le loro case e si ritrovano per guardare il bagliore. Mentre la cenere radioattiva cade sulla folla come neve, osservano l’inferno scatenarsi e parlano di cosa deve essere andato storto alla centrale nucleare locale.

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È solo una delle molte scene impressionanti di Chernobyl, una nuova miniserie prodotta da HBO che in Italia va in onda su Sky a partire dal 10 giugno. In cinque ore, la serie racconta uno dei più gravi disastri mai avvenuti su questo pianeta—l’esplosione dell’impianto di Chernobyl il 26 aprile 1986. È stata una catastrofe tanto terrificante e controversa che gli esperti stanno ancora discutendo su quante vittime abbia effettivamente mietuto, con stime che vanno dalle 4.000 alle 985.000 persone.

Chernobyl è una storia dell’orrore, che prende in prestito meccaniche e temi del genere di finzione per raccontare la storia di un incubo nucleare aggravato dall’arroganza umana e da falsità burocratiche. Le storie dell’orrore funzionano perché evocano paure reali e premonitrici nel pubblico e le centrali nucleari sono una realtà per miliardi di persone. Ci sono circa 450 impianti di questo tipo nel mondo: 99 di questi sono negli Stati Uniti, 131 in Europa. Gli esperti dicono che sono sicuri, che non può verificarsi un’altra Chernobyl. Ma noi ci preoccupiamo e restiamo in attesa.

Chernobyl usa il linguaggio visivo di un film horror perché nessun altro è così adatto. L’esplosione è stata un disastro, ma Chernobyl non è una storia su una catastrofe naturale, perché quelle storie hanno trame che puntano, in ultima istanza, al trionfo. The Rock può salvarsi da un edificio in fiamme in Skyscraper, Ben Affleck può sopravvivere in Armageddon e Marion Cotillard può trovare una cura in Contagion. La comunità, guidata da un eroe carismatico, può risollevarsi e cavarsela. Invece qui non ci sono trionfi. Solo persone terribili che negano la realtà davanti ai loro occhi, mentre la carne si scioglie dalle ossa.

Il protagonista di Chernobyl—Valery Legasov, interpretato da Jared Harris, un esperto di nucleare che presta primo soccorso al disastro—si uccide all’inizio del primo episodio. Legasov sarà la persona più intelligente nel gruppo, l’unico disposto a dire le cose come stanno, ma in quel giorno del 1986, non ha nessuna importanza. Lenta e atroce, Chernobyl ucciderà comunque migliaia di persone.

Chernobyl salta tra diverse prospettive man mano che gli eventi si dispiegano. Si concentra sulla squadra di primo soccorso, sui burocrati, sulla gente di Pripyat per raccontare la storia della cittadina. Legasov fa da tramite per il pubblico, è la voce della ragione. Il cast è per lo più inglese, cadendo nel vecchio problema della TV per cui i diversi accenti inglesi bastano a rendere i personaggi di diverse provenienze. Ma gli attori, da Harris a Paul Ritter, sono tutti di una bravura impressionante—e, almeno, nessuno improvvisa un finto accento russo.

Chernobyl è stato un disastro così terribile e così denso di disinformazione che l’unico modo per raccontare i suoi fatti è con una storia di puro orrore.

Dopo il suicidio di Legasov, il giorno del secondo anniversario dell’esplosione, Chernobyl torna al momento della tragedia. Un rombo e un lampo divampano dalla centrale. Gli ingegneri dentro sono paralizzati, ma Anatoly Dyatlov—il capo ingegnere di turno—si rifiuta di credere all’ovvio: il nocciolo del reattore è appena esploso. “Ti sbagli,” dice a un collega terrorizzato. “Il nocciolo del nostro reattore non può esplodere.”

L’orrore di Chernobyl non è solo l’orrore della radiazione nucleare, ma anche l’orrore di una burocrazia cieca. Mentre i funzionari del governo si riuniscono per decidere come gestire un disastro che ancora non capiscono devasterà Pripyat per generazioni, un burocrate anziano e senza nome si alza in piedi come se stesse per servire un sermone. “Sigilliamo la città,” dice, condannando migliaia di persone. “Nessuno se ne va. Tagliamo le linee telefoniche. È così che impediamo alle persone di distruggere il frutto delle loro stesse fatiche.”

I pompieri arrivano appena chiamati. Gli è stato detto che devono spegnere un incendio scoppiato sul tetto della centrale. Mentre innondano di acqua l’inferno che sta divorando la struttura, la regia si sposta indietro e i pompieri si confondono in un bagliore giallo marcio. Uno di loro, che aveva sollevato con i guanti un pezzo di grafite, grida mentre la carne della sua mano si scioglie. I colori scuri, le inquadrature con le reazioni lente ed esasperate del body horror e la luce malata sono tutti trucchi che i film dell’orrore usano per creare disagio nel pubblico.

“Qual è il costo delle bugie,” chiede Legasov al pubblico prima di uccidersi, nei minuti di apertura della serie. “Non è il fatto che le scambiamo per realtà. Il vero pericolo è che, se sentiamo abbastanza bugie, non distinguiamo più la verità. Cosa possiamo fare? Cosa resta, se non abbandonare anche la speranza della verità e accontentarci, piuttosto, di favole.”

Chernobyl è stato un disastro così terribile e così denso di disinformazione che l’unico modo per raccontare i suoi fatti è con una storia di puro orrore. È una storia rilevante ora perché le centrali nucleari esistono ancora e ne verranno altre. Il cambiamento climatico avrà conseguenze drammatiche sul modo in cui viviamo e le centrali nucleari, con la loro bassa impronta di carbonio, potrebbero rappresentare una risorsa energetica efficiente e potenzialmente meno disastrosa per l’ambiente. Ma l’energia nucleare si porta dietro il suo bagaglio di orrori. Se mal gestita, come è stato per Chernobyl, uccide in fretta e in modo feroce. Le radiazioni sono un killer invisibile—uno che scioglie il corpo dall’interno. Un orrore che non si può sottovalutare, qualunque sia il futuro che ci aspetta.

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