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La difficoltà artistica di rendere internet reale

La dimensione della scia di dati che ci lasciamo dietro nei nostri viaggi su internet è impressionante, nonostante ciò, rendere graficamente appetibili questi effimeri bit è un compito decisamente difficile. Questo è esattamente ciò che l’artista ​Addie Wagenkchnet ha tentato di fare nella sua ultima mostra, ​Shellshock, attualmente in alla ​Bitforms Gallery, a New York.

È un’esibizione in cui due telecamere di sorveglianza (“-r-xr-xr-x”) si bloccano in ciò che l’artista mi ha definito essere uno “sguardo da amanti perso nelle stelle”; dove i circuiti PCP, carri armati giocattolo, circuiti modificati e cavi ethernet diventano forme scultoree, ma con la caratteristica di essere capaci di intercettare e immagazzinare dati anonimi catturati dai vicini segnali wifi. In quanto artista donna che sfrutta la tecnologia e internet nelle sue opere, la Wagenknecht ha sfruttato l’occasione per fare ​un commento sul rencente polverone Gamergate in una nuova opera online, “Blue Screen”.

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Ciò che la Wagenknecht, che ha studiato informatica, riesce a creare è uno splendido e satirico siparietto sull’Era dell’Informazione—uno spazio fisico dove il cloud, i social network, i dati, i leak e il capitale sociale si possono manifestare simultaneamente. 

“Cloud Farming.” Immagine: Addie Wagenknecht/Bitforms

Potrebbe sembrare in qualche maniera deprimente, ma Wagenknecht insiste sul fatto che Shellshock parla della ricerca di una sorta di “calore” nella cultura contemporanea post-WikiLeaks, “dove la sorveglianza è onnipresente, i click online fungono da capitale, i dati sono valutati secondo il loro net-worth, e le informazioni riservate filtrano attraverso canali criptati.”

“Siamo in un periodo in cui ogni segreto, relazione e memoria è archiviato in una server farm e i dati che produciamo plasmano la nostra identità quanto le nostre strutture economiche,” ha detto. “Volevo che queste opere coesistessero nella galleria, come una forma di finzione pratica; sono elementi caratteristici degli avvenimenti degli ultimi cinque, sono diventati prodotto del network.”

Nella visualizzazione dei dati e nella effimera interazione su internet la Wagenknecht non è interessata a mostrare cosa è esattamente successo nel passato digitale, ma l’essenza di ciò che ne è derivato. “XXXX.XXX,” una scultura composta da diversi circuiti PCB allineati su un muro, ognuno contenente un segnale led Wi-Fi pulsante, funge da visualizzazione e ritratto del mondo dei network e dei sistemi. Per dare ancora più forma all’opera, la scultura della Wagenknecht intercetta e archivia dei dati recuperati da segnali Wi-Fi vicini. 

“-r-xr-xr-x.” Immagine: Addie Wagenknecht/Bitforms

“Emulando dei gruppi di server, i circuiti sono interconnessi tra loro da qualche centinaio di cavi ethernet,” ha detto la Wagenknecht. “L’opera prova ad antropomorfizzare e emulare una sorta di “scatola nera” del capitale culturale. Parla della forza della bellezza nascosta, e non tratta necessariamente ciò che è successo nel passato, ma più che altro le verità nascoste dietro a questi eventi.

Wagenknecht dice che “​Kilohydra,” una delle sculture di circuiti PCP presenti in “XXXX.XXX,” è stata ispirata da Chelsea Manning. Quando la Wagenknecht stava progettando quell’opera era ossessionata ​dai documenti di Wikileaks sul “Collateral Murder”, che mostravano clip riservate di un elicottero Apache degli Stati Uniti che sparava e uccideva 11 individui che non avevano risposto al fuoco.

“La ‘stanchezza da compassione’ è una questione piuttosto importante nella cultura americana, e in quanto artista stavo cercando un modo per aggirare questo problema e tradurre i suoi sforzi in una sorta di elogio alla speranza e, in qualche maniera, una tragica lettera d’amore ad un amante perduto,” ha detto Wagenknecht. “Volevo lavorare per rendere la compassione un atto da ricordare, non un’azione faticosa.”

“1:24.” Immagine: Addie Wagenknecht/Bitforms

Simile a “XXXX.XXX,”, “Cloud Farming” di Wagenknecht è fatto di circuiti modificati, cavi ethernet e luci pulsanti che formano una scultura. Invece che fissarlo ad un muro, Wagenknecht li ha appesi dal soffitto, forse per ricordarci che il cloud non vive in un piano etereo, ma una moltitudine di server fisici che occupano effettivamente uno spazio tridimensionale. In “1.24,” trasforma un carro armato giocattolo in un jammer Wi-Fi, lo fa diventare un’arma controllata a distanza, come un drone.

Con “Blue Screen”, Wagenknecht commenta la questione Gamergate con un’opera narrativa basata sul web composta di tre pagine uniche sviluppate per ​NewHive, un nuovo strumento di pubblicazione online DIY. Come ha detto la Wagenknecht, qualcosa è rotto in “Blue Screen”—il sistema ha crashato.

La prima pagina, sottotitolata “windows,” include la frase “Guarderò fuori dalle finestre più di quanto io le guardi dentro,” ripetuto dieci volte. La frase parla della lotta psicologica che una donna vive giocando in un ambiente prevalentemente maschile.

Parte dell’installazione Shellshock. Immagine: Addie Wagenknecht/Bitforms

Cliccando ogni iterazione della parola “loro,” gli spettatori esperiscono di feed live streaming da tutto il mondo, evidenziando punti di vista più ampi o più specifici, come uno scanner della polizia, la vita sotto marina, il nido di un’aquila, o una telecamera per cuccioli. Nella pagina seguente dei petali di rosa cadono in un’abisso infinito, un riferimento al Blue Screen of Death, che la Wagenknecht chiama “l’ultimo errore terminale della macchina.” Qui lo sfrutta come riferimento alle molestie legate al Gamergate.

“Il lato positivo di tutte queste campagne di misoginia è che l’averne sofferto ci ha portato a reagire e a cambiare le carte in tavola,” ha detto. “Il danno è fatto, e non avremmo mai indietro il nostro tempo, e forse il nostro lavoro non verrà mai riconsociuto come si deve. È una cultura così assurda che può solamente annullarsi da sola.”

“L’arte e la programmazione sono atti sovversivi che no nuocerebbero a nessuno se la gente si limitasse a consumarli, così fanno paura,” ha aggiunto Wagenknecht. “Produrre è come togliersi il nastro dalla bocca, offrire le proprie abilità online di modo che tutti possano valutarle. Come possiamo avanzare per ciò che riguarda la narrativa e fare in modo che le donne vengano interpellate online non solo per spogliarsi?”

Anche se la Wagenknecht qui sta parlando dei problemi generati dal Gamergate, Shellshock mostra che mischiare l’arte con la programmazione in un singolo atto di sovversione potrebbe essere il suo modus operandi artistico. Con l’opera, lei spera di ispirare molti più individui, che siano artisti o programmatori, affinché si tolgano il nostro dalla bocca.