Identità

Com’è la vita quando somigli tantissimo a una persona famosa

oameni care arata ca vedete, sosii celebritati

Nel 2016, la modella olandese 22enne Iza IJzerman stava posando su un set in Australia quando all’improvviso si è accorta di una donna che le stava facendo un video di nascosto. “Oddio gente, non crederete mai chi c’è,” urlava la donna, riprendendo il proprio volto e cercando di infilare nello sfondo dell’inquadratura una giovane e confusa IJzerman. “Gigi Hadid!!”

IJzerman non coglieva la somiglianza tra lei e Hadid. Ma il resto del mondo sì.

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Più le riviste scandalistiche e di moda pubblicavano articoli sulla loro impressionante somiglianza, più IJzerman è diventata famosa sui social. “Ho guadagnato 25.000 follower in tre giorni,” racconta IJzerman a VICE.

Nonostante all’inizio IJzerman avesse preso come un super complimento il fatto di essere associata a quella che è considerata la donna più bella del mondo, si è accorta che essere la sosia di una persona famosa porta con sé qualche problema. “Più le persone mi paragonavano a lei, più sentivo pressione addosso, in un momento della mia vita in cui ero ancora giovane e non avevo la maturità per gestirla,” ammette IJzerman.

Gigi Hadid Iza IJzerman
Foto per gentile concessione di Iza IJzerman

Per una giovane modella che cerca di farsi posto in un mondo assurdamente competitivo, essere la “sosia di” è un guaio. “Ho perso degli ingaggi editoriali perché gli agenti pensavano che somigliassi troppo a Gigi, che era già comparsa su quella certa rivista,” dice IJzerman. Ora la sua carriera e la sua vita personale procedono a gonfie vele, ma IJzerman ammette che un periodo difficile c’è stato. “È stata dura per la mia salute mentale essere paragonata a una persona che il modo reputa perfetta, e che è più grande di me e ha già avuto successo. Ho perso la mia identità, in un momento in cui stavo ancora cercando di capire chi ero.”

Per Megan Flockhart, cosplayer e attrice di 28 anni che vive a Glasgow, in Scozia, assomigliare a una celebrità ha acutizzato problemi già esistenti di autostima e percezione di sé. “Alle elementari hanno cominciato a dirmi che somigliavo a Hermione, o Emma Watson, specialmente per i capelli,” racconta Flockhart a VICE. È stato una volta raggiunti di vent’anni, però, che somigliare al suo personaggio preferito della saga di Harry Potter è diventato un problema.

“Mi avevano diagnosticato una forma depressiva, ansia e dismorfismo fisico. A vent’anni, quando una mia foto vestita da Hermione ad Halloween è diventata virale, tutta la mia autostima si è concentrata e ha iniziato a dipendere dal fatto di somigliare a una celebrità.” E Flockhart altalenava momenti in cui apprezzava l’attenzione ad altri in cui la detestava. “Ricevevo un sacco di complimenti, ma anche cattiverie. Un troll una volta mi ha chiamata ‘l’Hermione cessa’. Quando sei così giovane e vulnerabile è facile farsi buttare giù e sentirsi anche in colpa.”

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Flockhart vestita da Hermione Granger. Foto per gentile concessione di Megan Flockhart.

Nel 2019 Flockhart ha scritto in un post sui social media che il suo dismorfismo fisico era peggiorato e che era arrivata a modificare le foto per somigliare ancora di più alle celebrità che imitava e non essere oggetto di così tanti commenti spietati online. “Viviamo in una cultura che mette le celebrità su un piedistallo e questo ha conseguenze, soprattutto sulle ragazze giovani.”

Se non altro, questo periodo difficile le ha dato l’opportunità di esplorare il modo del cosplay, che l’ha aiutata a espandersi creativamente, racconta. Flockhart fa ora anche cosplay di Bella Swan di Twilight e Daenerys Targaryen di Game of Thrones, per esempio. “Mi sento più me stessa, sento che chi mi segue lo fa perché mi apprezza, non solo perché somiglio a un’attrice.”

Megan Flockhart cosplay
Foto per gentile concessione di Megan Flockhart

Nonostante le difficoltà, la maggior parte dei sosia con cui abbiamo parlato sembrano essere riusciti a incanalare i sentimenti negativi nel lavorare ancora più duramente sul crearsi un’identità propria.

“Ho sempre voluto che le persone mi riconoscessero per il mio lavoro, ma sembra che mi stimassero solo perché somiglio a Ryan Gosling,” racconta a VICE Joe Laschet, fashion blogger di 32 anni originario di Colonia, in Germania. “Ma non ha mai portato a una crisi di identità per me. Anzi, mi ha spinto a dare forma alla mia identità ancora di più.” Oggi, Laschet sente che i giorni in cui era solo il sosia di Ryan Gosling sono ormai andati. “Penso che somigliargli abbia aiutato la mia carriera nella moda. Ho guadagnato 10.000 follower in una settimana e ho potuto costruirmi un pubblico in fretta e usare quella trazione per affermarmi come uno dei blogger di abbigliamento maschile più influenti in Germania.”

Joe Laschet Ryan Gosling
Foto per gentile concessione di Joe Laschet

A quanto pare, somigliare a una celebrità può essere frustrante in un mondo zeppo di corpi illusori, commenti d’odio e pressione per conformarsi a uno standard sociale impossibile. Eppure, l’esperienza ha anche aiutato molti sosia a trovare e alimentare la versione migliore di loro stessi.

“Ero molto timida prima di ritrovarmi un sacco di follower su Instagram, tra commenti e messaggi,” racconta a VICE Amethyst Rose, modella e influencer della California, che somiglia tantissimo a Lady Gaga. “Vivo in una piccola cittadina, così quando sono usciti tutti quegli articoli su di me, le persone mi fermavano per strada per farmi un sacco di domande. Mi ha costretto a essere socievole e di questo sono grata.”

Lady Gaga Amethyst Rose
Foto per gentile concessione di Amethyst Rose

Per Rose, una social media influencer che spesso ricrea i look di Lady Gaga, essere la sosia di una persona famosa non l’ha aiutata solo da un punto di vista professionale, ma anche a essere più clemente con se stessa. “Ho ricevuto centinaia di commenti d’odio e anche qualche minaccia di morte. Ma in generale ci sono stati più lati positivi che negativi, finora. Sono sempre stata molto consapevole e critica del mio corpo, e questa cosa mi ha fatto capire che sono bella, mi ha aiutata ad accettarmi e a condividere questa sicurezza con le altre persone.”