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La reunion dei Sottotono era scritta nel destino

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Nel 2001, condividendo il palco dell’Ariston con la conduttrice Raffaella Carrà, i Sottotono partecipavano al loro primo Festival di Sanremo. L’apparizione è storica non soltanto perché fu uno dei rarissimi momenti in cui il Festival si aprì all’hip-hop, ma anche perché segnò la fine del progetto Sottotono, dopo una pioggia di polemiche che accompagnò l’intera kermesse, e qualcosa che nel duo si era definitivamente incrinato. Nel 2003 uscì la raccolta Vendesi – Best of Sottotono, poi più nulla, i Sottotono non ci sono più.

Restano Big Fish e Tormento. È così che li ho conosciuti, quando a 15 anni scoprivo il rap, e da un lato c’era il producer di Fabri Fibra ed Emis Killa, dall’altro l’autore de El Micro de Oro con Primo. Mainstream e underground, uniti da un sottilissimo filo rosso di cui io, però, ignoravo l’esistenza. Ho scoperto tutto dopo, e nel 2019 – insieme a tutto il pubblico del rap italiano – ho potuto provare il piacere di riscoprire i Sottotono, proprio sullo stesso palco su cui sembra essersi chiusa la loro storia, diciotto anni prima.

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“Non c’era nulla di studiato, non c’era una cabala di grandi mosse dietro, è semplicemente successo,” racconta Big Fish, parlando di come sia nata l’idea di tornare sul palco insieme. “Stavo producendo il disco di Livio Cori e lui voleva fare un pezzo con Nino D’Angelo, pezzo che poi hanno proposto a Sanremo, in un secondo momento. Livio mi aveva chiesto poi di andare sul palco come Sottotono una prima volta, ma io ero incerto,” spiega, aggiungendo anche che è stata una telefonata dello stesso Nino D’Angelo a convincerlo, e anche Tormento è subito salito a bordo con entusiasmo.

Una reunion abbastanza casuale, ed è lo stesso Fish a sottolinearlo, quando mi spiega che negli ultimi vent’anni non era mai stato progettato nulla. “Ognuno era preso dalle proprie cose, lavorava ai propri progetti da solista. Non pensavamo a una reunion. L’apparizione a Sanremo, in realtà, doveva essere fine a se stessa, poi c’è proprio stato quel risentirsi e l’aver voglia di fare qualcosa insieme.” La passione, quindi, è stata la bussola che ha guidato l’intero progetto, “così com’è stato all’inizio della nostra carriera, nei ’90, e come dovrebbe essere per tutti. Dovrebbe essere tutto mosso dalla passione e dalla voglia di fare musica.”

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Screengrab dal video di “Mastroianni”, il primo singolo tratto da ‘Originali’. Cliccaci sopra per vederlo su YouTube.

Da una serata sul palco a riaprire un progetto e lavorare ad un nuovo disco, però, il passo è tutt’altro che breve. Per Tormento è stato quasi un segno del destino: “Più che deciderlo noi, è che i tempi si sono rivelati giusti. Già dopo Sanremo il pubblico si aspettava che uscissimo con canzoni nostre, mentre per noi è stato proprio un ritrovarsi, una grande sorpresa, l’emozione di tornare sul palco dove tutto si era chiuso, era anche quello il bello, un cerchio che si chiudeva dopo tanti anni. In realtà però non avevamo niente di pronto,” mi racconta, mentre finiamo a parlare delle sensazioni che si provano a tornare insieme in studio dopo tutti questi anni. “C’era talmente tanto entusiasmo nell’affrontare la cosa, che eravamo già presi bene a priori. L’unica cosa che abbiamo dovuto calibrare è che, essendo entrambi molto attenti a quello che succede oggi nella musica, siamo sempre un po’ proiettati in avanti.”

Normalmente essere avanguardisti non dovrebbe essere un problema, ma per loro si stava rivelando una deviazione rispetto al sentiero stabilito. “Ci siamo accorti che quando facevamo cose più Nineties avevano un tocco magico. Lì abbiamo capito che è quella la roba in cui siamo davvero unici e abbiamo raddrizzato il tiro in base a quello quindi.” E si sente eccome questa sterzata, perché Originali, il loro quinto album in studio, raccoglie alla perfezione l’essenza dei Sottotono, non la snatura, le dona solo una veste leggermente più fresca. Ciò è dovuto anche alla natura del progetto, che non è un disco di soli inediti, ma combina nuove canzoni e riedizioni di successi storici del gruppo, come “Amor de mi vida” o “Solo lei ha quel che voglio”.

“La sfida più difficile era quella di rimettere le mani su pezzi che sono già nella testa e nel cuore delle persone, senza snaturarli.”

“Abbiamo iniziato a pensare al progetto proprio così, alternando inediti e riedizioni di tracce già esistenti, perché la sfida più difficile era quella di rimettere le mani su pezzi che sono già nella testa e nel cuore delle persone, senza snaturarli. Gli inediti possono farli tutti, quella roba invece, dove tocchi, sbagli [sorride]. Da lì è venuto tutto in maniera spontanea,” mi dice Fish, e Tormento aggiunge subito che “quando vedo giovani a cui fanno ascoltare i nostri pezzi e li sento dire ‘eh ma è troppo lento, sembra che venga da un’altra epoca’ un po’ mi dispiace, perché invece chi è cresciuto con quei brani li ha tenuti nel cuore. La voglia era quella di dargli una veste nuova, un nuovo vigore.” “Solo lei ha quel che voglio 2021”, ultimo singolo che ha anticipato il progetto, incarna in pieno questa filosofia: al duo si aggiunge Tiziano Ferro (che ha esordito in carriera proprio come corista dei Sottotono), Guè Pequeno e Marracash. “Vedo che le strofe di Marra e Guè stanno facendo gasare un sacco le persone!” dice entusiasta Tormento.

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Sul set del video di “Solo lei ha quel che voglio 2021”, cliccaci sopra per vederlo su YouTube

L’influenza dei Sottotono, però, non si “limita” a Tiziano Ferro, Guè Pequeno e Marracash, o agli altri nomi coinvolti nel disco—Fabri Fibra, Coez, Emis Killa, Elodie e molti altri. La musica e le liriche dei Sottotono hanno sdoganato qualcosa che era un tabù nel rap italiano, un’attitudine e un’estetica senza le quali la trap melodica di oggi non potrebbe esistere.

Senza dimenticare poi l’incessante supporto dimostrato da Tormento per tutte le nuove generazioni, andando oltre i discorsi di gusti e preferenze artistiche. “Magari li bacchetto sulla preparazione tecnica, sulla performance e sulla scrittura, però a loro viene talmente naturale che l’entusiasmo mette anche in secondo piano gli aspetti tecnici, come succedeva a me quando ero più giovane. Questa freschezza, quest’attitudine mi sono rimaste addosso,” racconta, spiegando come sia fatto contagiare dall’energia delle nuove leve.

I Sottotono eravamo entrambi, non uno solo dei due. Inutile vantarsi in giro di qualcosa di cui si era solo il 50%.

Quando gli chiedo se si senta un’originatore per questa scena, e se veda riconosciuti i meriti che gli spettano, è un po’ combattuto nel rispondere: “In realtà non ce ne frega niente [dei meriti], ma perché abbiamo visto che non potevamo vivere cullandoci sugli allori, quindi è giusto essere spinti a guardare avanti; dall’altro lato poi ci sono tantissimi artisti che hanno fatto la storia della musica mondiale e magari vengono dimenticati dopo qualche anno. Io sono contento di aver sempre avuto le energie per rinnovarmi e rimanere sulla scena. In realtà però non è neanche giusto che non venga mai riconosciuto un po’ il lavoro fatto [ride].”

Più complicato, decisamente più complicato, è stato vivere le proprie carriere soliste con il “fantasma” del duo costantemente in agguato. “Due palle…” mi risponde ridendo Tormento, quando gli chiedo come sia stato convivere con il peso del successo dei Sottotono, nel momento in cui si sono lanciati nei propri percorsi individuali. “Ho messo quel percorso, quella parte della mia vita artistica da parte, e ho guardato avanti. Anche perché se ti porti dietro quel periodo lì, poi ti aspetti che le persone reagiscano allo stesso modo, e ti crei aspettative da cui rischi di ricevere delusioni. È come se fosse una bella foto messa lì a ricordarti chi sei, da dove vieni e che bel periodo è stato, però ora devi lavorare a qualcosa di completamente diverso, che ha una sua identità”, spiega Fish, parlando del suo modo di approcciarsi alla cosa. “Anche perché i Sottotono eravamo entrambi, non uno solo dei due. Inutile vantarsi in giro di qualcosa di cui si era solo il 50%. È come il calciatore che va ancora in giro per i locali vantandosi di aver giocato per l’Avellino nel ’96 – bravo eh, però ora c’è Ronaldo, tu chi sei? [ridono entrambi]”

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La copertina di ‘Originali’, cliccaci sopra per ascoltarlo su Spotify.

Tormento racconta: “Anche io ho sempre fatto le mie cose fregandomene, anzi, dopo i Sottotono mi sono tuffato nell’underground più estremo, sui palchi delle gare di freestyle, in mezzo a ragazzini di 19 anni, e dopo un paio d’anni ho capito che a 28 forse non era più il caso di andare, però me la son battuta fino all’ultimo [ride]” Questa idea è cruciale per spiegare il senso diverso di libertà artistica che ha trovato in quel momento rispetto a quello interno al duo, proprio perché non c’era più il bisogno di mettere d’accordo due teste, c’era solo da scegliere la propria direzione.

E oggi, qual è la direzione seguita dal ritorno dei Sottotono? “Siamo quelli che tornano con la sostanza, non tanto per ribadire uno status, ma per fare musica. Conosciamo la scena, però in un certo senso siamo ‘sopra’ ai giochi, essendo molto più adulti di tanti dei protagonisti di oggi, e facendo proprio un altro genere rispetto a quello che sta andando adesso,” risponde Fish, mentre Tormento lo incalza subito: “Poi c’è anche la fierezza. Guardo in Francia, in Inghilterra, ci sono molti rapper della nostra età ancora molto attivi e rispettatissimi, anche nomi come Nicky Jam e Daddy Yankee. Vengono trattati come king e arrivano dalla nostra stessa epoca di mixtape, vengono da un mondo che quasi sembra l’Isola Posse All Stars [ride], ma sono trattati da re, invece qui in Italia quelli della nostra generazione sono costretti a nascondersi, perché considerati vecchi finiti.”

Loro, però, non si sentono né vecchi né finiti, anzi. Originali non è il canto del cigno dei Sottotono, non vuole esserlo e non va visto così. “Speriamo che sia un nuovo inizio”, rispondono, quasi all’unisono. Anche se sono stati lontani per vent’anni, il tipo di alchimia che lega due artisti come Tormento e Big Fish non scompare mai, e questo disco conferma che il legame è più saldo che mai.

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