Storia di una puttana santa

In tutta la parte sud dell’India si possono trovare ancora migliaia di donne schiave del sesso, come risultato di un’antica pratica Hindu che santifica la prostituzione. Una Devadasi, che sta per “Serva di Dio,” è una ragazza che viene “offerta” dai suoi genitori come danzatrice al tempio. In realtà, una Devadasi è una giovane ragazza che viene venduta e costretta ad una vita di prostituzione, a volte per una cifra ridicola come £6. Sebbene sia ufficialmente illegale, ci sono decine di migliaia di Devadasi che lavorano nei bordelli delle città, o vendono i loro corpi sulla strada, vittime impoverite del boom del commercio del sesso nell’India moderna. Noi abbiamo incontrato Shobhsa Dasti, un’ex Devadasi di 31 anni, che è stata venduta dai suoi genitori e sistematicamente stuprata in nome della devozione religiosa fino a che è riuscita a scappare. Questa è la sua storia.

“Una notte, quando avevo più o meno 11 anni, la dea Hindu Yellamma è apparsa in sogno a mia madre. Quando lei ha raccontato al prete della sua visione, lui ha insistito che era un segno della dea affinché mi offrisse come Devadasi in cambio di mia sorella, che aveva abbandonato il sistema un paio di anni prima dopo aver sposato uno dei suoi “patroni.” L’ha minacciata dicendole che se non fossi stata iniziata, mio fratello sarebbe stato punito dalla dea. Quindi è stato deciso che sarei stata sacrificata al suo posto.

Videos by VICE

La cerimonia di iniziazione a Devadasi è molto simile ad un tradizionale matrimonio Hindu, ma senza marito. L’intera comunità si è riunita e mi sono stati comprati dei vestiti molto elaborati, collane d’oro, gioielli, anelli d’argento e tutti gli altri simboli del matrimonio. Ero solo una bambina e non capivo il significato di quello che stava succedendo. Ero felice di essere al centro dell’attenzione, e di poter indossare un vero sari per la prima volta. Stavo diventando una donna. Mi ricordo che mio fratello e mia sorella erano molto arrabbiati per quello che stava accadendo. Continuavano a litigare con mia madre, dicendole “E la scuola? Perché vuoi rovinarle la vita?” Ma a me sembrava il giorno più bello della mia vita.

Dopo la cerimonia di iniziazione per quasi un anno e mezzo la mia vita è tornata alla normalità, vivevo a casa e andavo a scuola come al solito. Ora so che la comunità aspettava che raggiungessi la pubertà. Poi una mattina, avevo più o meno 13 anni, un impiegato di un ospedale locale ha offerto a mia madre Rs. 500 (£6) in cambio della mia verginità. È tradizione che siano la madre o la nonna di una Devadasi a decidere i suoi partner sessuali, e quindi è stata mia madre che mi ha mandato, quella notte, nella stanza buia di radiologia di quell’ospedale perché venissi sessualmente abusata da un totale estraneo. Non avevo idea di quello che mi stava per succedere, ma ero terrorizzata. Un matrimonio dovrebbe essere un momento da vivere con orgoglio, da celebrare, ma per me è stato un mero scambio commerciale. Anche dopo tutti questi anni, il ricordo di quella notte mi fa sciogliere in lacrime.

L’incontro successivo è avvenuto con il marito di mia sorella, che aveva investito del denaro nella mia costosissima cerimonia di iniziazione. Come da tradizione, il mecenate di una Devadasi ha sempre il diritto di avere un ritorno del suo investimento, quindi non appena ha scoperto che era stato perpetrato il primo abuso ha iniziato a seccare mia sorella dicendo, “Ora voglio usare questa ragazza, voglio che lei venga da me. ” Le disse che se non l’avesse fatto succedere l’avrebbe lasciata, e nel frattempo ha iniziato a corrompere mia madre, dandole dei soldi ogni settimana.

Alla fine tutto è stato deciso, senza il mio consenso, che avrei passato ogni weekend, tra il venerdì e la domenica, a casa di mia sorella e di suo marito, e in quei giorni sarei stata a sua disposizione. Durante la settimana continuavo ad andare a scuola e a vivere a casa mia, ma non appena si avvicinava il venerdì cominciavo a stare male dalla paura, visualizzando il mio molestatore e quello che mi stava per succedere. Era come vivere all’inferno. L’abuso è continuato per quasi cinque anni, durante i quali sono rimasta incinta e ho partorito due dei suoi figli – un maschio e una femmina.

Quando mia figlia aveva un anno, mi sono segretamente iscritta ad un programma di informazione e protezione per Devadasi della zona e ho iniziato a fare del lavoro volontario per loro. Mi ricordo vividamente uno dei primi meeting a cui ho partecipato, quando un avvocato mi si è avvicinato per parlare dei diritti legali delle donne. E’ stata la prima volta in tutta la mia vita in cui ho sentito parlare di “sesso consensuale,” e del fatto che la pratica delle Devadasi non era permessa dalla legge indiana. E’ stato come se mi fosse esplosa una bomba in testa. Suona ridicolo, ma prima non avevo nemmeno lontanamente pensato che potesse essere illegale che qualcuno mi toccasse senza il mio consenso. Allora ho cominciato a pensare alla mia situazione.

Con il passare dei mesi, l’organizzazione ha cominciato a pagarmi una piccola somma di denaro ogni mese, denaro che infine mi ha dato il coraggio di dire di no al mio abusatore. Mi hanno reso indipendente. Sapevo che sarei stata in grado di prendermi cura di me stessa e dei miei bambini senza tornare da lui. Ho detto a mia sorella, “Tu fai quello che vuoi, ma io lì non ci torno più.”

Dopo il primo anno di lavoro, sono stata promossa da volontaria a leader di un gruppo di donne, guadagnando Rs. 1000 al mese, 800 dei quali ho dato a mia madre perché la smettesse di fare pressioni per farmi tornare da quell’uomo. Finanziariamente è stata una lotta riuscire a comprarmi da mangiare e a sostenere economicamente i miei figli, ma ne è valsa la pena, ero libera.

Per via del mio passato non mi potrò mai sposare, ma la mia vita ora è molto diversa da come era prima. Guido un’organizzazione femminile chiamata MASS composta da 2,500 membri, e sono diventata rappresentante della comunità. Nonostante quello che mi è successo quand’ero bambina, ora sono una donna libera, ma ci sono ancora centinaia di bambine in tutto il paese a rischio di sfruttamento sessuale – e sono i genitori che fanno loro da papponi.”

SARAH HARRIS