Quando le acque si calmarono, dopo le lettere di minaccia dall’FBI, dopo i conflitti con la polizia ai concerti, dopo i milioni di dollari e dopo che MTV ebbe capitolato sotto il peso della scuola della strada, i capi si odiavano. I N.W.A., uno dei gruppi più importanti tanto dal punto di vista creativo quanto da quello commerciale della storia del rap, non furono in grado di rimanere insieme per dare un degno seguito al loro capolavoro. E così Straight Outta Compton, l’LP che fece per la prima volta pendere la bilancia a Ovest, lontano da New York, e che portò come un cavallo di Troia il gangsta rap nelle case della classe media in tutto il paese, resta l’unico comunicato del gruppo al completo al picco della propria potenza. L’album è stato studiato e vivisezionato e adattato per il grande schermo; è stato campionato e reintepretato e smontato, ma anche usato come arma per le successive faide tra i membri del gruppo.
Eppure, seppur Straight Outta Compton sia stato accuratamente piazzato nella storia dell’hip-hop (e della cultura pop americana di fine anni Ottanta), non è mai stato veramente capito come punto di inflessione nella storia musicale della Contea di Los Angeles. Al punto di rottura di una di queste faide interne — “Real Muthaphuckkin G’s,” il violentissimo diss di Eazy-E contro Dr. Dre del 1993 –– il fondatore del gruppo si prendeva gioco del producer per aver adottato l’immagine temeraria e stradaiola del gruppo in età ormai adulta. Quello che Eazy dimenticava (o ometteva per convenienza) era che quella era sempre stata la forza del gruppo: i N.W.A. non erano soltanto il prodotto dell’orribile razzismo americano e del corrotto sistema giudiziario della California. Erano anche il prodotto di sfacciate manovre decise a tavolino e delle discoteche. Straight Outta Compton si può sintetizzare facilmente in un paio di dichiarazioni chiave, certo, fuck the police è la prima a venire in mente. Ma è altrettanto affascinante se lo si legge come atto di sintesi.
Videos by VICE
Oggi, basta menzionare Compton per evocare un impressionante peso morale e narrativo nell’hip-hop. Kendrick Lamar, l’artista più amato dalla critica di questo decennio, è stato in grado di utilizzare il nome della città come simbolo per un’intera genealogia che i fan del rap hanno interiorizzato. Negli anni Cinquanta e primi Sessanta, Compton era un quartiere periferico invitante per le famiglie di colore a Los Angeles; negli anni Ottanta, quando Dre, Eazy, Ice Cube, MC Ren e DJ Yella (e il membro fondatore Arabian Prince) sono cresciuti, era in declino e piena di polizia.
Come si è verificato in molte culture ed epoche, questa situazione di disagio è stata terreno fertile per ottima musica, ma all’inizio ben poca era rap di strada. Le radici creative dei N.W.A. si possono ricondurre all’Eve’s After Dark, la discoteca di Avalon Blvd in cui è nata la World Class Wreckin’ Cru, un collettivo di DJ che comprendeva Yella e Dre. La Wreckin’ Cru esplorava tutto lo spettro musicale tra R&B ed electro, e servì da scuola sia di tecnica che di come posizionarsi di fronte a un pubblico per Yella e Dre. Fu proprio all’Eve’s che i DJ formarono l’alleanza con Ice Cube.
Quando a Eazy venne lo schizzo di fondare un’etichetta discografica tutta sua e, poco dopo, di diventare uno dei suoi artisti di bandiera, sapeva che avrebbe avuto bisogno di un producer che facesse da pilastro musicale. Leggenda vuole che, nell’87, Eazy abbia pagato la cauzione di Dre dopo un arresto in cambio dei suoi servigi da produttore. Quello che Dre portò ai N.W.A., a parte la perizia tecnica e le sue doti da maestro in studio che trasformarono Eazy da principiante in una delle voci più inimitabili del rap, fu un’ampia paletta musicale. Quando i N.W.A. iniziarono a registrare Straight Outta Compton, le sue canzoni si sviluppavano tra groove ariosi e brillanti (“Gangsta Gangsta”), furia alla Public Enemy (“Straight Outta Compton”) e attacchi giocosi (“I Ain’t Tha 1,” “Parental Discretion Iz Advised”). L’album si conclude addirittura con “Something 2 Dance 2”, un lungo sfoggio di tecnica da DJ che ha più tratti in comune con “Planet Rock” che con “P.S.K.”
Ovviamente, le immagini che abbiamo tutti in mente di Straight Outta Compton vedono il gruppo tutto vestito di nero, che cammina fra le fiamme e lancia pietre verso la polizia; la voce che lo definisce è quella di Ice Cube che si scaglia contro gli sbirri violenti. Certo, si tratta di un disco di protesta. Erano voci ai margini che urlavano sopra il rumore di fondo. Ma la musica che accompagnava quegli urli era tutt’altro che utilitaria. Era una complessa panoramica degli istinti che Dre e gli altri avevano rifinito durante un’infanzia ossessionata dal ballo nella seconda città più grande d’America, in uno dei quartieri più culturalmente vari.
Come già menzionato, i frammenti di Straight Outta Compton furono impugnati come armi dai membri dei N.W.A. in guerra l’uno con l’altro: La dichiarazione di Dre di essere drug-free nel singolo “Express Yourself” lo rese un facile bersaglio per Eazy; quando Ice Cube fece uscire “No Vaseline”, uno dei dissing più famosi del mondo, nel 1991, campionò la voce di Eazy che rappava “Ice Cube scrive le mie rime”, da “8 Ball”. Ma per un attimo i N.W.A. trovarono il perfetto equilibrio tra arroganza e potenziale commerciale, tra il sarcasmo e la furia. Straight Outta Compton spicca in netto contrasto con l’avida e patinata immagine di prosperità che si ritraeva a Wall Street nell’epoca di Reagan, e ha spianato al rap la strada che l’ha portato a diventare la forma dominante di musica americana. Fortunatamente, è anche una capsula temporale per tutto quello che stava succedendo sulle larghe strade e negli affollati club di Los Angeles nell’epoca in cui fu realizzato.
La versione originale di questo articolo è stata pubblicata da Noisey USA.