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Ci siamo rotti il ca**o dei servizi di Striscia contro Sfera e la trap

sferastrisc

Se tuo figlio si droga, non è colpa di Sfera Ebbasta. E questa cosa inizia a essere ridicola…

Sono mesi che vorrei scrivere quanto segue ma, nel mare magnum di opinioni e opinionisti, mi è sempre sembrato più corretto rispettare il silenzio di chi era direttamente coinvolto. Oggi, però, questo silenzio si è rotto e pertanto ho pensato che potesse essere corretto che lo rompessi anch’io.

In questi mesi, in realtà, su Noisey non siamo stati proprio zitti: qui abbiamo invitato a concentrarci “su altro”, peccando forse un po’ di benaltrismo—che a volte è necessario—qui abbiamo deriso chi credeva che davvero nei testi di Sfera ci fosse il demonio. La realtà è che a tratti ci è quasi sembrato ridondante sottolineare quale fosse il giusto atteggiamento da assumere in questa situazione, sicuri che le polemiche più bigotte si sarebbero spente, persino in questo circo tutto italiano.

Ecco, forse siamo stati ingenui, e con un po’ di ritardo ci va di dire che ci siamo rotti il cazzo. Nel dibattito mainstream italiano si sono fatti così tanti errori che è probabilmente arrivato il momento di far sentire anche un’altra voce, con la speranza che per una volta esca dalla nicchia di chi sa di cosa si sta parlando e arrivi anche a chi passa le proprie serata ad appassire davanti a Striscia la Notizia e compagnia bella.

Proprio Striscia, dopo la recente e ributtante campagna di odio costruita attorno a “Rolls Royce” di Achille Lauro, ha trasmesso un servizio sulla purple drank in cui i testi di Sfera Ebbasta (come quelli di diversi altri rapper) vengono accusati di ispirare i bambini a bere sciroppo. L’inviata procede poi a sbattere un microfono in faccia a dei bambini e a chiedergli se sanno che cos’è la codeina, e in che canzoni l’hanno sentita nominare.

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Ecco, questo è stato troppo anche per Sfera, che ha condiviso su Instagram una risposta alle numerose polemiche costruite attorno alla sua musica negli ultimi mesi. “Sono mesi che mi sveglio ogni giorno e trovo il mio nome su qualche giornale in cui vengo diffamato gratuitamente”, dice Sfera, per poi interrogarsi sul perché i suoi testi vengano presi di mira.

https://www.instagram.com/p/ButVh0ylYtv/

Colgo lo spunto e mi unisco alla sua riflessione. È davvero assurdo cercare di riempire questo spazio bianco, perché mi sembra a tratti di essere pedante e didascalico, ma forse è necessario così, quindi procederò per punti:

SE SONO MORTI SEI RAGAZZI NON È COLPA DI SFERA EBBASTA

Eccoci. È molto spinoso parlare di questo argomento, perché se si parla di morte e non di colpevoli sembra sempre di essere insensibili. E per quanto per me sia scontato, sto per dire una cosa che sembrerà una bestemmia in Vaticano: è molto triste che siano morte sei persone, per di più molto giovani, ma non per questo il responsabile deve essere Sfera.

A Corinaldo, nel locale, quando tutto è accaduto, Sfera Ebbasta non era neanche presente. Se avete più di una certa età e non sapete la differenza tra dj set/showcase e concerto—il che è legittimo—eccola qua, in soldoni e semplificando: nel primo caso delle persone completamente esterne al management dell’artista organizzano un evento che viene arricchito dalla presenza di un ospite (senza il quale l’evento esisterebbe lo stesso). Nel secondo a volte è l’organizzazione che sta dietro all’artista che occupa una location e organizza una data completamente incentrata sull’artista, in altre è una produzione esterna che si adopera affinché si organizzi un evento completamente incentrato sull’artista.

Nel primo caso, quello che coincide con Corinaldo, Thaurus—l’agenzia di Sfera—si è solo accordata con un organizzatore di eventi (il proprietario del locale o anche solo un ragazzo che decide di crearsi la serata che più lo diverte per guadagnare due soldi), e ha delegato completamente l’organizzazione del tutto a chi lo fa di mestiere. È impossibile conoscere OGNI locale della penisola, e per questo si delega. Funziona così in ogni ambito lavorativo, e anche nella musica. Quindi, al di là di ciò che potrà dire Fedez sul Fatto Quotidiano o Anastasio chissà dove, Sfera non deve insegnare niente a nessuno: il suo lavoro è impugnare un cazzo di microfono e far divertire le persone.

Possiamo stare a discutere per giorni sul fatto che lui si sia esposto troppo tardi, con parole troppo fredde, in maniera troppo sbrigativa ma la realtà è questa: Sfera non è entrato in un locale con un mitra e ha sparato sulla folla, né ha raccolto delle persone in un posto che crollava per poi disinteressarsi delle loro sorti. Ha avuto la sfortuna di essere bookato nel posto sbagliato, il giorno sbagliato. Al suo posto potevano esserci Riccardo Fogli come Roger Waters. Per quanto nel nostro mondo migliore tutti amiamo il nostro prossimo, Sfera avrebbe potuto benissimo disinteressarsi della faccenda, non esporsi. Lui non era nel posto, lui non aveva organizzato niente, quelle persone lui non le ha (e non le deve) avere sulla coscienza. Poi lo ha fatto, perché è umano, perché eticamente era anche giusto così e perché sì, ma fine.

E davvero, è straziante leggere di una madre che ha perso un figlio e racconta la propria esperienza in merito, ma una persona coinvolta emotivamente non è il miglior giudice possibile. E se è comprensibile che una madre urli il proprio dolore, fa molto schifo che Repubblica o chi per loro decida che questa DEVE essere una notizia. Una madre che piange la morte di un figlio e accusa altre persone è solo una persona non capace di intendere e di volere che urla il proprio dolore. È da aiutare, ma darle un megafono non è certo un aiuto.

Quindi, se fino ad adesso non fosse chiaro, la cosa è molto più semplice di come sembra: se quei ragazzini sono morti ci sono mille cose che si possono fare, l’unica che non è utile è prendersela con Sfera. Perché se il fato ha deciso di rovinare la vita a sei persone, non capisco perché i media dovrebbero rovinare quella di una settima.

SE TUO FIGLIO SI DROGA NON È COLPA DI SFERA EBBASTA

“Pensare che tuo figlio non si sia mai fatto una canna è come pensare che tua madre non abbia mai fatto un pompino”. Quest’iperbole di Massimo Pericolo è di una potenza inaudita, perché racconta al meglio lo spirito cattolico dell’Italia, dove tutte le donne sono troie tranne la mamma e dove tutti i nostri familiari sono santi.

Sfera Ebbasta parla di droga nei testi—tra l’altro neanche così esplicitamente—e quindi? La droga esiste, è un fatto. L’ho vista girare nel miglior liceo della mia città, che ho frequentato, alle feste del cinema romano con la meglio gente, ma anche in studi sgangherati e tra i disperati. E giuro su Dio, non ho mai sentito nessuno dire “Oh zi fammi fare un tiro di canna che Gemitaiz dice che è così buona”.

Ci si avvicina alla droga—almeno, parlo per me—per noia, per mancanza di alternative, perché ti va e basta. Il mondo che mi e ci si prospetta davanti è un mondo fatto di cariatidi, di zero possibilità, una vita di stenti, perché cazzo non devo cercare rifugio dove meglio credo? Io Sono cresciuto ascoltando rap, eppure:

• Non ho mai preso la patente per investire Albertino (“Sono il disco macchina che investe il motorino con sopra Albertino / Faccio marcia indietro e lo sopprimo.”)

• Non ho il porto d’armi (“Entro in disco con un mitra e ammazzo tutti, prendo la percentuale sopra i lutti.“)

• So coniugare perfettamente ogni tipo di verbo (“Io sono uno che se c’avrebbe un prezzo / vennerebbe pure a monnezza“).

È disarmante dover spiegare che—come dice giustamente Sfera nel proprio intervento video—se deve essere un modello per qualcuno, Sfera è molto più “uno che ce l’ha fatta” che un “consumatore di droghe”. Sfera Ebbasta ce l’ha fatta dal niente ed è una grossa speranza per chi nel niente c’è ancora: punto.

FA SCHIFO USARE DEI DODICENNI PER COMPIACERE DEI SESSANTENNI

Qui non mi dilungherò troppo: guardate il servizio di Striscia La Notizia sulla purple drank in cui si attacca Sfera (e DrefGold, e Izi, e altri ancora). Ditemi se non è molto più infame coinvolgere dei ragazzini interrogandoli sulla droga che cantare della propria vita in cui, sì, c’entra anche la droga. Ditemi se per soddisfare l’ego di un sessantenne che pensa che i bei tempi siano finiti da un pezzo usare dei bambini non è disgustoso.

Spoiler: lo è.

Tommaso è su Instagram.

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