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I 65enni condividono più fake news di tutti, secondo un nuovo studio

le persone anziane condividono più facilmente fake news studio princeton e new york

Un nuovo studio sugli utenti di Facebook negli Stati Uniti suggerisce che le generazioni più anziane siano anche quelle che hanno condiviso più facilmente “fake news” durante le elezioni presidenziali del 2016.

Oltre il 90 percento degli utenti Facebook nello studio non ha condiviso informazioni false con i propri contatti, stando alla ricerca. Per quelli che però l’hanno fatto, ha scoperto lo studio, l’età era il denominatore comune più significativo. Lo studio ha rilevato che “gli americani più anziani, specialmente quelli con più di 65 anni, avevano più probabilmente fatto girare fake news tra i propri amici di Facebook.” Il dato restava confermato anche quando sono stati presi in considerazione altri fattori, come ideologia e faziosità.

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I ricercatori hanno scoperto che i conservatori erano più inclini a condividere fake news dei liberali, ma ha sottolineato che il motivo di questa differenza potrebbe essere dovuto alla tendenza stessa delle fake news a essere pro-Trump, e non indicare necessariamente una qualità intrinseca dei conservatori.

L’analisi è stata condotta dai ricercatori dell’università di Princeton e di quella di New York. I risultati sono stati pubblicati mercoledì su Science Advances ed evidenziano l’importanza di guardare al comportamento degli utenti di mezza età su Facebook e altre piattaforme — specialmente considerando l’influenza sproporzionata dei social media nel mondo.

“Eravamo interessati a rispondere a diverse domande sul ricevere informazioni su una campagna politica tramite i social media, ma non posso dire che avessimo già questo argomento in particolare in mente quando abbiamo cominciato,” ha detto a Motherboard via email Andrew Guess, autore principale dello studio e professore a Princeton. “Ma non ci è voluto molto per capire cos’avevamo tra le mani!”

Il team ha circoscritto le fake news da una lista di siti identificati dal redattore di BuzzFeed News Craig Silverman in una serie di indagini sui domini con alto tasso di condivisione durante le elezioni. Hanno poi rifinito la lista escludendo gli outlet che potessero essere considerati faziosi, “come Breitbart,” dice lo studio — gli autori hanno differenziato personalmente tra faziosi e fake news — e sono rimasti con 21 domini, tra cui True Pundit e Denver Guardian.

Ogni fascia di età ha condiviso più informazioni false di quella precedente

Stando allo studio, ogni fascia di età ha condiviso più informazioni false di quella precedente — in altre parole, gli utenti più giovani sono quelli che hanno condiviso meno fake news di tutti. Le persone dai 65 anni in su hanno condiviso sette volte la quantità di storie false rispetto agli utenti tra i 18 e i 29 anni, e questo potrebbe dirci qualcosa.

È possibile che gli americani — ma plausibilmente non solo loro — di una certa età siano meno abili a distinguere se una notizia è falsa o credibile. L’alfabetizzazione digitale è un campo in crescita nel mondo dell’educazione sia per i giovani che per gli anziani, ed è cruciale ora che i secondi stanno diventando sempre più attivi sui social media.

Lo studio teorizza che, stando alla psicologia sociale e cognitiva, gli effetti dell’età che indeboliscono la “resistenza alla ‘illusione di verità’” possano essere a loro volta in parte responsabili. Per quanto gli autori non facciano riferimento esplicito alla cosa, questa possibilità non fa che enfatizzare la responsabilità di Facebook stessa nel moderare le fake news sulla propria piattaforma prima che si possano propagare.

La ricerca ha preso in esame un mese di attività su Facebook per 8.763 cittadini statunitensi (per quanto solo una parte di quelli intervistati postasse regolarmente su Facebook). Il team ha chiesto agli intervistati — con cui si sono messi in contatto tramite l’azienda di sondaggi YouGov — il permesso di accedere a dati come fede religiosa e idee politiche, post sulla timeline e “mi piace” (la metà ha declinato di condividere i dati del proprio profilo).

La maggior parte dei partecipanti si è identificato come bianco, mentre in ordine decrescente di percentuale seguivano neri, ispanici e “altro.”

Lo studio ha scoperto che in generale più Repubblicani che Democratici hanno condiviso fake news, ma questo potrebbe essere dovuto alla maggiore esposizione degli utenti conservatori a disinformazione massiccia, un fattore di cui lo studio non ha potuto tenere conto.

Guess ha detto che la condivisione di fake news è stata abbastanza rara, in realtà, per cui è difficile trarre conclusioni su quali argomenti — Russia o cambiamento climatico — abbiano attirato maggiormente gli utenti. “Per questa ragione farei attenzione a legare questi risultati ai report sugli ad targhettizzati a sottogruppi specifici,” ha detto il ricercatore.

Eppure, non tutte le speranze sono perdute. Lo studio insiste nel dire che la condivisione di fake news su Facebook durante le elezioni sia stata in realtà rara, per quanto indichi chiaramente quali fasce demografiche hanno partecipato più spesso.

Il team suggerisce che se l’alfabetizzazione digitale e mediatica è la vera colpevole, “interventi semplici, magari persino costruiti negli ambienti social online” potrebbero prevenire nuove epidemie di disinformazione online in futuro, a prescindere dall’età.

Questo articolo è apparso originariamente su Motherboard US.