Questo lunedì, l’Arabia Saudita, l’Egitto e altri tre stati arabi hanno bruscamente reciso le loro relazioni diplomatiche con il Qatar, isolando virtualmente il piccolo e ricco paese e scatenando una crisi diplomatica non indifferente per il Medio Oriente.
Le tensioni tra questi stati arabi e il Qatar sono crescenti ormai da anni a causa della presunta vicinanza del Qatar ai gruppi terroristi islamici. Ma la goccia che ha fatto traboccare il vaso, che ci si creda o no, potrebbe essere stata fornita da degli hacker e dalle fake news.
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Il 23 maggio, la news agency di proprietà governativa Qatar News Agency (QNA) ha trasmesso un servizio sul leader del paese, lo Sceicco Tamim bin Hamad Al Thani, e su un suo discorso durante una cerimonia di consegna di diplomi militari. In pratica, il servizio mostrava una serie di frasi dello Sceicco che definiva le relazioni del Qatar con Iran e Israele come ‘forti’ e ‘buone’, secondo il The Washington Post. Nello stesso tempo, QNA ha cominciato a pubblicare citazioni simili su Twitter.
Qui si possono vedere due diversi tweet. Quello a sinistra è un vero tweet di QNA, inviato da ciò che sembra essere una app customizzata chiamata QNAnewstweets, mentre quello sulla destra è un tweet falso postato da alcuni presunti hacker, secondo un ricercatore in ambito security della zone e secondo l’analista John Arterbury.
Le frasi su Israele e le buone parole per l’Iran — entrambi nemici storici dei sauditi — potrebbero essere state viste come uno schieramento del Qatar contro i suoi alleati nel Golfo.
Le autorità di governo del qatare hanno negato la veridicità di queste citazioni, definendo i servizi “fake videos” e affermando che la QNA è stata “hackerata da dei soggetti sconosciuti.” I saudi non hanno preso per buona la spiegazione del Qatar. La rete governativa Al Arabya, per esempio, ha mandato in onda un servizio che prometteva “prove” che la QNA “non è stata hackerata,” ma ha solo fornito delle tesi opinabili come per esempio che Google è presumibilmente “molto difficile da hackerare.”
Gli hack “erano l’inizio di qualcosa di molto più grosso.”
A posteriori, i presunti hack e la campagna di disinformazione potrebbero essere stati architettati per scalare un conflitto già al limite, e forse per forzare la mano e fornire una scusa all’Arabia Saudita e agli altri di punire pubblicamente il Qatar, secondo Arterbury.
“Una delle ragioni per cui questo hack è stato perpetrato è da ritrovarsi nell’intenzione di mostrare pubblicamente un po’ di caos, ha spiegato Arterbury a Motherboard in una chiamata. “È probabilmente parte di una campagna coordinata tra questi paesi come parte di una strategia più grande per mettere in ginocchio il Qatar. Gli hack sono uno dei primi step pubblici per fare qualcosa del genere. Erano l’inizio di qualcosa di molto più grande rispetto a ciò che abbiamo visto finora.
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Alcuni ricercatori in ambito security hanno chiamato la QNA per ottenere delle prove o dei dati che potessero supportare la narrativa dell’accaduto, e per cercare di capire chi possa essere il responsabile.
“Se troviamo una prova inconfutabile nelle mani di uno dei vicini del Qatar, allora ci saranno delle domande piuttosto interessanti a cui trovare risposta per capire se l’attuale crisi sia stata deliberatamente voluta per un qualche scopo,” ha spiegato Bill Marczak, ricercatore in ambito security e co-fondatore di Bahrain Watch, un gruppo di ricerca che studia il Bahrain. “O se si scopre che si tratta di una forza estera che sta cercando di immischiarsi [nel Gulf Cooperation Council, un’organizzazione politica regionale che include l’Arabia Saudita e il Qatar], anche in questo caso le domande sarebbero piuttosto curiose.”
Per il Sultano Sooud Al-Qassemi, un autore saudita molto conosciuto, a questo punto capire chi sia il responsabile dell’hack o come sia successo non importa nemmeno più.
“L’hack non ha più importanza,” ha twittato lunedì. “È come la Grande Guerra, il giorno dopo nessuno si chiedeva più chi avesse ucciso l’Arciduca Francesco Ferdinando.”