L’artista norvegese Erik Tidemann è cresciuto coi suoi genitori, dei tassidermisti, in un piccolo paese appena fuori Trondheim. Ma non si è mai sentito solo, perché aveva tutta una casa piena di soldatini e animali imbalsamati con cui giocare. Vent’anni dopo è praticamente tutto come allora, a parte che oggi è adulto e crea qualcosa di diverso: è un artista. La sua mostra, The Eazy-E HIV Odyssey, si trova a Stoccolma alla Gallery Steinsland Berliner.
È tornato in Norvegia dopo aver studiato arte per sei anni a Londra, cosa che lo ha lasciato al verde, e per qualche ragione ha pensato fosse giusto guadagnarsi da vivere come artista nello Stato più costoso sul pianeta Terra. La sua arte puberale e delirante—detto in senso buono—è fortemente influenzata dalla cultura trash, da sottoculture agli estremi, da strambi lupi solitari, da Matthew Barney e dalla tassidermia, ovviamente. Anche il suo defunto cane Chico è parte del lavoro: gli mancava così tanto, il suo compare canino, che lo ha trasformato in una lapide portabile e ne ha sistemato le ceneri in una borsetta che circondava i resti imbalsamati del cane. La tassidermia è vista come via per la resurrezione, in Norvegia. Ma sentiamo cosa ha da dire Erik.
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Foto di Lars Holan.
“Questa è una testimonianza della scultura dal nome Animal Check List, del 2006. È un bozzolo fatto di otto cervi, un capriolo, un lupo, un orso bruno, un coyote, nove volpi rosse, due scoiattoli, un visone, quattro procioni, due lupe, due tassi e un castoro. Il bozzolo assorbe le anime degli animali di cui è fatta, e se lo indossi in testa come un’estensione del tuo capo, finisce che diventa la tua nuova testa. Siccome è troppo grande per poterci andare in giro, ti intrappoli dentro quando lo indossi. Amo questo pezzo anche se è un casino da trasportare e sistemare perché, per qualche ragione, nessuno vuole avere a che fare con una macchina del pensiero animale.”
“Questo dipinto si chiama Michael Jacks Head Trax e ha cambiato radicalmente il modo in cui dipingo. Prima di questo, mi limitavo a quadri esteticamente seriosi che sembrassero molto accademici e tecnicamente ben fatti, piuttosto che scegliere immagini con ironia e semplicità. Poi ho sentito d’improvviso la necessità di dipingere questo Shiva-sterminatore-di-masse travestito da un Michael Jackson che indossa una t-shirt di 50 Cent. L’ho finito in poche ore e quel processo istintivo mi è piaciuto così tanto che da quel momento in poi tutti i miei quadri ci assomigliano. Come se fossero fatti da un qualche ignorante lupo solitario che vive ancora dalla mamma. Adoro il modo in cui i dipinti si fondono con la mia scultura tassidermica.”
“Quest’opera si chiama Fight For Your Right, Get a Ladies Night (“Combatti per i tuoi diritti, fatti una serata fra donne”) e si occupa della paura più grande per un bianco: il mito del Grande Pene Nero. Mi piace giocare con cose a caso: vedo cosa mi viene in mente mentre dipingo. Ho più che altro iniziato col grande alieno sullo sfondo, che poi è solo un murales – vedete la presa di corrente sulla sinistra del muro? È divertente perché cambia la percezione delle persone riguardo al muro solo quando glielo faccio notare. Non so neanche perchè la ragazza tiene in mano una spada, forse è solo una spada finta che appartiene ad un negozio di costumi, visto che non sembra proprio che lei voglia tagliare via quel pene. Ad ogni modo, alle ragazze piace questo dipinto.”
MILÈNE LARSSON