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Il Senato ha approvato la questione di fiducia chiesta dal governo sul maxi-emendamento sul maxi-emendamento che sostituisce il ddl Cirinnà sulle unioni civili. Hanno votato a favore in 173, i contrari sono stati 71. Le legge passa ora all’esame della Camera.
Nella serata di ieri, mercoledì 24 febbraio, Partito Democratico e Nuovo Centrodestra erano infatti riusciti a trovare un accordo per riscrivere il testo della legge, sostanzialmente cambiato rispetto a quello originale.
Il maxi-emendamento
Il nuovo maxi-emendamento comprende lo stralcio degli articoli relativi alla stepchild adoption (art. 5) e all’obbligo di fedeltà (art. 3) – che elimina qualsiasi equiparazione fra unione civile e matrimonio – su richiesta dello stesso NCD e di alcuni senatori del PD.
Dal nuovo testo è stata salvata almeno l’ultima parte dell’articolo 3, che lascia ai giudici la facoltà di decidere i casi in cui ammettere l’adozione del “figlio del partner.”
Il capogruppo del Partito Democratico al Senato, Luigi Zanda, ha spiegato che l’articolo caduto nel nuovo accordo – quello sulla stepchild adoption – godrà comunque di una “corsia preferenziale” per essere approvato e introdotto entro “la fine di questa legislatura.”
Sul tema, tuttavia, si profila già da ora, uno scontro fra parte del Partito Democratico e i centristi. “Al momento non è all’ordine del giorno,” ha spiegato il ministro della Famiglia, Enrico Costa (NCD).
Ora tocca alla Camera
Superato lo scoglio del Senato, la legge dovrà adesso passare anche dal voto dell’altro ramo del Parlamento – dove la maggioranza del Partito Democratico è molto più solida – per poi tornare di nuovo all’esame del Senato.
Dopo l’accordo di ieri, per il voto di stasera non erano infatti previste sorprese: per saldare la maggioranza sul maxi-emendamento, e arrivare ai 161 voti necessari, ha infatti pesato l’appoggio di larga parte dei senatori di NCD, dei componenti di altri gruppi minori, e il supporto esterno dei membri di Alleanza LiberalPopolare-Autonomie (ALA) di Denis Verdini: 19 senatori che hanno votato a favore del governo per la prima volta, e che stamattina si sono definiti “paracadute della maggioranza.”
“Votiamo sì alla fiducia sulle unioni civili. E da quel momento siamo in maggioranza,” avrebbe detto lo stesso Denis Verdini a un altro senatore, secondo quanto riportato da Huffington Post.
Nella giornata di ieri, i 19 di ALA sono usciti dall’aula durante la votazione del decreto legge Millepropoghe, facendo così mancare il quorum necessario di 161 voti favorevoli. Uno dei senatori del gruppo, Vincenzo D’Anna, aveva anticipato che dopo il voto alla fiducia, ALA sarebbe stata pronta a entrare in maggioranza. Il M5S, durante la votazione, è uscito dall’aula.
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Le reazioni
Monica Cirinnà, la senatrice PD presentatrice del ddl originario, parla di “nuova pagina del Diritto di famiglia, portando diritti a tutte quelle coppie formate da persone dello stesso sesso che già esistono per la società ma non agli occhi del Diritto,” Sebbene abbia parlato dello stralcio dell’articolo sulla stepchild adoption come di “un buco nel mio cuore.”
Uno dei volti che si è esposto di più sul ddl, Ivan Scalfarotto – deputato del PD e sottosegretario alle riforme costituzionali e ai rapporti con il Parlamento – ha difeso il nuovo maxi-emendamento malgrado la caduta dei due articoli.
“Il testo dice che due uomini o due donne che si amano possono andare davanti a un ufficiale dello stato civile e, davanti a due testimoni, formare un’unione civile (…) Da quel momento a quelle due persone succedono molte cose nuove,” ha spiegato sul suo blog.
Lo stesso Matteo Renzi, ieri sera, si è espresso in modo piuttosto soddisfatto su Twitter:
La rinuncia ad alcuni articoli del disegno di legge originale, tuttavia, nella giornata di ieri ha provocato delle proteste davanti alla sede del Senato.
Secondo il ministro dell’Interno e leader di NCD, Angelino Alfano, le modifiche al testo di legge avrebbero scongiurato una “rivoluzione contronatura.”
“È stato un bel regalo all’Italia avere impedito che due persone dello stesso sesso – ha detto Alfano – cui lo impedisce la natura, avessero la possibilità di avere un figlio. Abbiamo impedito una rivoluzione contronatura e antropologica, credo sia stato un nostro risultato.”
Nella giornata di oggi, la filosofa e deputata PD Michela Marzano ha annunciato su RaiNews24 l’intenzione di voler lasciare il partito. “Non mi sento più a mio agio nel partito Democratico,” ha spiegato.
“Resterò coerente con quanto ho sempre detto. Nel momento in cui si dovesse approvare una legge senza la stepchild adoption, una legge che non sarebbe degna di questo nome, molto probabilmente lascerò il Partito Democratico.”
Fuori dal Parlamento
La discussione sulla legge sulle unioni civili in Italia arriva a circa 11 anni dall’introduzione della legge spagnola voluta dal governo Zapatero (che permette alle coppie gay di sposarsi e adottare figli), seguita dalla decisione francese del 2013 (che ha legalizzato il matrimonio e l’adozione di bambini da parte di coppie omosessuale), dalla sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti, e dall’introduzione di norme in tema di diritti omosessuali in quasi tutte le democrazie occidentali.
Le associazioni Lgbti hanno organizzato per sabato 5 marzo una mobilitazione in piazza del Popolo, a Roma, per “protestare” contro “Pd e M5S,” ritenuti “responsabili di una legge che non è all’altezza della nostra Costituzione.” Per l’Arci, il voto di fiducia di oggi rappresenta “una sconfitta per tutti.”
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Foto di Arcigay Milano via Facebook