Se sei nato nel Regno Unito, sai più o meno che cosa aspettarti dall’università.
Ci saranno i giocatori di rugby con i loro gruppi WhatsApp che prima o poi saranno descritti da qualche giornale come “ripugnanti”. Ci saranno le ragazze di buona famiglia che pensano di reinventarsi comprando un paio di Air Max 95. E ci saranno fiumi di alcol.
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Ma se non sei nato qui, alcune di queste cose potrebbero stupirti. Abbiamo parlato con un po’ di persone da tutto il mondo che hanno frequentato o frequentano varie università in UK per scoprire cosa le ha colpite di più.
Alexa, 21, Kenya
Sono in UK da cinque anni e penso che lo shock maggiore sia stato scoprire quanto la gente qui è a suo agio coi concetti di fare schifo e disfarsi. Da me vomitare per una sbronza è una cosa di cui vergognarsi, ma per gli inglesi è il segno di una bella serata.
Un’altra cosa strana è che sembra che a nessuno piaccia condividere—tutto quello che è tuo te lo tieni per te. Se compri sigarette o alcol, offri a tutti gli amici, no? In UK, se ti porti una bottiglia a una festa, te la bevi tutta tu.
Elie, 19, Libano
Non sono d’accordo con lo stereotipo per cui i britannici sarebbero persone poco amichevoli e gentili. Prima di venire qui mi dicevano tutti: “Gli inglesi sono molto freddi, non prenderla male”, ma non è stata la mia esperienza. Ho sempre trovato persone molto accoglienti e tranquille. Solo a Londra la gente è più fredda, ma è perché è una grande città. Sarebbe lo stesso a New York o Dubai, dove sono tutti di fretta e pieni di impegni.
Malebo, 20, Sudafrica
La cosa che mi ha stupito di più è che chi ha la macchina non offre mai passaggi. Anche se piove o nevica e state andando nello stesso posto.
Un’altra cosa strana è che i britannici sono molto più amichevoli d’estate. Mi sembrava veramente di trovarmi in un altro paese. In Sudafrica è tradizione salutare le persone più vecchie di te quando le incontri, anche se non le conosci, e nei primi mesi in cui mi trovavo qua ho continuato a farlo. Ma d’inverno tutte le persone che salutavo mi guardavano come se fossi matta, mentre d’estate erano loro a salutarmi per prime.
Raha, 21, Malesia
La particolarità più evidente è la cultura del party. Qua c’è gente che inizia a bere alle 9 di venerdì sera e smette la domenica. Lo trovo molto strano e buffo. Penso che gli studenti qua reggano molto bene l’alcol.
Ho anche notato che gli studenti tendono a crearsi dei circoletti chiusi. Ci ho messo fino all’ultimo anno di università per farmi degli amici di qui. Devi essere tu ad andare da loro, altrimenti non ti rivolgeranno mai la parola. Adesso lo capisco, ma all’inizio è stato difficile.
Un’altra grande differenza rispetto alla Malesia è quanto si cammina. A Kuala Lumpur c’è un tempo caldo e umido, per cui andare a piedi non è la prima scelta. Qua invece la gente è abituata a camminare per lunghe distanze, anche sotto la neve. Da quando abito qua, piano piano ho iniziato a macinare km anche io.
Afra, 20, Germania
Londra può essere una città molto frenetica e stancante. Diventa problematico restare al passo con l’università, il lavoro e la vita sociale, però è stato comunque scioccante per me scoprire quanto vengono usate droghe sintetiche per adattarsi meglio al ritmo veloce. Anche all’università le “droghe per studiare”—microdosi di LSD o pillole contro l’ADHD—sono sempre accessibili. Forse sono io che ero ingenua, ma non avevo mai visto nulla del genere in Germania.
E poi, nonostante ovviamente copiare e falsificare il lavoro altrui siano puniti severamente, è incredibile che esistano tutta una serie di “programmi di tutorato” e “linee di aiuto” per studenti che non sono altro che servizi che svolgono il lavoro al posto tuo in cambio di laute somme. C’è un sacco di gente che si laurea senza aver mai davvero studiato.
Rady, 21, Egitto
Mi ha stupito la pessima qualità dei servizi di supporto psicologico per studenti stranieri. Gli unici servizi che offrono psicoterapia o consulenze gratuite per studenti sono aperti soltanto a britannici o europei.
Gurteg, 24, Canada
La prima cosa che noto è sempre come la gente si veste, e mi sono subito accorto che qui all’università la gente si veste in modo molto casual. In Canada le università contengono sempre degli indirizzi professionali—come l’accademia di Medicina o di Legge—e non è raro incontrare studenti in completo, camicia o tailleur. Qui invece si va a lezione in felpa e scarpe da ginnastica, quindi mi sono dovuto adattare. Appena arrivato, ero una specie di mosca bianca perché indossavo la camicia e portavo una tracolla. La gente mi guardava e non capiva se ero un compagno di corso o il professore.