Amázzoni Gin Brasiliano
Tutte le foto per gentile concessione di Amázzoni Gin
Cibo

In Brasile si beve un gin sostenibile prodotto da un italiano

Abbiamo visto gin di ogni tipo, ma stranamente, fino a poco tempo fa, non c'era nemmeno un gin brasiliano. Ci ha pensato un italiano e ha fatto un gin sostenibile che è una bomba.
Andrea Strafile
Rome, IT

“Volevamo omaggiare il Brasile: in questa terra ci sono degli ingredienti incredibili che, ovviamente, nessuno al mondo aveva mai usato per un gin.

Nello sconfinato mare che è il mercato dei gin in Italia, ce n’è uno che suona italiano, ma non lo è —o, almeno, non del tutto—: Amázzoni Gin

Di per sé non è che sarebbe una grande notizia, siamo pieni di bottiglie che vengono da ogni parte d’Europa e del mondo. Eppure in qualche modo lo è: Amázzoni, che è stato creato da un italiano e un brasiliano, è il primo gin in assoluto a essere distillato in Brasile.

Pubblicità

Per capirci di più sono andato qualche tempo fa, invitato, a visitare la distilleria, che sta quasi esattamente a metà strada tra San Paolo e Rio de Janeiro. Piccolo inciso: una volta atterrato a Rio ho smaltito le 12 ore di volo ballando samba e ritrovandomi per vaghe ed oscure ragioni a vedere una partita del Flamenco completamente ubriaco di caipirinha, completamente felice. Sì, prima di iniziare ve lo confermo: in Brasile sanno godersi la vita.

Amazzoni gin brasiliano

I fondatori di Amázzoni (Alexandre Mazza a sinistra, Arturo Isola a destra) e il bartender Tato Giovannoni che li ha aiutati.

Torniamo però alla storia di come dalla voglia di un Negroni, quasi una chimera in Brasile qualche anno fa, sia nato il primo gin brasiliano di sempre.

Arturo Isola, uno dei fondatori di Amázzoni, è genovese, ma ha vissuto gli ultimi 13 anni della sua vita in Brasile. Ci è andato per amore e ha scoperto di starci da dio. “Sono arrivato,” mi racconta, “e ho cominciato a fare il mio lavoro di architetto per uno studio di Rio.” E qui conosce il suo ex socio fondatore di Amázzoni, Alexandre Mazza, un artista visual e musicista che oggi ha deciso di mollare tutto e vivere di arte e musica.

“Come puoi immaginare qui in Brasile bere un cocktail significa bere, essenzialmente, caipirinha: si produce da sempre una valanga di cachaça.” Per darvi un’idea in Brasile ci sono più di 3000 distillerie più o meno grandi di cachaça.

“L’idea di fare un gin brasiliano è nata, letteralmente, perché io e Alexandre ci eravamo stufati di bere caipirinha, volevamo un Negroni,” mi racconta Arturo Isola mentre passeggiamo per la distilleria. “Non solo non c’erano –e tuttora non ce ne sono molti—cocktail bar come si deve, ma era veramente difficile trovare del gin da qualunque parte. Semplicemente i brasiliani non lo bevevano.”

Pubblicità
Gin Amazzoni Brasile

L'alambicco in cui si distilla Amázzoni: è il primo mai costruito per gin in Brasile.

Così Arturo Isola e Alexandre Mazza decidono di farselo da soli, il gin, per gioco e per gli amici. Fanno le loro prove di infusioni durante la settimana e il weekend si divertono a distillare: “Abbiamo comprato un alambicco elettrico su Amazon che stava nella mia cucina,” mi dice Arturo Isola.

Il gioco diventa una buona ossessione e i due perfezionano la ricetta; l’hobby diventa sempre più serio e così decidono di provare a produrne su scala più grande. “Dovevamo sapere se la ricetta funzionasse o meno in un alambicco più grande,” mi spiega Arturo Isola. “Così ci siamo messi a cercare una distilleria e, beh, l’abbiamo trovata al primo colpo.”

La distilleria di Amázzoni non è in Amazzonia, che è un territorio sconfinato e perlopiù inaccessibile, ma è comunque in mezzo a una sorta di giungla. Una giungletta. Ed è una fazenda di caffè del 1717, riconvertita in fazenda di zucchero e, infine, in una distilleria di cachaça. Una struttura coloniale circondata da acqua e liane. Insomma, un posto pazzesco. “Quando siamo arrivati abbiamo impiegato circa un minuto per capire che avremmo mollato tutto e avremmo prodotto il nostro gin qui. L’unico problema era che il proprietario, Antonio Rocha, non voleva farci usare i suoi alambicchi perché non aveva idea di come si producesse il gin, figurarsi in alambicchi da fermentazione per cachaça,” racconta Arturo.

Pubblicità
Amazzoni gin primo gin brasiliano

La fazenda di caffè del 1717 che oggi è la distilleria di Amázzoni gin.

“Però ci ha affittato una stanza con dei finestroni che cadeva a pezzi e che abbiamo rimesso a posto. Abbiamo anche fatto fare il primo alambicco di rame per gin della storia del Brasile. E così siamo partiti. Quando dovevo dire al mio capo allo studio di architettura che sarei andato via gli ho detto che avevo una buona e una cattiva notizia. La buona era che avevamo preso una commissione per risistemare una distilleria. La cattiva che la distilleria era mia e non avrei fatto altro nella vita.”
Oggi Amàzzoni produce tre diverse tipologie di gin: un classico london dry, un london dry premium (Rio Negro) e il primo old tom brasiliano, nonché il più basso a livello di gradazione alcolica sul mercato a 38 gradi (Maniuara). Per un totale di 300.000 bottiglie l’anno.

Amazzoni gin

Le tre release di gin Amázzoni.

Se c’è una cosa che capisci immediatamente quando sei in Brasile, persino in una città sconfinata come Rio, è che c’è un legame osmotico tra essere umano e natura. La respirano, la vivono, la amano, la domano e la rispettano. È una roba che ti entra sotto pelle, giuro che dà una scarica di vita stranissima e, in qualche modo atavico, naturale.

Per questa ragione il primo gin brasiliano non poteva che avere ingredienti brasiliani e ispirarsi all’Amazzonia. Non è retorica, era inevitabile che fosse così: la presenza della natura è troppo potente da quelle parti per non farlo.

Pubblicità

“Con Amázzoni volevamo omaggiare il Brasile, ma non era solo marketing,” mi ha spiegato Arturo Isola. “In questa terra ci sono degli ingredienti incredibili che, ovviamente, nessuno al mondo aveva mai usato per un gin. Per cui uniamo ai classicissimi mandarino, coriandolo, limone, pepe rosa e bacche di ginepro anche il cacao, la castagna brasiliana, il maxixe (un’anguria sudamericana), la ninfea e il cipò cravo (un chiodo di garofano brasiliano). E poi c’è un ingrediente segreto che può conoscere solo chi viene qui e che ha un enorme potere spirituale per le popolazioni amazzoniche.”

Brasile amazzoni gin primo gin brasiliano

La piccola foresta nella distilleria di Amázzoni.

Il legame con alcune popolazione della foresta amazzonica, come diceva Arturo, non è semplicemente una scelta di marketing, ma un lavoro attivo per aiutare loro e la foresta che li circonda. Alcuni degli ingredienti vengono selezionati e raccolti da una popolazione amazzonica, con cui si è stretto un legame fortissimo. “La nostra idea, dopo quella di produrre un gin, era farlo in maniera sostenibile, ma anche essere un megafono per i problemi dell’Amazzonia e per cercare di trovare delle soluzioni.”

La sostenibilità è veramente al centro di questo gin brasiliano: la produzione è così sostenibile che per scaldare gli alambicchi usano il ginepro esausto, altamente infiammabile, come biomassa. Il vetro delle bottiglie è riciclato. E persino lo scarto della distillazione, le cosiddette teste e code, viene ridistillato per farne etanolo per veicoli. “In più qui lavorano solo operaie donne specializzate, per dare loro più spazio, per la loro precisione e per omaggiare le dee delle Amazzoni.”

Amazzoni gin negroni brasile

L'autore si fa un Negroni nel mare di Paraty.

Che siate persone mistiche o scettiche, il risultato non cambia.
Con un gin e tonic potete entrare dentro storie di natura e dee o godervi un Martini Cocktail dai sentori mai sentiti.
Un viaggio di dodici ore senza muovervi dal bancone di un bar.

Segui Andrea su Instagram.

Segui MUNCHIES su Facebook e Instagram.