La guida di Noisey ai Metallica
Foto: Pete Cronin per Redferns

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Musica

La guida di Noisey ai Metallica

Con dieci album in studio, una manciata di live e una campagna di ristampe in corso, può sembrare un po' difficile trovare un punto d'accesso, quindi eccone cinque.
Giacomo Stefanini
traduzione di Giacomo Stefanini
Milan, IT

Se si parla di band heavy metal, i Metallica fanno senza dubbio parte della categoria. Probabilmente sono anche gli unici artisti che anche i tuoi nonni sono in grado di nominare, in caso decidessi di disturbarli con delle domande stupide su musica di cui non gli frega niente. Facenti effettiva funzione di ponte tra il proto-metal dei Black Sabbath e l'alt-metal populista degli Slipknot, si tratta di una band che mantiene tanto lo status di pionieri storici e di standard contemporanei, importanti in modo tanto tangibile quanto intangibile mentre il genere continua a espandersi e diversificarsi.

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Come gli Anthrax o gli Slayer, i Metallica sono cresciuti nei ranchi dell'hard rock come deraglianti thrasher vestiti di jeans, costruendosi un consistente pubblico di leali capelloni. Un cambio di marcia verso una visione più mainstream li ha fatti staccare dal loro gruppo originario di pari e lanciati nella proverbiale stratosfera, una spinta verso l'alto che ha caratterizzato quanto trasceso la MTV Generation. Anche dopo che lotte intestine che ne hanno minato la produttività e un bisticcio con i pionieri del filesharing di Napster all'inizio del nuovo millennio hanno minacciato la loro credibilità, hanno solidificato la loro popolarità e il loro status nel decennio successivo. A oggi, i Metallica vendono dischi con la stessa affidabilità dei maggiori artisti rock e pop, uno sforzo rinforzato dai loro epocali concerti che riempiono stadi dalla capienza impressionante.

Uno dei motivi per cui gli album dei Metallica rimangono una presenza fissa nelle classifiche di Billboard e bestseller anche a decenni dalla data di uscita ha a che fare con la scoperta. Con ogni remaster deluxe o tour mondiale, nuovi ascoltatori giungono a frotte alla loro discografia, mentre i curiosi esplorano il loro denso catalogo con l'aiuto, ironicamente, della rivoluzione digitale in passato ripudiata dalla band. Con dieci album in studio, una manciata di live e una campagna di ristampe in corso, può sembrare un po' difficile trovare un punto d'accesso.

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Con una edizione espansa del classico del thrash del 1986 Master Of Puppets, album che ha vinto sei dischi di platino, uscita la scorsa settimana e i fan che si preparano a onorare o, perlomeno, ridiscutere Reload per il suo ventesimo anniversario a fine mese, ora è il momento perfetto per capire i Metallica.

Forse ti interessa: la fase thrash

Se non vuoi farti etichettare come poser da qualche coglione su internet, faresti meglio a prendere confidenza con la musica con cui i Metallica si sono fatti le ossa. Ispirati dall'illustre New Wave of British Heavy Metal e la ai tempi fiorente mutazione hardcore del punk rock, questo sottogenere fast-and-furious tipicamente americano conosciuto con il nome di thrash è stato il frutto di una tempesta perfetta, proprio mentre il pubblico cominciava ad aver bisogno di qualcosa di estremo.

Con Kill ‘Em All del 1983 Cliff Burton, Kirk Hammett, James Hetfield e Lars Ulrich hanno più o meno stabilito il prototipo, seppur sempre legato alle loro radici tardi anni Settanta. Quando, nel 1984, è arrivato Ride The Lightning, quell'influenza si è considerevolmente ridotta con il chiaro miglioramento nel songwriting. I due incredibili album che sono seguiti, Master Of Puppets (1986) e …And Justice For All (1988) hanno consegnato loro il trono di dèi del thrash; in quest'ultimo, Jason Newsted suona il basso dopo la tragica scomparsa di Burton.

Nel corso della loro carriera, anche tra le sue varie vicissitudini, i Metallica avrebbero pescato e sarebbero tornati alla loro estetica thrash anni Ottanta da loro, tra gli altri, canonizzata. Come provano Death Magnetic (2008) e Hardwired… to Self-Destruct (2016) il Ventunesimo secolo ha aperto loro le porte del mondo delle leggende rock, permettendo loro di rivisitare ciò che li aveva resi speciali agli inizi. Entrambi i dischi vedono al basso il sostituto di Newsted, Robert Trujillo, un veterano del metal che aveva già suonato il basso nei Suicidal Tendencies e con Ozzy Osbourne, tra gli altri. Con una mossa particolarmente astuta, questa lineup ha anche messo in piedi una serie di concerti nostalgici chiamati Big Four, con gli altri grandi pionieri del thrash Anthrax, Megadeth e Slayer.

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Playlist: " Master Of Puppets" / "Hardwired" / "Creeping Death" / "Through The Never" / "The Four Horsemen" / "That Was Just Your Life" / "Blackened" / "Atlas, Rise!"

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Forse ti interessa: la fase mainstream

Spesso chiamato Black Album, l'omonimo album del 1991 è uno dei dischi rock più venduti di tutti i tempi con 16 dischi di platino. Oltre ad aver portato l'heavy metal alle masse con video musicali indimenticabili, questo album praticamente ridefinì l'arena-rock circa quattro anni dopo che Appetite For Destruction dei Guns N' Roses aveva riposizionato l'asticella. Mentre la generazione precedente aveva venerato sull'altare dell'acufene la famiglia reale composta da AC/DC e KISS, i Metallica hanno aggiornato questo formato a una maggiore pesantezza musicale mantenendo lo stesso effetto gratificante tanto attraverso le cuffie di un Discman quanto attraverso i muri di casse di uno stadio. E quale miglior modo di godersi la pura potenza di queste canzoni dal vivo senza pagare soldoni per vedere i Metallica coi propri occhi, che ascoltarle nella comodità di casa propria grazie a Live Shit: Binge And Purge (1993).

Per quanto il Black Album fosse certamente più pesante e aggressivo di quello a cui era abituato il pubblico, gli irresistibili ritornelli di Hetfield e la produzione pulita a cura di Bob Rock si rivelarono più che appetibili. Adattando questa formula al seguente step evolutivo secondo logica, Load (1996) e Reload (1997) sperimentavano con tempi più lenti e uno stile più rock. Il nascente suono nu-metal su questi due si adattava perfettamente ai tempi, visto che il loro predecessore aveva spianato la strada per band come Nine Inch Nails, Marilyn Manson e Korn. I Metallica quindi donarono un seguito al pubblico dopo una lunga pausa, il dibattuto St. Anger del 2003, pieno di materiale più strano e dilatato nascosto fra le pieghe più pop.

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Playlist: " Enter Sandman" (Live In Mexico City) / "King Nothing" / "All Nightmare Long" / "Hero Of The Day" / "The Unforgiven" / "Attitude" / "St. Anger" / "Don’t Tread On Me"

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Forse ti interessa: la fase delle ballate

Negli anni che hanno preceduto l'ascesa dei Metallica verso il fronte del palcoscenico, l'heavy metal si faceva perlopiù spazio in radio e televisione tramite il formato più accessibile della power ballad. Cinderella, Poison, Skid Row, Warrant, Whitesnake—tutti questi e molti ancora hanno trovato il successo grazie a sentite poesie d'amore ululate accompagnando epici assoli di chitarra e un tempo percussivo d'impatto. Anche in mezzo alla sporcizia e alla violenza dei Metallica anni Ottanta, la band si concedeva alcune escursioni verso quel suono, invocando orrori personali invece di cuori spezzati in “One” e “Welcome Home (Sanitarium)”.

Questo approccio laterale ha poi portato a “Nothing Else Matters”, una delle canzoni più riconoscibili e significative dell'intera discografia della band. Triste e grandiosa, dimostra che una ballata metal non ha bisogno di trovare un compromesso dal punto di vista dell'oscurità per fare breccia nei cuori di un pubblico più ampio. Così questa canzone, e le altre che seguirono come “Hero Of The Day”, evitarono lo stigma che affliggeva le band glam e hair che avevano precedentemente vinto il pubblico pop compromettendo la loro potenza. L'influenza dei Metallica in questo stile è innegabile e si possono tracciare delle chiare linee di influenza tra loro e gruppi come Tool e Mastodon.

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Playlist: " Nothing Else Matters" / "The Unforgiven II" / "Fade To Black" / "The Day That Never Comes" / "One" / "My Friend Of Misery" / "The Unforgiven III" / "Turn The Page"

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Forse ti interessa: la fase rock 'n' roll

Se vuoi capire quali gruppi hanno formato musicalmente Hammett, Hetfield e Ulrich, non devi fare altro che mettere Garage Inc. (1998). Mette insieme cover appena registrate con altre fatte nel decennio precedente in un doppio disco che omaggia progetti hard rock fondamentali come Black Sabbath, Budgie, Diamond Head e Bob Seger insieme a band punk come Discharge e Misfits. Il primo raggruppamento si può intravedere in tutta la discografia dei Metallica, la quale ospita essa stessa sprazzi di ottimo hard rock.

Molti anni dopo le loro prime prove, quello spirito da garage veniva ancora fuori in varie tracce. “2 X 4”, da Load, evoca un'atmosfera da capanno ammuffito, mentre l'aggressiva "Fuel" ha un cuore blues. Pezzi più sconosciuti come “Prince Charming” ( Reload) e “Sweet Amber” ( St. Anger) ricordano i primi Queens Of The Stone Age più che i primi Megadeth. In Hardwired, i Metallica tradiscono la loro stessa immagine da ritorno al thrash con “Now That We’re Dead”, un viaggio da sette minuti nei Judas Priest di British Steel.

Playlist: " 2 X 4" / "Invisible Kid" / "Prince Charming" / "Now That We’re Dead" / "Sweet Amber" / "Fuel" / "Wasting My Hate" / "Bad Seed"

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Forse ti interessa: la fase sperimentale/artistoide

La maggior parte della gente che conosce i Metallica soltanto per una o due canzoni non li considera gente acculturata. Eppure anche ai tempi degli scamiciati di jeans, davano un tocco di classe ai loro concerti con "La Febbre dell'Oro" di Ennio Morricone, dalla colonna sonora di Il Buono, il Brutto e il Cattivo. Nel periodo più commerciale, quello di Load e Reload, hanno collaborato con l'autore Anton Corbijn per alcuni video musicali e con il provocatore Andres Serrano per alcuni artwork. La band ha coverizzato Nick Cave and the Bad Seeds con la stessa passione e devozione che ha applicato ai Misfits. E parlando di collaborazioni di peso, i Metallica hanno lavorato con icone dell'art rock anni Sessanta come Marianne Faithfull e Lou Reed, nonché pubblicato un intero album registrato dal vivo con l'orchestra sinfonica di San Francisco nel 1999.

Ecco, per chi ama la musica c'è tanto da esplorare nella discografia della band a parte le velocità assassine e i riff. Le reinterpretazioni orchestrali del materiale dei Metallica su S&M non hanno motivo per suonare bene, eppure funzionano alla perfezione portando una grazia cinematica a “For Whom The Bell Tolls” e “Of Wolf And Man", tra le altre. Anche se molto del materiale raccolto in Death Magnetic se la prende comoda e sfora i sette minuti a canzone, non c'è nulla di paragonabile a “Junior Dad”, la traccia che chiude LuLu e raggiunge quasi venti minuti di epico post-rock macchiato di sprazzi poetici dal sovramenzionato Reed. Sono questi momenti poco convenzionali e a volte palesemente strambi nel loro catalogo ultraventennale che contraddicono la loro reputazione di gruppo di stupidoni metal.

Playlist: The View / Frantic / Loverman / The Memory Remains / For Whom The Bell Tolls (S&M) / Junior Dad / Low Man’s Lyric / Dirty Window

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