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Iran

L'oscura saga di questo scienziato nucleare iraniano si è conclusa nel peggiore dei modi

Shahram Amiri è scomparso in Arabia Saudita nel 2009 e, un anno dopo, è riapparso negli Stati Uniti. Diceva di essere stato rapito, ma gli Stati Uniti hanno sempre smentito la sua versione.
Capture d'écran d'une interview de Shahram Amiri dans l'ambassade pakistanaise de Washington, DC. (Photo via AP)

Uno scienziato nucleare iraniano, accusato di avere fornito agli Stati Uniti informazioni sui progressi nucleari del suo paese, è stato impiccato per tradimento.

È l'ultimo capitolo di una lunga saga di intrecci, spionaggi e segreti di stato cominciata sette anni fa.

La madre di Shahram Amiri ha riferito alla BBC di aver ricevuto il corpo del figlio sabato, attorno al cui collo erano visibili dei segni lasciati da una corda —il che farebbe pensare a un'impiccagione.

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La sua esecuzione segna la prima volta in cui il governo iraniano ha ammesso apertamente di aver "segretamente arrestato, processato e condannato" un uomo che, un tempo, era stato acclamato dalle autorità come un eroe nazionale, scrive l'Associated Press.

Amiri, che lavorava per l'Organizzazione per l'energia atomica dell'Iran, era scomparso nel 2009 durante un pellegrinaggio a La Mecca, per ricomparire poi un anno dopo negli Stati Uniti in una serie di video pubblicati online.

Secondo la sua versione dei fatti, l'uomo è stato drogato, rapito, interrogato, torturato psicologicamente e imprigionato contro la sua volontà dalla CIA, mentre lui voleva tornare a casa in Iran.

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Alla fine Amiri è riuscito a tornare nel suo paese, grazie all'intervento dell'ambasciata pakistana di Washington, la quale ha una sezione dedicata agli affari iraniani, visto che gli Stati Uniti e l'Iran non hanno relazioni diplomatiche ufficiali.

Le autorità americane hanno schernito le accuse di Amiri, affermando che l'uomo aveva disertato volontariamente l'Iran, fornendo "informazioni utili" all'intelligence americana. Nel 2010 alcuni funzionari hanno detto all'Associated Press che Amiri era stato pagato oltre due milioni e mezzo di euro per le sue informazioni sul programma nucleare iraniano, ma aveva lasciato gli Stati Uniti senza i soldi.

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Quando fece ritorno in Iran nel 2010, Amiri disse di essere fuggito dalle autorità americane. Gli Stati Uniti sostengono invece che sia sempre stato libero di andarsene e tornare a piacimento, e che era rientrato in Iran solo a causa di alcuni problemi familiari. Questi problemi potrebbero essere stati dovuti alle minacce rivolte dalle autorità iraniane contro i suoi familiari, sebbene nessuno lo possa confermare.

In patria fu accolto come un eroe, ma alcuni mesi dopo fu arrestato e imprigionato. Potrebbero aver sospettato che stesse facendo il doppio gioco come agente per gli americani, o che avesse realmente fornito informazioni sul programma nucleare ai nemici dell'Iran.

Una parte delle email di Hillary Clinton pubblicate dal Dipartimento di Stato lo scorso settembre mostrano alcuni membri dello staff dell'allora Segretaria di Stato, e attuale candidata democratica alle elezioni presidenziali, preoccuparsi della partenza di Amiri per l'Iran. In uno scambio tra Clinton e i suoi collaboratori, l'allora inviato speciale del Dipartimento per l'energia Eurasiatica Richard Morningstar scrive, senza fare il nome di Amiri, di qualcuno che potrebbe essere lo scienziato nucleare:

"Abbiamo un problema diplomatico, 'psicologico,' non legale. Al nostro amico deve essere offerta una via d'uscita. Dovremmo riconoscere le sue preoccupazioni e inquadrarle in termini di fraintendimento senza nessun intento malevolo e assicurarci che non avvengano più… se deve andarsene, che vada."

Lo scorso anno, l'Iran ha raggiunto un accordo storico con gli Stati Uniti e altri membri della comunità internazionale, in cui promette di rallentare il proprio programma nucleare in cambio di una sospensione delle pesanti sanzioni economiche.

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