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Politică

A Seveso dei cittadini hanno abboccato a una bufala e sono scesi in piazza

Sebbene non sia chiaro contro chi e cosa si debbano fare delle "barricate," la protesta di Seveso è particolarmente indicativa di un modello di "protesta preventiva" che negli ultimi tempi ha preso piede in diverse parti d'Italia.
Leonardo Bianchi
Rome, IT

"I motivi per cui siamo qui stasera sono diversi: abbiamo saputo di una prima ondata di 500 clandestini, perlopiù uomini dai venti ai trent'anni dei quali non si conoscono generalità e stato di salute."

È la sera dell'8 settembre 2016 nella cittadina brianzola di Seveso, e una donna - impugnando un megafono - lancia questo allarme rivolgendosi alle centinaia di persone radunate di fronte all'ex Sadas, un grosso magazzino abbandonato.

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"Vista la criticità della zona - vicina a centri abitati, scuole e zone verdi - numeri così elevati porteranno al degrado più totale," prosegue l'oratrice. "E vista l'insufficienza del corpo della polizia locale, i cittadini non saranno più sicuri. La gente avrà paura di uscire di casa per timore di essere picchiata, violentata. Sarà una sorta di paura nella paura."

Il riquadro è a dir poco angosciante: l'invasione è alle porte, e Seveso rischia davvero di trasformarsi nel remake di un film di Carpenter. Peccato che ci siano due piccoli problemi: non sta arrivando nessun clandestino, e nessuno sta aprendo un centro d'accoglienza.

Già prima di questa manifestazione, infatti, il sindaco di Seveso Paolo Butti e la prefettura avevano ripetutamente smentito l'attivazione di un progetto in quell'area, parlando con decisione di ipotesi "prive di qualsiasi fondamento." Il primo cittadino aveva anche invitato a "trattare la questione in modo responsabile, evitando episodi di sciacallaggio."

Ma naturalmente non è servito a nulla, anche perché la mobilitazione di questi cittadini aveva assunto caratteri del tutto peculiari da parecchio tempo.

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Tutto inizia nell'ottobre del 2015 con la creazione del gruppo Facebook "BARUCCANA E SEVESO UNITI PER DIRE NO AD ALTRI IMMIGRATI," che già dalla descrizione mette in chiaro i suoi obiettivi: "AIUTIAMO PRIMA I CITTADINI DI BARUCCANA E SEVESO IN DIFFICOLTà. DICIAMO NO ALL'ARRIVO DI ALTRE PERSONE CHE NON SONO PROFUGHI."

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Spinto dallo stesso motivo – le voci di un possibile centro all'ex Sadas – e dall'arrivo di migranti in una struttura predisposta dal comune (Casa Betania), il comitato inizia a raccogliere firme per strada e organizza una prima manifestazione, a cui prendono parte una ventina di persone.

"Non vogliamo un solo immigrato in più," spiega la portavoce — la stessa donna citata all'inizio del pezzo. "Arrivano dal Bangladesh, dove non ci sono guerre né persecuzioni religiose e dove l'economia sta crescendo del 5% ogni anno."

Un altro degli organizzatori più attivi – candidato alle scorse amministrative in una lista civica vicina a Fratelli d'Italia – ribadisce di non aver nessun problema con gli immigrati, ma che è corretto "dare prima agli italiani, a chi qui è nato e cresciuto, a chi ha pagato qui le tasse."

Anche in questa occasione il sindaco Paolo Butti aveva smentito "l'ipotesi in merito a un insediamento di migranti nell'ex Sadas," e invitato a non fomentare "allarmismi inutili sul territorio cittadino."

La protesta si era effettivamente placata per qualche mese. Il gruppo Facebook era però rimasto attivo — e una ricognizione veloce permette di capire quali siano le idee politiche che ispirano i suoi animatori, nonostante si professino "assolutamente apolitici."

La portavoce ad esempio scrive di voler vedere "un Italia solo ITALIANA," sostiene che "stiamo mantenendo con i nostri soldi il 90 % dei delinquenti di tutto il mondo," e posta immagini di questo tenore:

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O ancora, disegni di questo tipo:

Nel gruppo Facebook si possono anche leggere critiche ai "biduini del caxxo," rei di lamentarsi anche se "pigliano soldi senza fare un caxxo mangiano e dormono in un posto caldo." Diversi utenti fanno anche circolare meme contro l'immigrazione.

Non mancano nemmeno post che rilanciano del materiale propagandistico di Forza Nuova:

E di Solidarietà Nazionale, una onlus collegata al partito di estrema destra:

Per non farsi mancare proprio nulla, subito dopo il terremoto di questa estate che ha colpito il centro Italia sono state rilanciate le bufale sulla presunte disparità di trattamento tra migranti e italiani: "ADESSO LEVIAMO EXTRACOMUNITARI DAGLI HOTEL 4/5 STELLE E METTIAMOCI I TERREMOTATI CHE SONO NEL LORO PAESE E VANNO AIUTATI PRIMA GLI ITALIANI."

A ogni modo la protesta ha ripreso vigore verso la fine di agosto, quando sono stati avvistati alcuni operai all'ex Sadas. Preoccupati dai lavori, il gruppo si è convinto che qualcosa non tornava e che bisognava vederci chiaro. E così, dopo essersi informati tramite "perlustrazioni" e richieste, si è nuovamente profilata la necessità di scendere in piazza.

"Faremo di tutto per bloccare questo schifo!," si legge in un post che lancia la manifestazione. Per l'occasione viene anche creato un evento Facebook, in cui si dice che "E' IMPERATIVO ESSERCI GIOVEDI' SERA, NE VALE DELLA SICUREZZA DI SEVESO E DEI CITTADINI!"

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L'8 settembre, come detto in apertura, circa trecento persone si trovano di fronte all'ex Sadas e chiedono chiarezza alle istituzioni. Secondo il quotidiano locale Il Cittadino, tra la folla sarebbe presente anche il segretario provinciale di Forza Nuova — partito che comunque non ha avuto un ruolo attivo nell'organizzazione e nella gestione della protesta.

Stando all'intervento di un uomo, che prende parola dopo la portavoce, il problema va addirittura al di là del centro d'accoglienza. Molto probabilmente, infatti, sul posto sorgerà un centro logistico; ma nemmeno questo va bene: "Con centinaia di camion che andranno avanti e indietro tutto il giorno, sarà finita per i nostri bambini giocare da queste parti. Sarà comunque insicuro."

Dopo il successo della manifestazione, nel gruppo si respira aria di trionfo. La portavoce punzecchia il sindaco ("non ci ha fornito nessuna spiegazione riguardo i lavori") e scrive che il presidio "è stato un segnale forte per fa capire alle istituzioni che molti cittadini, non vogliono e non accettano la presenza di altri immigrati clandestini sul territorio sevesino."

In un altro post si promette che la lotta continuerà, bufala o meno: "I cittadini di Seveso NON VOGLIONO ALTRI ALLOGENI sul Loro territorio […]. NOI SIAMO PRONTI ALLE BARRICATE!"

E sebbene non sia chiaro contro chi e cosa si debbano fare delle "barricate," il caso della protesta di Seveso è particolarmente indicativo di un modello di "protesta preventiva" che negli ultimi tempi ha preso piede in diverse parti d'Italia.

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Nel luglio del 2014, ad esempio, dei cittadini avevano bloccato la via Casilina all'altezza di Torre Angela per paura che potessero essere messi 3mila migranti in uno stabile in disuso. La voce, poi non confermata, aveva scatenato il panico nel quartiere. Nell'estate del 2015, invece, la falsa notizia di un'aggressione ai danni di un anziana aveva scatenato un "assedio" a un centro d'accoglienza a Lamezia Terme.

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Proprio l'altro ieri, ad Abano Terme (Padova) il comitato "Abano dice no" – che si professa "apartitico" – è riuscito a portare in piazza duemila persone per manifestare contro un centro d'accoglienza che la prefettura di Padova potrebbe aprire in un sito militare dismesso. Il Corriere del Veneto ha riportato le lamentele dei manifestanti, che assomigliano a quelle già sentite a Seveso: "Basta con questa invasione, noi non siamo razzisti ma così ci distruggono"; "non sono rifugiati ma assassini e noi gli diamo vitto, alloggio e la paghetta"; e l'immancabile "portano malattie."

Si tratta di mobilitazioni che sembrano avere tratti comuni abbastanza evidenti, e in cui i rumour diventano reali e traggono la propria forza da un brodo di coltura ben preciso: quello in cui si mescolano la totale sfiducia verso le istituzioni, la paranoia e la paura per la propria sicurezza. Del resto, come diceva lo storico Marc Bloch, "una notizia falsa nasce sempre da rappresentazioni collettive preesistenti."


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