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sesso

Gli uomini devono capirlo: parlare di sesso non significa misurarsi il pisello a vicenda

Perché noi maschi siamo spesso così sessisti, beceri e cinici quando si parla di sesso?
Niccolò Carradori
Florence, IT
Juta
illustrazioni di Juta
uomini_parlanodisesso01
Illustrazione di Juta.

Nell'ultimo mese e mezzo ho scritto due articoli sulla sessualità maschile: uno sull'epifania dell'orgasmo prostatico, e l'altro sui vuoti di autostima che la stimolazione del clitoride provoca nei giovani uomini etero. Per farlo—non avendo la presunzione di conoscere tutto il conoscibile sul sesso—mi sono confrontato con molte persone tra esperti, miei coetanei e un buon numero di amici. Che hanno deciso di darmi una mano e raccontarmi le loro esperienze e paure, probabilmente per pietà nei miei confronti, o perché sapevano che sarei stato pagato.

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Al di là dell'imbarazzo, parlare con questi amici mi ha esposto a un'esperienza inedita che è anche lo spunto per questo post. È stata infatti la prima volta in cui un amico mi ha detto apertamente "su questa particolare situazione sessuale, mi sono sempre sentito non all'altezza." Non mi era mai capitato di parlare così francamente, in modo così umano e serio e al tempo stesso informale, di sesso con altri uomini.

Le conversazioni tra maschi etero su questo argomento, specie in gruppo, sono spessissimo grottesche e votate al cazzeggio: ci si prende per il culo a vicenda riguardo a quanto e chi si scopa, si commentano amiche e conoscenti, e si tenta di metterla sempre sulla risata. Non c'è spazio per il reale confronto, perché è ritenuto imbarazzante e da rimasti.

L'unica tipologia di conversazione sessuale socialmente non imbarazzante, è quella in cui si può decomprimere: saper stare alla battuta pesante, e magari rispondere in modo ancora più pesante, mi è sempre sembrata una forma di aggregazione al ribasso, ma confortante. Formiamo tutti insieme questo circoletto del cinismo, e quello che viene detto rimane qui dentro: facciamo le bestie tutti insieme, in modo liberatorio, tanto sappiamo tutti che non stiamo parlando seriamente. Le cose serie le teniamo per un'altra parte della nostra vita.

Non posso sapere se è così per ogni compagnia di amici o gruppo Whatsapp del calcetto, ma per quanto mi riguarda lo è. È un rito di iniziazione che comincia non appena metti il naso fuori di casa, da ragazzetto. Nei cerchi di booster ai giardinetti stavi in silenzio a sentire l'amico più grande che raccontava del pompino che gli aveva fatto la regina del Celebrità del tuo paese, e ti sentivi messo a parte di qualcosa. Poi aspettavi il momento in cui avresti potuto raccontare anche tu.

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Ancora oggi parlo di sesso più o meno allo stesso modo, anche se il contesto è cambiato. Le uniche deroghe sono concesse ai rapporti diretti: con un amico intimo (molto, molto intimo) puoi parlare seriamente della tua vita sessuale, e puoi concederti un po' di debolezza, ma è una roba che resta fra di voi. Conversazioni a due, in cui rimane comunque l'idea che a una certa è bene riprendersi perché altrimenti si diventa ridicoli.

Non sto cercando di fare il neosensibilista da due soldi, non voglio scrivere il testo di una canzone dei Baustelle, però ad esempio fa riflettere il fatto che in gruppo, fra uomini, sia complicato parlare di relazioni. Quando le mie ragazze mi mollavano e raschiavo il barile della melanconia, ne ho parlato molto difficilmente con gli amici. E mi è sempre sembrato che anche loro vivessero la mia stessa difficoltà, almeno nel confrontarsi davanti al gruppo. È più una situazione di comunicazione indiretta: tutti cercavano di dare una mano come potevano, ma senza spingersi oltre la barriera della confidenza reale. Ricordo grandi discorsi su come a quel punto potevamo tornare a spaccarci in giro il sabato sera, e quanto fosse folto il nugolo di ragazze fighe della mia città con cui potermi consolare.

Non sto nemmeno facendo la vittima: anche io ho sempre provato quel senso di stucchevolezza e oversharing quando un amico si mostrava fragile in pubblico. Se invece diceva che la tizia che lo aveva mollato era una stronza, o che non era abbastanza dotata nella fellatio e quindi poco male, mi sentivo quasi tranquillizzato. Sapevo che non era così, e magari dentro di me lo compativo, ma mi sentivo rincuorato: è una cosa che capita anche a voi?

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Volendo trovare una spiegazione, credo che la situazione sia questa perché il confronto sociale fra maschi è un'interminabile sessione in cui ci si paragona il pisello a vicenda. Nonostante in generale si faccia del cameratismo maschile un punto d'onore, in realtà l'unità regge finché si rispettano delle gerarchie e si tenta di mostrarsi all'altezza. Fare commenti inopportuni e umilianti sulle donne, votarsi alla causa del cazzodurismo è un gioco che rimbalza sia sulle pareti dell'insicurezza maschile (insicurezza nel mostrarsi deboli, insicurezza nel non condividere i valori comuni della mascolinità), sia sui privilegi di genere di cui gli uomini dispongono all'interno della società. Per questo chi fa parte di questi circoletti del testosterone prova un senso di fastidio quando altri uomini ne parlano: perché si scoperchiano le loro debolezze e i loro privilegi ipocriti.

È una cosa che penso di aver introiettato molto presto, come tanti, perché anche adesso che sto scrivendo mi sento quasi un infame. Se parli di questa cosa—se cerchi di spiegare perché i maschi sono così sessisti, beceri, e cinici fra di loro quando si parla di sesso—sei uno che sta cercando di fare il furbo, il fenomeno, che vuole svilire un giochino che funziona per attirare la comprensione femminile. O peggio ancora uno che prende le cose in modo pesante, palloso: un cazzomoscio.

Ovviamente tutto questo ecosistema di invidia del pene, morbosità, e sessismo in stile Pastorizia Never Dies non riguarda tutti. Ci sono uomini che non si prestano a questi giochetti di branco—e no, non parlo tanto dei furbetti che vogliono sembrare speciali agli occhi delle donne—semplicemente perché non ne hanno bisogno.

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Ecco, io non sono uno di questi maschi, sono uno dei tanti: di commenti sprezzanti sulle ragazze ne ho fatti con gli amici. Soprattutto per sentirmi all'altezza. Non ho mai capito all'altezza di cosa, però insomma ci sono dentro fino al collo anche io.

Credo anche, però, che il clima stia lentamente cambiando. La crescente sensibilizzazione su determinate tematiche—come il dibattito sullo slut shaming o sulla mascolinità tossica, e tutto l'ecosistema creato dal #MeToo—ha sicuramente provocato un'attenzione maggiore sul rapporto che gli uomini hanno fra loro quando parlano di sesso e si danno manforte a vicenda. Questa luce, però, nella mia modesta opinione, non può prescindere dalle dinamiche interne: a svuotare questo vaso di Pandora devono per forza essere gli uomini.

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