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Intervista a Sammy Harkham

Sammy, oltre a essere una persona molto simpatica, è anche un grandissimo fumettista, che non potevamo non includere in questa rubrica sui nostri fumettisti preferiti.

Per la quinta puntata della nostra collaborazione con Reebok abbiamo intervistato un altro dei nostri creatori di fumetti preferiti, Sammy Harkham.  

Sammy Harkham è un grandissimo fumettista e una persona estremamente simpatica—prima di tutto, ha deciso di firmarsi “Sammy” e non “Samuel”, il che è tutto dire. L’ultima volta che l’ho visto, a LA, siamo andati a mangiare un hamburger da Golden State (dove fanno l’hamburger PIÙ BUONO DEL MONDO), e abbiamo passato il pranzo a ridere parlando degli enormi pantaloncini di Michael Jordan e chiedendoci se LL Cool J si presenta alla gente come Cool James? O come Ladies Love? Anche di quanto volevamo fare l’amore selvaggiamente con i nostri hamburger, da quanto erano buoni. A parte questo relativamente buffo aneddoto sulla simpatia del Sig. Harkham, un suo breve cv illuminerebbe già da solo le ragioni per le quali abbiamo deciso di intervistarlo per la nostra continuativa collaborazione con Reebok. Sammy ha fondato Crickets, un serie a fumetti autoprodotti estremamente eterogenei, e Kramers Ergot, forse la migliore antologia di fumetti indipendenti al mondo, giunta ormai all’ottava edizione (uscita per Picturebox, mentre le ultime due erano uscite per Buenaventura), e Family, forse la libreria con la migliore selezione di libri/fumetti/dischi/riviste/zine/arte che ho mai avuto il piacere di visitare. Insomma: ha fondato tre cose bellissime. Inoltre, disegna le copertine per i dischi di Bonnie “Prince” Billy.

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VICE: Ciao Sammy. Quali erano i tuoi fumetti preferiti quando eri ragazzino?
Sammy Harkham: Mi piacevano tutti quei merdosi fumetti hippy in bianco e nero che i miei fratelli maggiori leggevano e lasciavano in giro per casa, come Dead World, Cheech Wizard, Fish Police, Le Tartarughe Ninja, Zap, Eagle, Gripes. Crescendo ho cominciato con quelli di Jaimie Hewlett, Jim Woodring e tutti le cose di Fangoria Magazine.

Come hai cominciato a produrre Kramers Ergot?
Durante il liceo, lavoravo a un giornaletto chiamato Dick Fry (dal titolo di una canzone dei Big Black) con il mio amico Kramer, ma eravamo entrambi troppo distratti per riuscire a lavorarci insieme. Quando finalmente ho iniziato a occuparmene da solo, in parte per metterlo nel culo a Kramer, ho cambiato il titolo in Kramers Ergot (dal titolo di un’altra canzone dei Big Black).

Volevi sposarti con Steve Albini?
Sì certo. È completo: forte convinzione morale, una buona etica lavorativa, e una voce meravigliosa.

Suonavi in una band a quei tempi?
No, mai.

E questa Dick Fry, cos’era?
Intervistavamo le band australiane locali, come i Midget, i Fur, i Lawnsmell, i Regurgitator e altre band che passavano dall’Australia quando erano in tour—Will Oldham, Doo Rag, e altre che adesso non ricordo. Poi c’erano dei fumetti, qualche disegno e altre cazzate. Era ispirato più ai giornaletti locali che trovavamo al negozio di dischi, che non ai fumetti o ai giornali veri. Cazzeggiavamo con la fotocopiatrice e basta.

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E poi, come ha fatto un giornaletto chiamato Kramers Ergot a diventare quel librone che è Kramers Ergot 6, o addirittura all’enorme settima edizione che pesa millemila chili?
Be', fatto il giornaletto, volevo pubblicare un’antologia di fumetti e ho solo mantenuto lo stesso titolo. Mi sono autopubblicato le prime quattro, ogni edizione era più grande della precedente, mentre capivo meglio cosa significasse curare una pubblicazione. Poi la Gingko Press ha pubblicato la quinta edizione, e la Buenaventura Press ha pubblicato la sesta e la settima. La PictureBox ha fatto la più recente, l’ottavo volume. Kramers Ergot è una cosa che faccio per mantenere vivo l’interesse per i fumetti, quindi spesso cambia di numero in numero, concettualmente e fisicamente. Mi piace l’idea di fare una bella antologia di fumetti e, come nella maggior parte dei casi, se vuoi qualcosa devi fartela da te.

Qual era l’idea dietro la grandezza di Kramers Ergot 7?
La dimensione dei giornali una volta era 40 x 55 centimetri e i fumetti ad essi allegati erano tutti enormi e venivano presentati tutti insieme in un supplemento allegato al giornale. Io volevo vedere come sarebbe stato se i fumettisti di oggi avessero avuto tutto quello spazio a disposizione. Pensavo che potesse imporre un nuovo modo di guardare, sia per gli artisti che per i lettori.

In effetti, è molto fica. Sei contento di com’è venuta l’ottava edizione di Kramers Ergot?
Sì, è la mia edizione preferita. È difficile per me guardare un lavoro che ho appena finito, ma ho una bella sensazione con Kramers 8. Tutti hanno fatto un ottimo lavoro.

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Pensi che Kramer Ergot 7 sia stato un successo?
Credo sia andato bene. Purtroppo un’antologia è buona solo se è buono il lavoro degli autori che contribuiscono a crearla. Ci sono cose in quel libro delle quali sono molto fiero—sia Apo Raapi che Conrad Botes hanno fatto alcuni dei migliori fumetti che siano mai stati pubblicati su un’edizione di Kramer.

E Crickets, per chi non la conoscesse, cos’è?
Crickets è la mia serie di fumetti autoprodotta. L’ultimo numero, il numero 3, era enorme e in due colori, ed è la prima parte di un fumetto lungo a cui sto lavorando, intitolato “Il sangue della Vergine”. È un fumetto che parla dei film d’exploitation girati a Los Angeles nel 1971. Se tutto va bene, il numero 4 uscirà quest’anno.

Sei mai stato attratto dall’idea di scrivere una graphic novel tradizionale?
Certo, sembra bello, ma non penso che si possa forzare una cosa simile, perché è davvero un gran lavoro. “Il sangue della vergine” è la mia prima storia lunga. È cominciata come un fumetto di tre pagine e non ha fatto che crescere, fino a trasformarsi in quello che adesso sembrerebbe quasi l’inizio di un graphic novel. Alcune idee funzionano come calamite per altre idee che poi influiscono sul cambiamento della dimensione o della trama a cui agganciarsi, la creazione di un racconto e di una serie di personaggi che possono essere usati come veicoli per tutto quello che ti passa per la mente. Quando succede è eccitante perché le idee creano altre idee e insieme appaiono migliori di quanto sembrino separatamente, e hai la sensazione di lavorare a qualcosa di grande e ambizioso.

Ti consideri un artista, un illustratore o un fumettista? Sviluppi lavori diversi in modi diversi, e se sì, come?
Per usare le tue parole, io sono un fumettista, e lo sarò sempre dato che è quello che ho sempre fatto ed è ciò che conosco e capisco meglio di qualunque altra cosa. Affronto i fumetti in modo diverso da come affronto altri progetti. Provo a fare tutto velocemente e pensandoci il meno possibile, ma con i fumetti ho imparato che non posso farlo troppo perché non sono bravo a disegnare e a scrivere. Quindi passo un sacco di tempo cercando di farli bene!

E invece Family bookstore? È tipo la mia libreria preferita del mondo. La racconti a chi non la conosce?
Family è un negozio che ho avviato con mia moglie Tahli e con il mio amico David Kramer nel 2006. Trattiamo solo libri, musica e film che ci piacciono. L’idea era di creare un negozio con la stessa selezione di una galleria o di una boutique, ma senza essere i soliti modaioli pretenziosi e riverenti che si trovano negli altri posti. Un luogo in cui puoi trovare il vinile della colonna sonora di Suspiria, un libro di poesie di Brett Ralph, i fumetti di Tim Hensley e una zine di Peter Sutherland tutti insieme. Family è anche una galleria e uno spazio dove si possono organizzare eventi. Abbiamo fatto letture, mostre ed eventi folli con tante persone meravigliose. Anche con te!

Grazie, Sammy. TVB.

Segui Tim e Sammy su Twitter: @yestimsmall e @samharkham