Mi sono sempre chiesto, così, come domanda personale mai veramente approfondita -quindi solo congetturata-: perché da sempre si vedono calendari del duce nelle edicole, bottiglie col fascio Littorio in alcune trattorie e alcuni calciatori salutavano romanamente dopo aver segnato?
Per me era abbastanza scontato che queste cose dovessero essere fatte al buio del segreto per non finire in galera. Non mi sono mai speso per cercare la legge che invece lo impedisce.
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Insomma, credevo che ogni minimo gesto fascista, nazista e pubblico, rappresentasse da solo apologia di fascismo.
Il caso, l’ennesimo, di questi giorni, riguarda un uomo di Lido di Jesolo che possiede un supermarket. Sugli scaffali ben gonfi di questi primi, torridi, caldi estivi fanno capolino decine di bottiglie di vino più o meno scadente con le etichette ispirate alle figure di Mussolini e Hitler.
Ci sono tutte: dal classico mezzobusto con elmetto alle scritte “Mein Kampf”, “Credere, Obbedire, Combattere”, fino ai ritratti del Fuhrer, le croci di ferro sulle tazze e le davvero ricercate frasi “Ein Volk, Ein Reich, Ein Fuhrer” e “Blut und Ehre” (Sangue e Onore). Per i veri intenditori.
Le tazze vengono 5,90, le bottiglie di vino “solo” 10,50.
Il Top Market di Jesolo non è l’unico che vende questa roba, sia chiaro, ma tre scaffali pieni sono decisamente un numero sufficiente per far parlare di sé. A Roma per esempio, qualche anno fa, avevano fatto discutere le botteghe che rivendevano a pochi passi dal Viminale bottiglie con i grandi dittatori sull’etichetta. Qui si racconta anche come una volta ci fossero anche vini con su la svastica e di come poi fortunatamente siano stati vietati.
Ma torniamo a Jesolo: il signor Nopetti, proprietario dell’attività, argomenta la cosa in modo così disarmante che cadono veramente le braccia.
“È solo business. Non capisco chi si indigna e sono contro i falsi moralismi. Io voto M5S, non sono né fascista né nazista. Ma se la gente le compra – e di queste bottiglie ne comprano tante – io continuo a venderle”. Ha detto a La Repubblica una volta interpellato.
Dice inoltre che queste bottiglie si vedono in Veneto e Romagna da anni, lui da trenta le vende, per la precisione. Cosa è cambiato? Che ora ne vende il triplo.
“Giusto i tedeschi si indignano della cosa, gli altri non si fanno problemi”, ha continuato.
Se vi siete fatti anche voi la stessa domanda che mi faccio da anni, no, non esiste una legge che impedisca la vendita diretta ai Nostalgici.
O meglio, un annetto fa passò alla Camera la legge Fiano che impediva di vendere gadget o qualsiasi effige fascista o nazista, ma le Camere si sono sciolte prima che potesse essere approvata al Senato. L’alternativa è Apologia di Fascismo, che blocca ogni tentativo di minare alla Costituzione attraverso movimenti e sotterfugi politici.
Ma di memoriale nulla, tanto che qualche settimana fa il Campidoglio a Roma stava per intitolare una via ad Almirante e Genova l’ha proposto due giorni fa. Senza dimenticare il pasticcere di Maratea che ha messo in vetrina una torta con Adolf Hitler di zucchero. Per fortuna esistono segnali come quelli di Bologna, la cui amministrazione ha limitato la vendita dei gadget fascisti.
Ho cercato per contro il divieto di gadget che so, di Gesù Cristo, di Trump in Russia o del Papa in Inghilterra ma niente da fare, tutto è possibile quando ci sono i soldi di mezzo. E il mercato. Non c’è nulla che vieti nemmeno le immagini di Allah, il che è strano forte. In nessun Paese.
Al momento quindi non c’è alcuna legge che vieti né il Saluto Romano, né la vendita di roba del Duce. Ci sono ben tre aziende che producono indisturbate.
E indovinate un po’ chi era sfavorevole alla legge per la limitazione dei gadget e gli oggetti fascisti? Oltre alla Meloni e Storace, il M5S, che in quell’occasione twittò che nel giorno del lancio del nuovo iPhone, loro erano costretti ancora a parlare di comunismo e fascismo. Eh già!
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