“Il Vermouth Hempatico è lavorato come di categoria Superiore. Non volevamo scadere in un prodotto banale facendo affidamento sull’onda dell’erba legale.”
Non tutti sanno che in Italia abbiamo avuto una delle più grosse produzioni di canapa industriale nel mondo, seconda solo a quella dell’Unione Sovietica.
Videos by VICE
Oggi invece la coltivazione di canapa sta scomparendo. I contadini della zona preferiscono piantare grano che, per le leggi del mercato, è ancora la coltivazione più richiesta, oltre a poter essere trattato con pesticidi a basso prezzo che garantiscono la resa – spesso a scapito dei suoli. E così la coltivazione della canapa è stata messa da parte.
A un’oretta di macchina da Torino c’è una zona, chiamata non a caso Canavese, dove ancora si coltiva canapa di prima qualità, che oggi serve soprattutto all’industria farmaceutica per la creazione di medicinali a base di CBD, e che prima ancora veniva utilizzata per fare tessuti resistenti tipo le corde delle navi militari britanniche. Siamo in Piemonte, siamo vicini a Torino, quindi dei tizi hanno pensato bene di fare un Vermouth di alta qualità con la canapa: il Vermouth Hempatico.
Allo stesso modo della canapa, anche il vermouth come alcolico da pasteggio, nella città di Torino e nei suoi dintorni, è a rischio. Quando poco tempo fa sono stato nel capoluogo piemontese non c’è stato un solo bar di quelli brutti, cattivi e popolari, che potesse darmi un Vermouth diverso dai soliti Carpano e Martini. E questo è un problema: sarebbe come dire che a Napoli sta sparendo la pizza. Per queste due ragioni Davide Pinto, patron del Cocktail Bar Affini a Torino, e la scuola di Bartending Evho hanno pensato di valorizzare al massimo il territorio mettendosi a produrre un Vermouth Superiore – che abbia almeno il 50% dei vini piemontese e aromatizzato con erbe del Piemonte – con le infiorescenze di canapa del canavese.
“Questa pianta non è drogante, è una tradizione secolare del Canavese che andava perdendosi. Una risorsa pazzesca che crea anche nuovi posti di lavoro.”
“Il Vermouth Hempatico (perché hemp significa “canapa”) è lavorato come di categoria superiore”, mi dice Davide Pinto di Affini. “Non volevamo scadere in un prodotto banale facendo affidamento sull’onda dell’erba legale.” Insomma, non volevano fare un vermouth da due soldi e dai facili profitti solo mettendoci una bella foglia di marijuana sull’etichetta da vendere al supermercato. “Il terroir delle nostre zone è fondamentale: per fare questo vermouth usiamo solo vini che vengono da qui. L’Erbaluce DOCG e il Cortese DOC, oltre alla Canapa Carmagnola, la più antica d’Italia e l’Eletta Campana.”
Per capire meglio di cosa stessimo parlando, mi sono fatto spiegare tutto questo in mezzo al campo di canapa dei signori Giovanni e Domenico, a Mezzè. Giovanni e Domenico la coltivano da vent’anni e non cambierebbero coltivazione per nulla al mondo. “La canapa è una coltura perfetta: cresce moltissimo, ha bisogno di pochissima acqua, la resa è alta e le radici profonde fungono da fertilizzante per le colture successive, in genere legumi, che ridanno forza al terreno.” Una coltura che si fa senza problemi in biodinamica, e che però oggi fa storcere il naso a molti. “Devi scontrarti coi pregiudizi della gente”, mi dice Nicolò Nania, un ragazzo di 35 anni esperto di canapa che ha pensato bene di mettere le basi di un dialogo tra produttori per creare un solido mercato di domanda-offerta. “Questa pianta non è drogante, è una tradizione secolare del Canavese che andava perdendosi. Una risorsa pazzesca che crea anche nuovi posti di lavoro.”
La canapa, come mi dicono Domenico e Giovanni, è “il maiale delle piante”, non si butta via nulla. Ci si fanno dalle infusioni con il fiore al pellet per produrre energia. “Quando l’abbiamo piantata, facendo le analisi del terreno, è venuto fuori che la fertilità era triplicata, che assorbiva la Co2 e che d’estate i fiori attraevano così tante api da poterci anche produrre ottimo miele.” Nel caso del Vermouth, i valori del THC delle piante usate sono molto inferiori allo 0.5 consentito, mentre quelli di CBD piuttosto alti, perché è una delle varietà che ne ha di più (per fare le cose tecniche, ci sono 66 nanogrammi di THC per mL e 318 di CBD). No, questo non significa che vi sballa.
“Il vermouth è sempre stato un prodotto per tutti: un vino che si bevevano tanto gli operai della FIAT quanto personaggi di rilievo per festeggiare un avvenimento importante”
Per fare il vermouth c’è bisogno del vino bianco. Se trovate il vermouth rosso ricordatevi che non viene da uve rosse, ma c’è un’aggiunta di caramello. Il vino fortificato torinese, che ora viene snobbato per i soliti spritz da quattro soldi (anche se ne esistono di buoni), in realtà è interessante perché rappresenta tanto una tradizione (è stato inventato nel 1786), quanto un’industria, di quelle sane. Non fai vermouth per te, in casa: saresti un completo pazzo a blendare il vino, fortificarlo, inserirci venti botaniche diverse, aspettare e pregare che sia venuto bene. Tutto questo tipo nella vasca da bagno.
Il vermouth è sempre stato un prodotto per tutti: un vino che si bevevano tanto gli operai della FIAT quanto personaggi di rilievo per festeggiare un avvenimento importante. “Quando hanno inventato il palinsesto radiofonico si sono ubriacati con il Vermouth.” Un prodotto locale sì, ma attenzione: “Ricordiamoci sempre che il Vermouth è torinese, ma la parola viene dal tedesco Wermut, che significa Artemisia Maggiore, una delle botaniche fondamentali. È un sangue misto, anche un modo per dire che non ci sono frontiere,” mi spiega Davide.
A pranzo – un menù ovviamente a base di canapa, dalle foglie fritte agli gnocchi fatti con la farina – abbiamo pasteggiato con drink a base di Vermouth Hempatico e Hempatico liscio. Inizialmente una vocina scettica dentro di me mi diceva: “Guarda, probabilmente è solo una manovra di marketing ben confezionata, non saprà davvero di canapa!” E invece le due varietà di canapa diverse si sentivano tutte, distintamente, e hanno tirato fuori aromi e gusti nettamente diversi. La varietà Carmagnola aveva sentori fortemente agrumati, mentre l’Eletta Campana faceva uscire un retrogusto fortissimo di nocciola, ma più oleosa, che beh, è espressione del Piemonte pure quella. “Per trovare la ricetta giusta abbiamo impiegato circa due anni”, mi dice a tavola Luca Bogino della scuola Evho. “Una volta che abbiamo avuto l’idea abbiamo cominciato a fare prove su prove in casa (e ne abbiamo dovute fare molte), per avere la ricetta perfetta. Quella finale prevedere che le infiorescenze della canapa macerino per 30 giorni. Dopodiché si estrae a freddo e si aggiunge alle botaniche tradizionali, per un totale di 21 botaniche.”
Dopo il pasto continuavo a versarmi bicchieri su bicchieri di Hempatico senza vergogna: quel colore verdognolo mi attraeva senza via d’uscita. E visto che c’ero, mi sono anche messo qualche infiorescenza in tasca, che non si sa mai.
Il Vermouth alla Canapa esiste, ora lo sapete e no, non vi sballa. È semplicemente una bomba, che omaggia un territorio e ci ricorda che dobbiamo riscoprire un sacco di cose che stiamo dimenticando. Che poi riscoprirle sbronzandosi non è così male.
Segui Andrea su Instagram