Settimana scorsa, in un raid militare contro una roccaforte dello Stato Islamico (IS), è rimasto ucciso un militare americano. L’operazione ha permesso alle forze di sicurezza americane di salvare circa 70 ostaggi.
L’operazione, a cui hanno partecipato anche i combattenti curdi, ha avuto luogo giovedì 22 ottobre in una prigione della cittadina di Hawija. Il rappresentante americano nel Kurdistan iracheno ha detto a Reuters che il raid è stato pianificato e condotto dalle forze anti-terrorismo curde, con il sostegno delle truppe americane.
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Ora un filmato, pubblicato online, mostra lo svolgimento dell’operazione “dall’interno”.
Nel video, che è stato postato su internet domenica dal Consiglio di Sicurezza per la regione del Kurdistan, si vedono alcuni uomini vestiti con delle lunghe tuniche guidati attraverso una stanza buia da soldati americani.
Per tutta la durata del filmato, si sente il rumore di colpi di arma da fuoco. In una sequenza successiva, gli uomini vengono perquisiti uno a uno dai militari mentre vengono condotti lungo un corridoio stretto.
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Durante l’operazione sono rimasti feriti quattro curdi, mentre un soldato americano è stato ucciso, diventando il primo statunitense a morire sul campo nella battaglia contro lo Stato Islamico (IS) in Iraq e in Siria. Il Pentagono ha reso nota l’identità del soldato: si tratta del capo sergente Joshua L. Wheeler.
Secondo il Segretario della Difesa americano Ash Carter, Wheeler si è gettato in un conflitto a fuoco per salvare le forze curde prese in ostaggio. Carter ha detto che le truppe americane non avevano in programma di entrare nell’edificio, e inizialmente dovevano solo guidare e assistere i combattenti curdi.
Stando però al colonnello Steve Warren, portavoce della coalizione guidata dagli Stati Uniti che sta bombardando i militanti di IS da più di un anno, le forze americane sono poi entrate quando è giunta voce delle prime vittime curde.
Simili operazioni di soccorso sono rare. La missione congiunta ha evidenziato l’importanza dei combattenti curdi peshmerga come alleati nella lotta contro i militanti di IS, che controllano grandi porzioni di territorio in Iraq e in Siria.
“L’intenzione era di salvare i peshmerga presi in ostaggio da ISIL,” ha detto una fonte del Consiglio di Sicurezza del Kurdistan, una regione semi-autonoma nel nord dell’Iraq. “Avevamo informazioni affidabili sulla presenza dei peshmerga in quella struttura.”
Nessuno degli ostaggi liberati dall’operazione era peshmerga, e ciò porta a pensare che i prigionieri curdi siano stati portati dai militanti in un altro luogo, ha aggiunto una fonte curda.
Circa 62 peshmerga sono scomparsi in battaglie contro i militanti, e svariati sono stati decapitati nei video di propaganda dello Stato Islamico. IS detiene ostaggi in svariate prigioni dislocate nei territori sotto il suo controllo, compiendo regolarmente esecuzioni delle persone accusate di essere spie dello stato iracheno o delle potenze straniere.
Le forze del governo iracheno, le milizie sciite e i curdi stanno tutti combattendo contro lo Stato Islamico, ma il coordinamento tra le varie forze è difficile in un paese lacerato dalle divisioni etniche e tribali. Il Ministro della Difesa iracheno ha detto venerdì che non era a conoscenza del raid, avvenuto poco più a nord della cittadina di Hawija, controllata dallo Stato Islamico.
“Abbiamo ricevuto la notizia dai media, non ne sapevamo nulla,” ha detto a Reuters il generale Tahsin Ibrahim Sadiq, portavoce del ministro. “Erano coinvolti solo i peshmerga e gli americani, e il Ministero della Difesa non ne era a conoscenza.”
È stata la più importante operazione contro lo Stato Islamico degli ultimi mesi, e secondo Warren era stata richiesta dal Governo Regionale del Kurdistan. Il Pentagono ha detto che non segnerà un cambiamento delle tattiche americane, mentre un portavoce della CIA non ha voluto commentare sull’ipotesi che gli ostaggi recuperati avessero legami con il governo americano.
I funzionari statunitensi hanno negato che gli ostaggi recuperati avessero alcun collegamento con gli Stati Uniti. Ma Ayad Allawi, un importante politico sciita iracheno, ritiene che devono esserci state persone importanti tra gli ostaggi perché avvenisse un’operazione così rischiosa.
“Credo che [il raid] sarebbe avvenuto solo in caso fossero presenti delle persone utili,” ha detto.
Sabato il corpo del sergente Wheeler è stato portato negli Stati Uniti, e all’uomo, nativo dell’Oklahoma, è stata conferita la Purple Heart, una medaglia consegnata dall’esercito americano a chi è rimasto ferito o ucciso in combattimento.
Il 39enne era stato assegnato al comando per le operazioni speciali dell’esercito americano con base a Fort Bragg, nella Carolina del Nord. È entrato nell’esercito nel 1995 e ha iniziato a far parte del comando per le operazioni speciali nel 2004. Ha partecipato in totale a 17 missioni di supporto in Iraq e Afghanistan, e ha ottenuto 11 Bronze Star Medals, medaglie conferite per atti di eroismo o di servizio meritevole in zona di combattimento.
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