Nella giornata di giovedì Apple ha deciso di eliminare dall’App Store Afghanistan ‘11 — la versione mobile di un gioco strategico per PC, che era disponibile da più di un anno per iPhone e iPad. La scelta sembra essere motivata dal fatto che il gioco mostrerebbe “governi o entità reali specifiche come nemici” — che è però un po’ il sale di qualunque videogioco, libro o film basato su fatti storici.
Afghanistan ’11 è infatti un rigoroso gioco di strategia di Slitherine, sviluppatore inglese specializzato in simulatori bellici di ogni tipo — dalle guerre immaginarie di Warhammer 40.000, ai simulatori tattici studiati per il Pentagono. In Afghanistan ‘11 il giocatore deve rivivere le fasi dell’omonimo conflitto contrastando i talebani e i signori della guerra locali con operazioni di ricognizione, intelligence, truppe speciali e, soprattutto, cercando di stringere legami con la popolazione locale, sviluppando infrastrutture e conquistando “le menti e i cuori,” proprio come prevedeva la strategia dell’esercito USA. L’uccisione dei talebani è solo parte di uno scenario strategico che può essere completato solo migliorando le condizioni di vita della popolazione locale.
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Afghanistan ’11 non è quindi semplicemente un gioco di strategia, ma qualcosa che si avvicina al confine col serious gaming e una vera e propria lezione di storia a cui partecipare attivamente per capire meglio un momento importante del mondo moderno.
“Troviamo quantomeno peculiare che vengano selezionati giochi e App in modo totalmente arbitrario da Apple per la rimozione senza andare nel merito del gioco stesso,” ha detto a Motherboard via messaggio Marco Minoli, Marketing Director di Slitherine LTD. “Afghanistan ’11 è un wargame dove bisogna costruire relazioni con la popolazione civile, ed è assurdo che venga considerato in questo modo.”
Questa decisione, che non è stata ancora commentata ufficialmente da Apple, rinfocola la polemica non solo sul rapporto tra “politicamente corretto” e intrattenimento, ma soprattutto su quanto Apple tratti diversamente le app rispetto agli altri contenuti disponibili sul suo Store e stia — come il recente caso Tumblr conferma — creando un ecosistema ben preciso.
Già nel 2011 Cupertino aveva rimosso senza spiegazioni Phone Story, un gioco satirico di Molleindustria che mostrava tutto il ciclo produttivo di uno smartphone, dalla raccolta dei materiali in Africa fino al negozio, passando per le fabbriche cinesi in cui bisognava impedire che gli impiegati si suicidassero.
In quel caso è facile ipotizzare che Apple non abbia gradito l’ironia sui metodi di produzione della maggior parte degli smartphone oggi. Nel caso di Afghanistan ‘11 la cancellazione sembra, invece, una decisione arbitraria — un po’ come togliere da iTunes Salvate il Soldato Ryan perché vengono uccisi dei tedeschi —, che conferma solo come il problema della curatela degli store online di giochi e app sia tutt’altro che semplice da risolvere.