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È morto Oliver Sacks, l'uomo che ha umanizzato i nostri disturbi psicologici

Il neurologo ha raccontato gli ultimi mesi della sua vita in un commovente articolo per il 'New York Times.'

Immagine: Dan Lurie/Flickr

Oliver Sacks, neurologo, scrittore e pianista, meglio noto per aver umanizzato alcune delle malattie più complesse e oscure del genere umano, è morto domenica, dopo una lunga battaglia contro il cancro, riporta il New York TImes.

Il melanoma oculare è stato diagnosticato a Sacks nove anni fa, e ha portato alla formazione di metastasi nel fegato e in altre parti del corpo all'inizio di quest'anno. Sacks ha dichiarato di avere ancora pochi mesi di vita a febbraio ed è morto domenica scorsa, a 82 anni.

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Da febbraio, Sacks—che scriveva regolarmente a proposito delle battaglie dei suoi pazienti contro malattie come Parkinson, Tourette, Asperger e persino il daltonismo—ha iniziato a raccontare cosa significhi venire a patti con la propria mortalità, in una serie di articoli che sono tra i più toccanti che io abbia mai letto.

A luglio, nel pezzo "My Periodic Table", Sacks ha raccontato di aver collezionato per tanto tempo elementi naturali come modo per affrontare la perdita di persone a lui care:

"Ora, a questo punto, quando la morte non è più un concetto astratto, ma una presenza—una presenza troppo vicina e che non può essere ignorata—torno a circondarmi, come facevo da bambino, di metalli e minerali, piccoli emblemi di eternità. A un capo della mia scrivania, c'è l'elemento numero 81, racchiuso in una scatolina graziosa, inviatomi da un amico in Inghilterra: recita, "Buon Compleanno di Tallio," un souvenir per il mio 81esimo compleanno, festeggiato lo scorso luglio; poi, un reame dedicato al piombo, l'elemento numero 82, per il mio 82esimo compleanno, caduto questo mese.

Il bismuto è l'83esimo elemento. Non credo che vedrò il mio 83esimo compleanno, ma sento che c'è qualcosa di speranzoso, qualcosa di incoraggiante, nell'avere vicino un '83'. Ammetto di avere un debole per il bismuto, un metallo modesto e grigio, spesso sottovalutato e ignorato anche dagli appassionati di metalli. Ciò che sento come medico che si occupa di maltrattati e marginalizzati si estende al mondo inorganico e trova un parallelo nei miei sentimenti per il bismuto.

Quasi sicuramente non vedrò il mio compleanno di polonio (l'84esimo), ma non vorrei neanche avere vicino del polonio, con la sua intensa e letale radioattività. Ma dall'altro capo della mia scrivania—la mia tavola periodica—conservo un bellissimo frammento di berillio lavorato (il quarto elemento), per ricordarmi della mia infanzia, e di quanto tempo è passato dal giorno in cui la mia vita, ora prossima alla fine, è cominciata."

Sacks non ha visto il suo compleanno di bismuto né quello di polonio, ma nei suoi 82 anni di vita ha portato chiarezza e umanità in un campo che è troppo spesso fatto solo di linguaggi tecnici e incomprensioni. In una recensione del suo memoir, On the Move, Michael Roth dell'Atlantic ha scritto che Sacks "ha sviluppato un talento nel prestare attenzione alle persone rese invisibili dalle loro stesse malattie, invisibili a tutti tranne che alla sua capacità di guardarle come esseri con una storia e contesti diversi."

Se non l'avete già fatto, leggete Risvegli, che racconta in modo dettagliato il suo impiego di un nuovo farmaco sui pazienti con edema cerebrali; o L'uomo che scambiò sua moglie per un cappello, una raccolta di storie sui suoi pazienti più interessanti, o, almeno, leggete di come Sacks ha vissuto gli ultimi mesi della sua vita, con una grazia e un'onestà che si incontrano raramente.

"Ora, debole, con il respiro affannato, i muscoli una volta tonici prosciugati dal cancro, mi accorgo che i miei pensieri sono sempre più vicini—non in senso sovrannaturale o spirituale, ma nell'ottica di cosa significa vivere una vita buona e utile—a un senso di pace interiore," ha scritto nel pezzo "Sabbath" di questo mese. "Scopro i miei pensieri a vagare verso il Sabbath, il giorno del riposo, il settimo giorno della settimana, e forse anche il settimo giorno della vita di un individuo, quando avverte che il proprio lavoro è concluso, e può, in buona coscienza, riposare."