Anthony Iacono. Tutte le immagini per gentile concessione di Zevitas Marcus Gallery La lotta per separare arte e tecnologia è uno sforzo futile e irrequieto oggigiorno, tant’è che ha più senso smettere di lamentarci e semplicemente accogliere questa idea—che è esattamente il concetto dietro alla mostra Olimpia’s Eyes. Allestita alla Zevitas Marcus Gallery di Los Angeles, la mostra si concentra sull'era post-internet, in cui la realtà non esige discernimento dalla sua controparte tecnologica, ma è invece la tecnologia a chiedere di essere disgregata nei suoi componenti tangibili e umani.Il titolo della mostra è tratto dal libro The Sandman dell’autore romantico prussiano E.T.A. Hoffman. Il libro narra l’ascesa e il declino della relazione sentimentale di un personaggio con un automa femmina.Lavorando sulla sensazione della cosiddetta uncanny valley [il principio per cui un robot che somiglia troppo all'uomo ci inquieta, ndt], la mostra esamina uno stato iperrealistico ma anche disorientante, in cui la tecnologia replica azioni umane in modo talmente convincente che si perde il senso della realtà. Proprio come descrive il comunicato stampa della galleria, la mostra si colloca in quel non-luogo dove “l’interazione umana è inseparabile dalle interfacce tecnologiche.”“In questa realtà,” spiega la Zevitas Marcus Gallery, “l’identità è malleabile, e siamo spesso incerti di chi—o cosa—stia dietro gli avatar con cui ci connettiamo e interagiamo.” Guarda altre opere della mostra Olimpia’s Eyes qui sotto:Olimpia’s Eyes espone 17 artisti ed è aperta al pubblico dal 25 giugno – 27 agosto 2016, alla Zevitas Marcus Gallery. Per avere maggiori informazioni sulla mostra, andate qui.
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