Dopo aver fatto discutere mezzo mondo con un freestyle a cappella in cui ha demolito Trump, Eminem ha deciso di annunciare a sorpresa il suo ritorno—oltre che il suo nuovo album, che si intitolerà Revival—con un featuring d’eccezione. Grazie anche all’intervento di JAY Z, è la voce di Beyoncé a introdurci a “Walk On Water”, primo estratto dalla nuova opera di Marshall Mathers. “Cammino sull’acqua / Ma non sono Gesù / Cammino sull’acqua / Ma solo quando è congelata“, dice Bey, a mettere subito in chiaro un messaggio: le superstar vengono spesso considerate delle divinità infallibili, soprattutto nel mondo dell’hip-hop, ma in realtà hanno difetti e debolezze come chiunque altro.
Eminem va quindi a contraddire ciò che aveva dichiarato di sé nel 2013 con la sua hit “Rap God”, come a seguire lo spirito del tempo—grazie all’opera di artisti come Chance the Rapper, Kendrick Lamar e persino XXXTentacion, essere un rapper e cantare delle proprie paranoie e della propria salute mentale è diventato non solo accettabile, ma un valore aggiunto. Ma come si esplicita questo messaggio nelle strofe di “Walk On Water”? Le ho tradotte per voi qua sotto.
Perché le aspettative sono così alte?
È per l’asticella che ho alzato?
Allungo le mie braccia ma non riesco a toccare nulla.
È un altro paio di maniche, o forse ci posso arrivare,
Ma appena stringo le mani
Perdo la presa come un trapezista.
Precipito nel buio, il cielo si sta facendo nero.
So che l’obiettivo è ambizioso, farfalle
Mi aprono in due lo stomaco,
So che, qualsiasi barra mi inventi,
Voi insisterete e vi lamenterete,
Ed è un Vicodin difficile da ingoiare, e così butto via progetti
Man mano che la pressione aumenta,
E sento il ghiaccio incrinarsi, come pieghe sui pantaloni.
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Al pianoforte della produzione si aggiungono anche altri suoni: quelli di fogli di carta che vengono appallottolati, come a riecheggiare il sentimento che Em vuole trasmettere. Nonostante sia considerato quasi universalmente uno dei migliori rapper mai esistiti, continua a scartare canzoni e progetti temendo le reazioni di un pubblico mai soddisfatto.
È la maledizione dello standard
Settato dal primo dei dischi di Mathers,
Sono sempre in cerca del verso che non ho ancora sputato.
Questo passo sarà solo un altro passo falso
Che sporcherà l’eredità, l’amore o il rispetto
Che mi sono guadagnato? La rima deve essere perfetta, l’interpretazione impeccabile,
E mi sembra sempre di centrare il bersaglio
Finché non mi metto in macchina a riascoltarmi e mi faccio a pezzi.
Tipo, “‘Sta merda è spazzatura!”
Dio mi ha dato tutto questo, e continuo a non sentirmi diverso.
I ragazzini mi considerano un Dio, è un’idiozia.
Se solo sapessero che è una facciata, che è esauriente…
E provo a non ascoltare le cazzate,
Ma se quello che voi infame stavate provando a fare era privarmi della mia confidenza:
Missione compiuta!
Non sono stato mandato da Dio, non sono Rakim, Pac, B.I.G., James Todd Smith,
E non sono Prince, e allora…
È da una vita che Eminem non le manda a dire a chi lo critica: già ai tempi di “The Real Slim Shady” non si risparmiava in insulti e diti medi lirici, dichiarandosi totalmente disinteressato a ricevere il consenso dell’industria musicale o della critica. Oggi Eminem è una persona diversa, più consapevole di sé stessa e del proprio invecchiamento. Non si considera benedetto da un metaforico Dio del rap come i suoi idoli, che cita esplicitamente alla fine della strofa. Ammette di essere estremamente critico nei confronti delle sue stesse barre, e di andare in paranoia quando si vede criticato e insultato.
È vero, sono un cubo di Rubik—uno splendido casino.
A volte sono infantile, sì, sparo cazzate e scherzo.
Sono un essere umano difettoso, credo.
Ma sto facendo il mio meglio per non rovinare le vostre
Aspettative, rispettarle, ma prima ci sono stati
Il mio verso su “Speedom”, e poi Big Sean.
“Sta andando troppo veloce! Parlerà di sua mamma, la insulterà?”
C’è stato un momento in cui tenevo il mondo per le palme, lo facevo mangiare dal palmo della mia mano.
Uscivo di testa su ogni canzone, su ogni album,
E ora mi prendono per il culo, mi guardano male.
Ma l’unica persona che mi guarda dall’alto
Di cui mi importa qualcosa, ora, è DeShaun.
Un po’ di contesto: qua Eminem parla dei suoi due ultimi featuring, quello su “Speedom” di Tech N9ne e quello su “No Favors” di Big Sean. Si immedesima nel pubblico e nelle sue domande, immaginandosi criticato per il suo flow troppo veloce o per l’assenza di riferimenti alla sua famiglia, uno dei temi principi della sua storia lirica. Poi trova orgoglio nel suo passato, e sostiene che l’unica persona che lo può guardare dall’alto è DeShaun Dupree Holton, in arte Proof, rapper e suo compagnon nei D12 ucciso nel 2006 in un nightclub di Detroit. Così, Eminem porta rispetto a un suo compagno scomparso con un gioco di parole azzeccatissimo—il “dall’alto” diventa anche un riferimento al Paradiso.
Sono fortunato a essere ancora qua dopo tutto questo tempo?
È una domanda che va fatta,
Specialmente dopo il metadone,
Mentre lo ieri svanisce e la casa di Dresden
Brucia e crolla, e tutto quello che resta di casa mia è il giardino.
Il pubblico se n’è andato
Ed è arrivato il momento di lavare via la tinta bionda.
Le vendite diminuiscono, il sipario è calato,
Stanno chiudendo il set, e io continuo a spiare da dietro le quinte.
Voi che avete dei dubbi, ricordatevi questo:
Prendete la vostra rima migliore, scrivetene una più bella, e rifatelo mille volte.
Lasciate che ve lo dica, al mondo non fotte più un cazzo delle vostre rime.
Man mano che esco dagli occhi, esco dal cuore, potrei andarmene anche dai miei.
Ma come posso lasciar perdere questo microfono senza combattere?
Sono in alto, ma anche se cadrò starò bene.
Non mi lamenterò, non piangerò, non piagnucolerò,
Ma deciderò se questo, stavolta, sarà il mio ultimo inchino.
Nella conclusione della sua terza strofa, Eminem parte dalla distruzione della sua storica casa di Detroit, al 19946 di Dresden Street, bruciata nel 2013 da un piromane dopo che una donna la aveva comprata con l’intenzione di trasformarla in un museo. Ora che quel luogo è scomparso, anche le sue origini si fanno più incerte: si immagina dietro le quinte di un palco, a guardare il pubblico scomparire. Ma in un ultimo impeto d’orgoglio, afferma la sua volontà di tentare di affermare le sue skill un’ultima volta, senza lamentarsi. Forse sarà l’ultima volta, e lo dice esplicitamente. Ma tanto vale crederci, come Em sbraita nelle ultime parole del brano:
Perché sono solo un uomo,
Ma finché ho un mic, sono quasi come un Dio.
Quindi io e te non siamo uguali, stronzo:
Io ho scritto “Stan!”
“Walk On Water” ci introduce un nuovo Eminem, maturo e consapevole come non era mai stato, e suggerisce per Revival un ruolo particolare: potrebbe essere un album di svolta all’interno della sua opera, e forse il suo ultimo. Staremo a sentire quello che Marshall avrà da dire, ma da queste premesse possiamo stare certi che ci sarà molto da scoprire e analizzare.