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Tutti i cliché sulla cocaina a Milano sono veri

Per capire quanto ci sia di vero nell'equazione Milano-cocaina ho intervistato uno spacciatore che ha venduto a Milano per vent'anni. Mi ha parlato di creativi, di qualità della cocaina e di come stiano cambiando i consumi.

Tom Scotcher

Sullo stereotipo che la diffusione della cocaina a Milano sia parecchio alta si è andati avanti imperterriti per moltissimi anni, fra film, battute di comici mediocri e annunci sensazionalistici per cui sembrava che il solo sfiorare una banconota potesse comportare il rischio di ritrovarsi faccia a terra nel bagno di una discoteca tamarra, con il sangue dal naso, un infarto in arrivo e il portafoglio svuotato da un ex membro del cast di Drive In di cui non ricordi il nome.

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Per capire quanto effettivamente ci sia di vero in questo supposto legame privilegiato della città con la coca ho intervistato un amico che ha venduto a Milano per un sacco di anni, entrando in contatto con vari livelli di divertimento e disperazione umana sparpagliati in tutti i quartieri e tra tutte le estrazioni sociali.

VICE: Partiamo dallo stereotipo: Milano è una città che ha un legame particolare con la cocaina o no, secondo te?
Di base non credo, la cocaina è ovunque, ogni città ha i suoi giri. Io ovunque sia stato in Italia l'ho sempre trovata entro mezz'ora, anche senza conoscere nessuno. A Milano forse ce n'è di più anche perché è una città in cui si concentrano un sacco di professionalità di un certo tipo—designer, giornalisti, gente che lavora nella pubblicità. Quell'ambito lì, insomma.

Insomma persone legate al "settore creativo".
Sì, ci sono alcuni mondi lavorativi in cui è davvero molto molto diffusa—ma vabe', questo lo sanno tutti.

Mediamente com'è la qualità della cocaina che gira a Milano?
Dipende. [Ride] Il classico sputapalline [i marocchini che vendono in strada] non ha cocaina di buona qualità. In genere sono i venditori italiani a vendere roba di qualità migliore perché si affidano alle famiglie calabresi. O alle volte, anche direttamente ai dominicani.

Gli italiani, però, è più difficile trovarli a vendere in strada.
Sì, diciamo che è diversa la dinamica. Di solito il marocchino che vende in strada vive delle rendite dello spaccio e basta, mentre, sempre generalizzando, di solito l'italiano ha il suo lavoro e vende cocaina per arrotondare e fare due soldini, no? Per questo è veramente difficile che lo trovi fermo lì in piazza con una fila di persone, "Dammi 50, dammi 100."

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Si può riuscire a stabilire in qualche modo chi ha in mano il mercato a Milano?
Assolutamente i calabresi. Tutto quello che arriva qui è bene o male gestito dai calabresi che vivono nell'hinterland. Ti parlo di Sesto, Rho… posti in cui abitano da generazioni, magari stanno qui da quarant'anni.

E a livello di prezzi?
Be', è difficile stabilire una media. Diciamo che la quantità minima, ovvero un grammo (un grammo effettivo), a Milano lo trovi fra i 70 e i 120 euro.

È molto tagliata in genere?
Mah, dipende tutto da dove la compri. In ogni caso secondo me la coca bisogna cucinarla per capire se e quanto è tagliata. La maggior parte della gente comunque difficilmente ha alternative—si limitano a prendere quello che offre il mercato.

Ci sono periodi in cui si vende di più?
Ovviamente. Settimana della moda, settimana del design, prima di Capodanno, e poi inizio agosto-fine luglio perché la gente parte e se la porta dietro, cose così. Diciamo che il commercio della coca segue i ritmi circadiani della città.

Foto di Giorgi Nieberidze.

Consigli per un consumatore che deve comprare a Milano?
Evitare gli sputapalline. Quella è davvero merda. È nulla mischiato ad altro. Ma anche per questioni di sicurezza propria conviene trovare qualcuno di fiducia. Non necessariamente italiano eh, semplicemente qualcuno che si conosce. Ultimamente ci sono dei marocchini che ce l'hanno buona—stanno nei parchi, un po' fuori però, quasi nelle campagne. Sono gli stessi che vendono la roba [eroina]—lì la qualità è abbastanza buona.

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C'è un sacco di concorrenza nel mondo dello spaccio? Tu la sentivi?
Qui la piazza è talmente grande che onestamente no, non si sente la concorrenza. In un paesino invece la senti eccome. Io arrivo da un paesino, e lì devi stare attento a non pestare i piedi.

Poi è chiaro che nelle zone già "occupate" non ci vai a vendere, altrimenti sono cazzi. Se sali di livello, poi, come ti dicevo, ti ritrovi a fare i conti con i calabresi e i dominicani a cui è assolutamente sconsigliabile pestare i piedi. Mi rompe il cazzo citare Saviano, però in effetti il suo libro sulla coca non dice bugie. Gran parte della coca arriva dai calabresi che trattano direttamente con i sudamericani. Ti ricordi del tipo che era stato ucciso con la moglie e il bambino qui a Milano?

In Porta Romana?
Sì. Ecco, era per un debito di cocaina da più di 100.000 euro, pare. A quelli non gliene frega un cazzo.

Ma a che livello cominci ad avere a che fare direttamente con queste persone?
Boh io ero a un livello considerevole, ma ho sempre preferito evitare. Anche per mia scelta, preferivo pagarla di più, ma non entrare in determinati giri. È brutta gente. Non è gente con cui usciresti a cena o a farti una serata. D'altra parte a livello di prezzi è un altro universo.

Tipo?
Se in strada, come ti dicevo, puoi arrivare a pagare un grammo anche 120 euro, a quei livelli si parla di prezzi fra i 25 e i 40 euro. Ovviamente parliamo di quantitativi superiori agli etti.

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Mi dicevi che secondo te il consumo di crack è parecchio in aumento.
Sì, specie fra i ragazzini. Questa cosa dei ragazzini la noti anche perché per strada adesso puoi comprare anche con 20 euro. Due righette sono diventate assolutamente accessibili per qualunque tasca, e a Milano davvero tutti consumano. Cominci a trovarla in giro anche già cucinata. Ovviamente male, schifosa, non certo la freebase, ma per trovarla la trovi. Comunque il crack è molto più diffuso di quanto si creda, anche fra i vari personaggi famosi. Io personalmente lo sconsiglio fortissimo.

Guarda il nostro documentario sulla Sisa, la cocaina dei poveri.

Tu lo usi?
Io ne sono uscito: se fosse una scala, prima usavo 100 e ora uso due. A parte i soldi che volano via, tanti da poterci comprare due automobili, la mia salute ne ha risentito, non ero più io. Diventi totalmente asociale, alla fine vuoi solo stare 172 ore da solo in casa senza vedere nessuno. Ti cambia. Non hai più nemmeno un po' di autocritica, hai solo sta voce che ti strilla, "Ma vai a fumare vai." Ho avuto culo che non sono finito come tanta gente coi tic, che cerca per ore cose che non ci sono sul tavolo e cose così.

Ti sei disintossicato da solo?
Be', la mia disintossicazione è stata l'arresto. Ho avuto fortuna perché ho fatto solo un giorno in camera di sicurezza in questura e poi sono uscito subito. Questo succedeva un po' di mesi fa. Poi, mentre ero ai domiciliari, ho continuato a consumare quasi allo stesso modo di prima dell'arresto. Poi è arrivata l'estate e ho smesso praticamente di usarla. Adesso mi faccio una volta ogni due settimane, una cosa così.

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Che tipo di gente era quella che comprava da te?
Tutti i tipi. Anche se in realtà il mio giro era medio alto, anche dal punto di vista culturale. Gente con lavori belli e interessanti. Io ero comunque abbastanza atipico. Non smazzavo in giro, neanche nei locali. Facevo venire a casa solo amici o amici di amici. Poi, alla fine, il giro si è allargato. Però insomma era una cosa più tranquilla, li facevo venire da me, davo anche a credito, alle volte offrivo anche. C'era un minimo rapporto di amicizia alla base.

Eh, è un tipo di amicizia un po' precaria però.
Ovviamente ti crei il tuo personaggio. Vendevo a tutti con il sorriso e con rispetto e tutti mi trattavano di conseguenza. Naturalmente sono conscio che non siamo amici davvero. Quando ti beccano, poi, cambia tutto. E per me è cambiato davvero tutto. Chiaro che non vendevo convinto che tutti fossero amici, alla fine molti erano solo conoscenti a cui davo fiducia. Anche se è strano: un sacco di gente che mi era vicina si è eclissata, mentre alcuni conoscenti si sono comportati bene con me. La dimensione dei rapporti umani comunque è così, specie in quest'ambito delle feste, delle serate… le persone ti rispettano finché ha senso per loro farlo, cioè finché hai la coca.

Questo giro "altolocato" te lo sei proprio cercato?
No, in realtà no. Ci ho messo un po' di anni a "costruirmi il mio giro", ma è stato tutto abbastanza casuale. L'intenzione era semplicemente di arrotondare, no? La cocaina io ho cominciato a spacciarla poi solo negli ultimi tre anni. Comunque i miei amici, le mie frequentazioni erano quelle. Gente a cui piaceva far serata, persone fra i 25 e i 55 anni più o meno. Magari te ne accorgevi che stavano esagerando se invece di venire il venerdì cominciavano a venire dal martedì. Alla fine a mettere dei limiti alle cose ci sono solo due fattori: forza interna che hai e soldi.

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Cosa posso scrivere di te nell'intro? Che hai spacciato per un po'?
Eh, per vent'anni.

Be', un bel po'. Quindi scrivo che hai spacciato e adesso fai… altro?
Un po' continuo a fare come prima, anche se molto meno. Quando hai visto girare parecchi soldi non hai voglia di stare a sclerare per un cliente che ti dà 800 euro per un mese di lavoro, capito? Non ha molto senso. Si ritorna sempre alla tragica normalità, comunque. Devi guardare il portafoglio e stare attento a spendere e tutto.

Come in Quei Bravi Ragazzi, l'hai visto?
Esatto, come il finale di Quei Bravi Ragazzi.

Tu lo sai come ti hanno beccato?
Eh lo sai com'è andata. Infami.

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