Foto per gentile concessione di Matteo Swaitz.
Più in generale, Matteo Swaitz ha condotto una vita, se non avventurosa, quantomeno movimentata: cresciuto nella Ostia post- Amore Tossico, è stato uno dei pionieri della scena techno-illegale italiana, ha fondato fanzine oggi semidimenticate come Peti Nudi, ha regalato alla filmografia hard pellicole come Lotta di classe e Mucchio selvaggio, e per qualche tempo è stato pure in galera. La sua biografia ha il respiro epico della vicenda personale che riflette e anzi incarna passaggi epocali della cultura non ufficiale italiana. Era tanto che pensavo di intervistarlo, un po' per rievocare alcuni snodi che tanto hanno influito sull'immaginario underground (ma non solo) di casa nostra, un po' perché lo considero veramente una specie di unsung hero al quale, fossi un romanziere, avrei già dedicato un Limonov con Lory D al posto dei poeti russi e il litorale romano al posto della Bosnia periodo guerra civile. Alla fine l'ho incontrato nel suo studio al Quadraro, periferia sud di Roma: come da previsioni, è stata una chiacchierata molto lunga.
Con la storia qui raccontata i Coilnon c'entrano quasi nulla, ma visto il titolo del pezzo mi sembrava doveroso cominciare così.Non ricordo esattamente come e quando ho conosciuto Matteo. Ma sono quasi sicuro sul dove: Ostia. Per la maggior parte dei romani, è il quartiere che significa domeniche in spiaggia e pranzi di pesce con vista sul mare non proprio scintillante del Lido. Ma c'è anche tutta una mitologia parallela che scorre a fianco delle cartoline raffiguranti gli impianti balneari, le palazzine di Adalberto Libera e le rinomate trattorie à la Dar Zagaia. Episodi come l'omicidio di Pasolini, per dire. O film come il già citato Amore Tossico di Claudio Caligari, che per Matteo significa "il vero anno zero, l'evento all'inizio di tutto." E infine la Ostia dei rave, degli interminabili weekend sotto MDMA e del centro sociale Spaziokamino poi ribattezzato "il tempio della pezza". Di questa Ostia (che è poi l'unica Ostia che mi sia mai interessata), Matteo è per me immagine e assieme memoria storica, per quanto i ricordi siano offuscati dalle troppe pasticche ingollate.
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Spaziokamino.
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Matteo Swaitz sul set.
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Alcuni estratti—senza scene di sesso—daMucchio Selvaggio. Al di là di attori e comparse, notevole è il name-dropping che chiama in causa i tre quarti dei sottoboschi underground romani. Gli storici delle sottoculture prendano nota.Per Matteo, "il TruceKlan fu la cosa più estrema, fresca e ribelle in cui mi trovai coinvolto una volta finita la stagione rave. Un primo anello di congiunzione tra scena techno e rap furono i vandali di TRV [ The Riot Vandals, una delle più storiche crew di writers romani], cioè Joe, Pane, Nico e Stand. Poi conobbi quelli che all'epoca erano ancora i TruceBoys—Noyz Narcos, Metal Carter, Gel e Cole—grazie a Sandrino della Smuggler's Bazaar, che poi produsse La calda notte di Noyz Narcos e Chicoria. A me il rap non piaceva e a dire il vero non piace nemmeno adesso, però le cose che facevano loro erano tutte storte, rozze, malate… E poi erano trash, drogati e orgogliosi di esserlo, dei disagiati veri. Fu amore a prima vista."A Swaitz si devono diversi video del Klan, da quello di "Roma Violenta" alle collaborazioni con Gel e Metal Carter. Credo si possa definire Swaitz il Truce-regista ufficiale, o se non altro un membro onorario della banda. Ad attrarlo agli autori di Ministero dell'Inferno c'era anche il fatto che "a differenza del giro raver, girava pure tanto sesso. Perché sai, prima con tutta quella techno astratta e rincoglionito dalle pasticche, su quel versante ti ritrovavi un po', come dire, atrofizzato. Invece cazzo, col rap si scopava."
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In attesa che Matteo torni dal carcere, Jessica Moore (