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Per San Valentino ho portato una ragazza al cinema porno

Dato che è fin troppo facile disprezzare San Valentino a parole, ho deciso di passare il mio 14 febbraio in compagnia delle due cose meno romantiche a cui sono riuscito a pensare: i cinema porno e le app per incontri.

Chi ha detto che il romanticismo è morto? Foto di Peter Ryaux-Larsen.

Al mondo ci sono poche cose più innaturali e forzate di San Valentino. I regali non si fanno per amore, ma perché c'è scritto sul calendario, e tutti perdono la testa nel disperato tentativo di adeguarsi a consuetudini sociali progettate per incartare e commercializzare il loro affetto.

Dato che è fin troppo facile disprezzare San Valentino a parole, ho deciso di passare il mio 14 febbraio in compagnia delle due cose meno romantiche a cui sono riuscito a pensare: i cinema porno e Tinder. Per essere più precisi, ho chiesto a una ragazza a caso su Tinder di andare con me al Cinéma L'Amour, un famoso cinema porno di Montreal.

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Non ero mai entrato in un cinema porno, ma sono sempre stato molto curioso. I più li guardano con un certo schifo, mentre io sono attratto dall'alone di mistero, peccato e sessualità repressa che li circonda, come una scatola avvolta da un nastro con su scritto, “Si prega di non aprire.”

Andare in un cinema porno è facile. Trovare una ragazza su un'app di appuntamenti disposta a venirci con me, invece, sembrava più complicato. O almeno, così credevo Dopo qualche giorno di rapida ricerca senza filtri su Tinder ho incontrato Dominique (un nome fittizio), una bella studentessa di ingegneria della McGill University. Siamo usciti insieme prima di San Valentino, e mentre chiacchieravamo alticci in un fast food, gliel'ho chiesto. Si è messa a ridere. Le ho detto che non stavo scherzando. A quanto pare Dominique ha a sua volta deciso che non ero uno stupratore e ha accettato, ponendo due condizioni: nel film non ci sarebbero dovuti essere “neri enormi né scene lesbo.”

Per fortuna, i film in programma per il giorno di San Valentino erano The Teacher's Pet: Grade A e Breakin' 'Em In #16: Part 2. Nulla che suggerisse lesbo o peni enormi. Ho optato per The Teacher's Pet: Grade A perché l'idea di quel "break in" mi faceva accapponare la pelle.

Prima della proiezione ci siamo incontrati a casa mia, per condividere un momento di innocente realtà e—possibilmente—stabilire un certo livello di fiducia. In quel modo Dominique avrebbe avuto un po' di tempo in più per decidere se tirarsi indietro. Se l'avesse fatto non me la sarei presa. Ma non l'ha fatto, confermando il mio buon presentimento: qualsiasi ragazza disposta ad esporsi così tanto si sarebbe potuta rivelare molto interessante. Mi sono vestito senza badare troppo al mio aspetto e siamo usciti nelle strade innevate di Plateau, il quartiere di Montreal in cui vivo.

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Non abbiamo parlato granché lungo la strada. Quando siamo arrivati ho messo la mano sulla porta per aprigliela e ho fatto un respiro profondo. Era il punto di non ritorno. Sapevo che qualsiasi cosa ci fosse stata lì dentro, qualsiasi cosa fosse successa, quando saremmo usciti sarebbe stato tutto diverso. Ero pronto?

Ho aperto la porta, ho lasciato passare Dominque e siamo entrati.

“Due biglietti per The Teacher's Pet: Grade A, per favore.”

La bigliettaia si chiamava Heather, e così su due piedi le avrei dato cinquant'anni. Gli occhi iniettati di sangue le affondavano in un mare di pelle cadente, e i tratti incupiti del volto erano parzialmente coperti dai capelli grigi sfilacciati. Mi ha guardato sospettosa mentre il suono di organi genitali in attività proveniente dalla sala ha riempito la stanza.

“Sono dieci dollari e 50. Per lei è gratis.”

Dietro al bancone c'erano i soliti snack da cinema, popcorn e patatine con offerte speciali scritte a mano sui cartellini. C'era odore di sigarette e disinfettante. Anche se il pavimento era di gomma nera e c'erano DVD porno allineati sul muro a sinistra, il posto era molto simile a un vecchio cinema. Per un attimo nella mia mente si è acceso un barlume di speranza: forse sarebbe stato molto più normale di quanto ci aspettassimo.

Heater ci ha detto con tono severo che di sopra erano disponibili cabine private per 35 dollari in più. Io e Dominique ci siamo guardati, confusi.

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“Perché, di sotto com'è?”

Heather ha agitato le mani in modo isterico in direzione della sala, “Oh, lo so io com'è. Non ci vado, ma lo so.”

Be', stranezze e perversione era ciò per cui avevamo pagato, quindi ci è sembrato giusto scegliere l'esperienza completa. E poi, alla fine, quando male poteva andare? D'altronde, i cinema porno non sono semplici cinema che proiettano film per adulti? Certo, magari ci sarebbero stati dei tizi in impermeabile che ci avrebbero spiati nell'ombra, e forse uno o due tizi si sarebbero masturbati in silenzio ai loro posti, ma se fosse stato peggio di così qualcuno l'avrebbe fatto chiudere. Giusto?

Abbiamo deciso di restare al primo piano, e Heather ci ha condotti in sala attraverso una porta rivestita in pelle rossa, spiegandoci che il tour del cinema era compreso nel prezzo. Ci ha portati in un settore con una catena di plastica bianca su ogni lato.

“Qui nessuno può sedersi dietro di voi,” ha sussurrato. “Vedrete come arrivano, se vi sedete da un'altra parte.”

Nella sala si contava una dozzina di uomini, alcuni affondati nelle poltrone con cappelli da baseball calati in testa e altri che si aggiravano tra le file in modo sinistro. Mi sono guardato intorno per crearmi una mappa mentale dei pervertiti che ci osservavano nell'ombra. Dominique era l'unica donna presente, il tutto in una stanza con una forte carica sessuale. La tensione era palpabile. Ci siamo seduti e abbiamo iniziato a vedere il film.

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All'improvviso mi sono accorto che gli uomini avevano iniziato a spostarsi lentamente, uno alla volta, in nostra direzione. In breve ci siamo ritrovati circondati. L'aria odorava di piscio.

Ho messo il braccio intorno a Dominique—non per essere romantico, ma per reciproca sicurezza. Lei mi ha stretto la mano così forte da farmi guizzare le nocche. All'improvviso sono diventato profondamente consapevole della mia nuca. Quando lo schermo si è illuminato mi sono girato, e la luce mi ha mostrato la faccia di un tizio sdentato che mi sorrideva da due file dietro. Mi sono girato e ho guardato alla mia sinistra, dove un tizio appoggiato al muro mi osservava con un ghigno inquietante. Nessuno stava guardando il film. Noi eravamo il loro buffet all-you-can-eat. Non temevo certo per la mia sicurezza, ma non mi andava che uno sconosciuto mi eiaculasse addosso.

Sono affondato nella poltrona e ho provato a concentrarmi sul film. A quanto sembrava, Daisy non aveva fatto i compiti nemmeno stavolta, e voleva raggiungere un accordo con Brad, l'insegnante. Poi è c'è stato un close-up, con un'inquadratura in alta definizione del suo ano. Aveva le dimensioni di un gigantesco e pulsante copertone di un camion, e la telecamera continuava ad avvicinarsi per mostrare quanto fosse profondo e spalancato.

“Questo è un film di fantascienza,” mi ha sussurrato all'orecchio Dominique.

Ho riso nervosamente mentre osservavo i muri e il soffitto. Il posto era davvero bello. Era stato costruito nel 1914, e sia gli interni neoclassici che le balconate del secondo piano erano più o meno uguali a come dovevano essere state cento anni prima. Volevo stemperare la tensione e condividere questa mia piccola osservazione con Dominique. Ma in quel momento abbiamo sentito il rumore di cinture che si slacciavano.

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Sono schizzato in piedi e l'ho trascinata all'ingresso per dire a Heather che avevamo cambiato idea. Una selva di teste e di occhi affamati si è mossa nel buio, seguendoci mentre uscivamo. Eravamo davvero felici di rivedere Heather, e lei ha chiamato il suo collega perché ci mostrasse il posto.

“Alex?” ha detto. “Alex!”

Alex è strisciato al suo fianco e ci ha fatto un largo, inquietante sorriso. Era russo e sembrava avere circa 40 anni. Aveva lo sguardo pigro e annebbiato, che faceva vagare per la stanza mentre parlava.

“Volete passare San Valentino di sopra?”

Ha preso la via delle scale prima ancora che potessimo rispondergli, e noi l'abbiamo seguito mentre il rumore di schiaffi e gemiti rimbalzava sui muri. Siamo arrivati alla balconata nel momento stesso in cui l'ano gigantesco veniva esplorato da una lingua gigantesca. Alex è scoppiato a ridere, probabilmente la migliore reazione possibile a una cosa del genere.

“Dopo un po' diventa divertente.”

Alex sembrava un bravo ragazzo e forse l'unica altra persona a posto nell'edificio. Ci ha mostrato le salette private, formate da un piccolo divano con una tenda intorno e un lato aperto sul davanti per guardare lo schermo. Ci ha raccontato la storia dell'edificio e ci ha detto che il giorno successivo avremmo trovato tutt'altra situazione, con più spettatori.

“Ma oggi è San Valentino. La gente sta a casa con la famiglia.”

Ci ha portati nella vecchia sala di proiezione. C'erano i ganci a cui l'addetto alla proiezione poteva appendere la pellicola del film, una tv degli anni Ottanta e un bagno; nell'aria, un odore come di trucioli bagnati. Anche se Alex ci aveva in qualche modo convinti continuavo a mantenere le distanze, perché la possibilità di venire ucciso in un posto del genere non mi sembrava poi così assurda.

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“Perché di sotto ci hanno circondati?” ho chiesto.

“Se venite qui e siete l'unica coppia, si aspettano uno spettacolo.”

Ero visibilmente teso. Ci avevano infastiditi a un livello che andava ben oltre il voyeurismo, fino ad arrivare a una forma di costrizione aggressiva. Il semplice atto di entrare nella sala con una donna aveva innescato un meccanismo di bocche sbavanti e incrostate e palle fumanti e sudate. E quella tremante eccitazione era basata sull'assoluta convinzione che noi due avremmo scopato, in un cinema, davanti a tutti.

“Ci sono abituati. Ieri è entrata una ragazza, ha spompinato tutti e se n'è andata. Un'altra volta è arrivata una e ha detto. 'Chi vuole venire di sopra con me?' Ha scelto un tipo che non se l'è voluta scopare, così è tornata giù e se n'è trovata un altro.”

Era troppo per Dominique.

“Ma che tipo di donne sono?” ha detto.

“Be', non ti somigliano.”

Dominique aveva un'aria spaventata, e sembrava provare lo stesso senso di confusione e incredulità che provavo io. Siamo scesi di nuovo di sotto e, con mio sommo orrore, ho avvertito il bisogno di andare in bagno. C'erano due porte, una che diceva “Uomini” e un'altra che diceva “Solo donne.”

“Non ti conviene venire con me?”

“No, no, no, tutto a posto,” mi ha detto. “Vado all'ingresso a parlare con Heather.”

Sono sceso per una stretta scala a spirale fino al bagno. Mi sono dovuto piegare non urtare il soffitto, e mi sono avvicinato all'orinatoio guardandomi alle spalle. Da qualche parte c'era un rubinetto che gocciolava. Quando ho finito sono corso su per le scale e mi sono fermato quasi in cima, quando ho visto un paio di scarpe. Ho guardato su, ed era il tizio dal sorriso inquietante che era in sala.

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“Come ti chiami?” ha detto con un accento innaturale.

“Stephen,” ho risposto superandolo.

“Io sono Laurent. È proprio bella la tua ragazza.”

“Sì, grazie, devo andare.”

“Da dove vieni?”

“Da Toronto.”

“Io dall'Africa. Sono qui da nove anni. Mi piace guardare le persone mentre vengono.”

“OK, piacere di conoscerti.”

Che cazzo era appena successo? Sono passato attraverso la porta e ho visto un tizio incredibilmente pallido con addosso un impermeabile che cercava di approcciare Dominique. Lei mi ha preso per un braccio e siamo tornati all'ingresso.

“Come ti senti?” ho detto.

“Sembra il paese delle meraviglie dei pervertiti.”

A quel punto i più si sarebbero lasciati alle spalle quell'oscuro mondo di perversione per fare ritorno alla normalità. Ma per quanto possa suonare strano, noi non ce ne volevamo andare. Non volevo darla vinta a quel posto. Anche negli occhi di Dominique, dietro lo spavento, c'era uno sguardo determinato. Così, senza una parola, siamo tornati in sala. Ci siamo seduti in fondo in modo da poter tenere d'occhio tutti quelli che stavano davanti a noi. Gli spioni hanno notato la nostra mossa e hanno iniziato ad aggirarsi intorno a noi, cercando il contatto visivo. Ci siamo messi in guardia l'uno con l'altra con sussurri isterici.

“Merda, sì, sta arrivando. Cazzo. Non guardare. OK, no, se n'è andato.”

“Sta tornando, è alla tua sinistra, proprio lì. Merda! Ha il pisello di fuori!”

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Ci siamo abbracciati come due ostaggi mentre Daisy e Brad continuavano a scopare a tutto volume. Laurent si è avvicinato, e stavo per dirgli di allontanarsi, ma si è limitato a chiederci:

“Posso farvi una foto?”

Era pur sempre meglio che venire aggrediti, così l'abbiamo lasciato scattare qualche foto imbarazzante di noi due seduti vicini.

L'autore al cinema nel giorno di San Valentino.

“OK, basta così. Ora vogliamo restare soli.”

Dopo qualche minuto hanno smesso di aggirarsi in modo strategico nella nostra zona. La sala sembrava vuota. Ho cercato di capire cosa stesse succedendo. Quando ho notato che si erano spostati in fondo alla sala per guardarci da dietro, il mio cuore si è fermato e ho iniziato a sudare freddo. Nascosti nell'ombra, qualche metro dietro di noi, c'era una fila di occhi che fissava le nostre nuche.

A un certo punto, The Teacher's Pet: Grade A è finito. Ce l'avevamo fatta. Ci siamo scambiati uno sguardo che diceva, "Sì, adesso però andiamocene," e ci siamo alzati. Mentre uscivamo Laurent ci ha bloccati e ha cercato di baciare Dominique. Lei lo ha schivato abilmente e siamo corsi fuori, nell'atrio. Abbiamo superato Heather, gli snack e i DVD porno e siamo usciti. Ci siamo fermati un attimo a respirare.

“Stai bene?” le ho chiesto.

“Posso avere un abbraccio?” ha risposto.

“Sì.” Anch'io ne avevo bisogno. “Non facciamolo mai più.”

Ho guardato la neve che cadeva, le persone che si tenevano per mano, i bambini che saltavano e correvano in giro e ho avvertito un profondo senso di sollievo. Nessuno dei passanti mi voleva eiaculare addosso.

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“Ehi,” ho detto, “ti va di venire da me? Ci facciamo una pasta, beviamo qualcosa…”

“È la cosa più romantica che ho sentito in tutta la giornata. Sì.”

Dopo cena siamo saliti nella mia stanza, e lei si è spogliata, mi ha slacciato la cintura e abbiamo fatto sesso.

Dopo siamo rimasti sdraiati sulla mia pila di magliette stropicciate, ansimanti, a guardare il soffitto.

“Come ti è sembrato il cinema?” le ho chiesto.

“Ero a disagio,” ha detto. “Ma sapevo che non si sarebbe messa male perché c'eri anche tu.”

“Mi sento in colpa per averti trascinata in questa cosa, ma l'hai affrontata davvero bene. Molto bene.”

“Buon San Valentino.”

“Sì, buon San Valentino.”

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