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Vice Blog

Mi sono fatto un sacco di droghe ad un seminario di psichedelia

Poco prima di Natale mi sono iscritto a un seminario di dieci giorni in Sudafrica, che promette di trasformarti totalmente, tramite la fame, il sole, e le droghe psichedeliche. Ecco come è andata.

Poco prima di Natale mi sono iscritto a un seminario chiamato "African Savannah Transformation Retreat". È un viaggio di dieci giorni in Sudafrica che promette di trasformarti totalmente, tramite la fame, il sole, e le droghe psichedeliche.

Avremmo preso ayahuasca, mescalina e iboga. Anche se i partecipanti al ritiro non le dovevano chiamare così, ma Padre, Madre e Nonno—cosa che all'inizio, diciamo, ti confondeva un po'.

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"Ti sei mai fatto di Madre prima?"

Scusa?

In ritiro c'erano 25 persone, per la maggior parte dal Nord America e dall'Europa. Avevano tra i 22 e i 50 anni. Quando chiedevo perché fossero lì, all'inizio mi rispondevano che erano solo curiosi, ma più avanti, quando eravamo tutti più a nostro agio, hanno iniziato a girare storie di tossicodipendenze da eroina, abusi durante l'infanzia e tentativi di suicidio falliti. Con questo non voglio dire che tutte le persone al ritiro fossero strane, ma solo che probabilmente non ti iscrivi a una terapia a base di droga altamente sperimentale, ai limiti della legalità e potenzialmente pericolosa perché sei stanco dei villaggi vacanza. Molti erano stati in comunità di recupero o avevano provato la terapia tradizionale, ed erano a un punto della loro vita in cui erano così abituati a sentirsi una merda senza sosta che un seminario di dieci giorni a base di droghe psichedeliche non era poi un grande evento.

Lo confesso: anche se ho provato molte droghe, non sono mai stato dipendente da nessuna. Non sono nemmeno davvero dipendente dalle sigarette. Ne compro un pacchetto, me lo scordo, lo ritrovo nella tasca del cappotto settimane dopo e mi dico, Devi essere più deciso.

Il primo giorno, sotto un sole splendente, siamo arrivati al centro, a poco più di un'ora di auto da Johannesburg. A proteggerci c'erano mura e telecamere a circuito chiuso—l'aspetto normale degli edifici in Sudafrica, quando non sono fatti di fango e sterpi. Eravamo tutti un po' nervosi, come il primo giorno di scuola—il primo giorno all'Istituto Psichedelici. In meno di 24 ore avremmo vomitato l'uno di fronte all'altro e ci saremmo ritrovati a singhiozzare senza controllo e tutta quella sensazione di imbarazzo ci sarebbe stata estranea quanto il sonno, un alito profumato e una nutrizione regolare.

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Fabian Piorkowsky è la mente dietro il centro. È un tedesco che ha fatto i soldi nella finanza londinese, per poi spenderli tutti per diventare uno sciamano nella giungla del Perù. Fabian ha preso l'ayahusca così tante volte, dice, che su di lui non ha più alcun effetto. provate a immaginarlo: la prima volta che ho preso l'ayahuasca ho pensato che sarei morto. È così forte che ci sono persone che se la fanno addosso. Così forte che ti immagini di essere di nuovo nel grembo materno, senti la pressione da ogni lato mentre vieni spinto giù e torni alla vita. Per Fabian, è come bere un tè ai frutti di bosco. Arrivi al punto in cui Madre ti ha detto tutto quello che dovevi sentire, dice, e non ti dirà più nulla.

Fabian è un po' un supereroe nei circoli psichedelici, e ne veste i panni con i suoi capelli lunghi, la barba e una maglietta che indossa tutti i giorni, mettendola a rovescio piuttosto che lavarla. Le persone del ritiro lo adorano. Ha un'enorme energia, così tanto che ti ritrovi come attratto nell'orbita di una delle sue tante lezioni.

"Di sicuro parla tanto," dico a Jana, una ragazza tedesca con un tatuaggio del suo gatto defunto sulla spalla ("Renate 1996-2001").

"Vorrei che non smettesse mai," dice lei, e se ne va.

Jana, scopro qualche tempo dopo, ha mollato casa sua per passare gli ultimi sei mesi a partecipare alle cerimonie che Fabian tiene in tutto il mondo. Il suo sogno è che Fabian la prenda come apprendista.

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Fabian e sua moglie, Nicole, si sono stabiliti in Sudafrica perché amano questo paese, ma anche perché è molto più sicuro lavorare qui piuttosto che in Europa o Nord America. La mescalina è ilegale negli Stati Uniti e in Inghilterra è considerata una droga pesante. E il principio attivo dell' [ayahuasca](ayahuasca-vomitare-piangere-e-sentire-come-mai- prima), il DMT, è considerato illegale tanto quanto l'eroina in Nord America. Fabian però non ha mai avuto una brutta esperienza con la legge. Perché è abbastanza intelligente ma anche perché molti paesi non hanno ancora aggiornato le leggi. (In Sudafrica, il DMT è considerata una droga di livello 7, ovvero una sostanza controllata con lo stesso status legale dell'eroina.)

Fabian coltiva molte piante per fare la droga lui stesso—anche se la chiama medicina. Il resto lo manda al di là dell'oceano con un corriere espresso, grazie a un contatto che si è fatto nella giungla peruviana. Quando non è in Sudafrica, Fabian tiene le sue cerimonie a New York, Londra, Berlino, e in ogni altro posto dove vengono richieste. Nel 2014, ne ha tenute quasi 250.

La prima notte entriamo nella sala delle cerimonie, che di solito è lo studio per lo yoga, ci stendiamo sui materassini con i secchi per il vomito a portata di mano e prendiamo la nostra prima dose di ayahuasca mentre Fabian fa partire una traccia di rumori della giungla. Ho qualche esperienza con l'ayahuasca e so cosa aspettarmi. In mezz'ora inizio a vedere frattali, fantasie azteche, e la musica, che fino a quel momento mi aveva infastidito, è ora consustanziale a me quanto il mio battito cardiaco. Un'ora dopo, sono quasi fuori e sto fumando una sigaretta sul prato chiedendomi cosa mi risalirà prima: la droga, la fame, la rabbia per il WiFi che non funziona.

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La mattina dopo, dopo colazione, la gente parla delle loro esperienze. Alcuni sono un po' delusi dalla loro prima notte. Hanno pagato tutti migliaia di dollari per venire qui. Uno, Bill, è particolarmente demoralizzato in toto. Ha costantemente un forte dolore alla schiena per un incidente d'auto di vent'anni fa. Il dottore gli ha detto che è guarito, ma Bill continua a sentirlo.

"C'è qualcosa dentro di me che sta male," mi dice. "E non so cosa sia, ma questa medicina lo deve curare."

Chiedo a Bill cosa fa nella vita. "Vivo in un garage e non pago molto di affitto, quindi non faccio molto," dice. "Facevo molto di più, ma poi la schiena e…" Si zittisce. È dura, bisbiglia con la mano che gli copre la bocca, è un sacco di tempo che non parlo con così tante persone.

Quella notte, prendiamo di nuovo l'ayahuasca. Bill ne prende due, tre shot. È impossibile dire quanti perché sono fatto e sto sperimentando una sorta di incontinenza emozionale. Sto piangendo e ridendo contemporaneamente. Ma sono sicuro quando vedo Bill che si alza dal suo materasso almeno altre due volte per farsi riempire di nuovo il bicchiere da Fabian. Cammina come un pugile che le ha prese per nove round. Non riesco a smettere di ridere. Anche Fabian ride. Fa il giro della stanza delle cerimonie sogghignando. A un certo punto chiedo altro ayahuasca ma quando Fabian arriva, tutto una risata, la sua faccia sembra quella di Richard D.James in "Whindowlicker" e io vengo rispedito nel buco allucinatorio e ricado sul mio materassino.

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Le allucinazioni: cado tra le foglie di banana mentre inseguo una volpe che in realtà è un'ascia. Ogni colta che mi avvicino, le foglie di banana diventano rami, erba alta, enormi ali e io perdo la volpe. C'è anche mia madre. Sta facendo footing nella strada in cui sono cresciuto, che è strano perché non l'ha mai fatto. Poi la volpe torna indietro, e vomito.

La mattina prendiamo mescalina. La teoria dell'eccesso ai due estremi opposti è che le droghe sono complementari. Una è la Madre, l'altra è il Padre. L'ayahuasca è un'esperienza profonda, totalizzante, che ti porta lontano col pensiero, mentre la mescalina è gioia pura in un bicchierino. Fabian spiega che può farti sentire come la pianta di cactus da cui viene e per il resto del pomeriggio tutti noi pallidoni dell'emisfero nord stiamo seduti sotto il caldo sole africano, alzando le braccia come rami verso il cielo.

Dietro la piscina vedo Jana. Sta portando una pietra nell'incavo del braccio e lo sta coccolando. Più lontano c'è un ragazzo di nome Keith. Prima mi ha detto che voleva parlare con le mucche. Senza maglietta e a piedi nudi con la testa calva sembra un pene circonciso, e continua a entrare nella recinzione elettrificata e farsi dare la scossa. Sta ridacchiando come faceva Fabian prima. Vicino a me c'è una ragazza che non mi hanno ancora presentato che gioca con l'erba. È tedesca. Ha i capelli biondi e indossa pantaloni alla pescatora e non può avere meno di 25 anni. Si volta verso di me e mi dice, con la bocca piena di vomito, sputo e l'alito tremendo, "Questa cosa ti cura davvero."

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Ho un pensiero tremendo: mi sono unito a una setta e non ho abbastanza segnale per trovare una via d'uscita su Airbnb, Skyscanner o altro.

Non mangiamo per tutto il giorno. Ci sono due motivi per cui Fabian vuole così: uno, che così impariamo la rigida disciplina. Due, che le persone affamate sono più malleabili. Se non hai niente nello stomaco, la droga fa effetto più in fretta e la resistenza che opporrai è minore. Nella borsa ho noccioline e cioccolato e cracker di riso. Ho deciso che posso prendere le medicine ma non posso morire di fame. Per non sembrare sospetto, trasferisco le noccioline dalla valigia alle tasche e le mangio in bagno con la doccia aperta.

Ogni mattina e ogni sera prima di prendere un'altra dose di medicine Fabian o Nicole ci fanno una lezione. Le lezioni sono lunghe. Parlano dell'ego che si spezza, del controllo da lasciare a Madre e Padre. Il potere della medicina di curare le malattie e combattere la dipendenza.

Quella notte l'ayahuasca fa lo stesso effetto di sempre, all'inizio: frattali, distorsione uditiva, e sentimenti di connessione come con l'MDMA, gli oggetti sono quasi liquidi e ti senti come se tu fossi te stesso, ma anche le persone con te nella stanza, tu la luna e il cielo, e tu il fieno secco nel secchio che tieni tra le gambe.

Quando ancora spendevamo tutti i nostri soldi in pillole e tutti i martedì pensando al suicidio, avevamo questa sensazione che chiamavamo "la coscienza delle pillole." Era il momento in cui sei fatto e hai la sensazione che tutto quello che hai intorno sia un'illusione, non valga niente, e tu hai la benedizione di rendertene conto, così te ne vai a casa e ascolti Since I Left You per così tanto tempo che i vicini si coalizzano, scrivono alla tua padrona di casa e questa di manda un avviso: devi andartene.

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L'ayahuasca fa lo stesso, ma di più. Ma ti confonde anche la memoria e riporta alla luce parti della tua vita passata, cose a cui non vorresti proprio pensare. Mi viene in mente una ex fidanzata, una notte, e mi sento che vorrei scriverle una lettera di scuse.

Ci svegliamo e prendiamo ancora la mescalina. È molto divertente stare sotto mescalina e anche se Fabian ci dice di rimanere nella stanza delle cerimonie e meditare sugli effetti curativi della droga, molti non lo fanno. Sarebbe più facile dare un gioco a un bambino e dirgli che non può giocarci. L'ayahuasca è connessa alla morte, al passato; la mescalina è luce e sole. Molti di noi escono e iniziano conversazioni da after party. Sai, quando due persone su concentrano su un unico piccolissimo argomento di conversazione e non si accorgono che la stanza si sta svuotando e che tutti stanno andando a casa? Ho parlato dell'aeroporto di Addis Abeba con una ragazza di Toronto per almeno un'ora, anche se nessuno di noi ci era stato—ciliegina sulla torta, ha chiuso l'argomento chiedendomi, "Sta in Mali, no?"

Jana, nella stanza delle cerimonie, sta attraversando l'inferno. È in ginocchio con la faccia e i capelli nel secchio del vomito. Noi fuori a ridere. La mescalina è la droga che ti fa più felice che io abbia mai preso, ed è triste vedere che qualcuno non sta avendo una bella esperienza. È indicativo di quanto deve stare male.

Al quinto giorno, senza cibo in pancia e con due dosi di droghe psichedeliche al giorno, la gente comincia a essere stana. Bill sta sdraiato per terra sull'erba. Fa dondolare le gambe e le braccia nell'aria come un insetto rovesciato. Bill si è fatto una pinta di mescalina, stamattina. Gli chiedo se ha bisogno una mano a rimettersi coi piedi per terra e lui mi sorride. "Funziona," dice. "Questa cosa bella e folle funziona."

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Vado a cercare sigarette con un ragazzo di Londra che si chiama Mark. Mi ha fermato prima mentre uscivo dalla doccia masticando un cracker di riso. Si è messo a ridere e mi ha offerto mezza banana. Perciò immagino che mi posso fidare di lui.

"Non hai paura che siamo finiti in una setta?" gli chiedo.

"Ci siamo entrati, sì," dice. "Ma è così che devono andare le cose. Funzionano solo quando credi al 100 percento nel sistema. Se non ci credi, non dovresti nemmeno essere qui. È come le strutture per la tossicodipendenza."

Mark lo sa. Era così dipendente dalla cocaina che alla fine non andava nemmeno più in alcune zone di Londra perché sapeva che avrebbe potuto finire in qualche festino, sicché arrivare all'aeroporto per questo viaggio gli è costato un'ora di taxi in più.

"Io sono cinico quanto te," mi dice. "Ma so anche di essere alla canna del gas e voglio credere che questa cosa funziona."

Io non sono così messo male, credo, sono solo un giornalista curioso. Mentre il resto di loro si raduna nella stanza delle cerimonie, io sgattaiolo fuori e faccio l'autostop fino al villaggio. Chiedo al guidatore se mi può lasciare in un posto dove posso trovare del cibo. Ordino un veggie burger e delle patatine e un frullato cioccolato e banana. Mangio e mi vengono i crampi allo stomaco. Fuori, gli africani stanno tornando a casa dal lavoro, con le borse della spesa piene di patate. C'è un bambino che gira in bici, troppo vicino, troppo veloce. Fa il pelo a una donna enorme che inizia a urlargli dietro. È la vita.

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Torno al nostro sito. Jana è nel prato, che brancola nell'oscurità. Durante le cerimonie ci si veste di bianco. Così lo sciamano può vederti anche al buio. Ma il problema con il bianco è che non riesci a nascondere le macchie di vomito e di erba. Il dietro del vestito bianco di Jana è coperto di impronte di cane fangose. Sembra una sposa scappata all'altare. Cammina verso di me e con sincerità mi dice, "La Madre mi ha appena parlato. Mi ha detto che devi tornare nella stanza delle cerimonie. Non devi più avere paura, Colin. Andrà tutto bene."

"La Madre mi ha chiamato Colin?" chiedo. Annuisce. Vado al bagno, apro la doccia e mi rimpinzo.

A questo punto le persone che ancora sono al ritiro sono di due tipi: quelli che non riescono nemmeno più a stare in piedi e quelli che saltano da tutte le parti. I primi non ce la fanno più per le privazioni di cibo. Hanno la lingua fuori. Cercano di parlare, ma non ne hanno le forze. Il secondo gruppo corre in giro con sorrisi da un orecchio all'altro, dicendo che nemmeno hanno fame, che non sono stanchi, che non si sono mai sentito così bene, così libero, così vivo. Ma stanno male come i primi, quando passano gli effetti della mescalina.

Sono l'unico cinico al ritiro. Parlo con Fabian e gli dico che forse non è il posto per me. Che il pensiero di tornare nella stanza delle cerimonie, di vomitare, dei corpi, del pianto, ormai è troppo. Fabian dice che mi capisce, "alcuni hanno bisogno di più medicine," dice. "Ma non ti costringeremo a prenderne altre."

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E quando lo dice mi sento sollevato perché anche se ho sempre saputo che non mi avrebbe mai costretto a prendere droghe, la pressione del gruppo e la stanchezza e la paranoia mi facevano temere che non avrei potuto chiamarmi fuori.

"Vuoi provare comunque l'iboga?"

"Sì," dico.

Il giorno dopo, mentre il resto del gruppo va nella stanza delle cerimonie, io sto seduto sotto un albero e prendo l'iboga da solo. Come le altre cose che ho ingerito questa settimana, l'iboga sa di qualcosa talmente disgustoso che non lo daresti nemmeno a un cane. Fabian lo mescola con l'acqua e io lo scolo. L'iboga è conosciuta come cura alla dipendenza da eroina. Qualcosa nella sua struttura psicoattiva risetta i recettori dell'oppio nel corpo. Se presa in modo corretto, può mandarti fuori per un giorno intero. Il Nonno, come la chiamano tutti gli altri, è la punta di diamante di questa esperienza. Ti lascia in uno stato di sogno lucido. Alcuni dicono di riuscire anche a parlare alla droga, a farle domande e averne risposte sulle loro domande esistenziali. Tommy, un giovane di Berlino, l'ha presa cinque volte. Ogni volta, dice, gli dà qualche informazione in più sulla ragazza dei suoi sogni.

"La consoci?"

"Sì, l'ho incontrata," dice.

"Ci hai parlato?"

"Sì, le ho detto quello che il Nonno mi ha detto di dirle."

"E?"

"Lei pensa che è una cosa strana."

"Ci credo."

"E che io sono un po' strano, ma il Nonno mi aveva detto che l'avrebbe pensato."

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Fuori sul mio prato, l'iboga comincia a salire e l'effetto è quello di una buona cocaina. Sono sveglio. Posso focalizzare lo sguardo su cose a qualunque distanza. Anche l'udito. In qualche modo sono in grado di focalizzarmi sul richiamo di un uccello specifico. Mi sento come se avessi dei componenti bionici nel cervello. Non è la sensazione leggera di unità dell'ayahuasca, l'iboga mi fa sentire l'essere più potente dell'universo, mi fa sentire che posso fare tutto, qualsiasi cosa. Ma mi viene subito fame e così torno al posto di ieri e mangio di nuovo un veggie burger e delle patatine. Questa volta ordino un frullato alla frutta. Quando vado al bagno, la mia pipì è fatta di fiamme d'oro, ma sono otto giorni che ho allucinazioni costanti, perciò non mi colpisce troppo la cosa. Sono più preoccupato dal fatto di aver pisciato ovunque.

Di ritorno al ritiro, le cose iniziano a sembrare L'alba dei morti viventi. Alcuni sono ancora nella stanza delle cerimonie, altri trascinano i pieni nudi per il prato o stanno lanciati in sedie sdraio cercando di fumare i mozziconi. Nessuno si sta divertendo. L'odore di fieno marcio non se andrà fino al pomeriggio dopo.

L'ultimo giorno, ci hanno dato di nuovo da mangiare. Dovrebbe essere un momento importante, ma mi sembrano tutti un po' giù. Il Nonno non si è presentato. Fabian cerca di tenere tutti calmo dicendo che gli effetti sono sul lungo termine, ma per chi ha lasciato la casa, il lavoro e ha speso 3.000 dollari per venire qui, non è la risposta giusta.

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Jana se ne esce a dire che non ha sentito niente, questa settimana. Non ha avuto nemmeno una volta le allucinazioni. "Penso che sia perché vomito appena ingerisco," dice. "Anche solo il pensiero mi fa venire da vomitare."

Alcuni invece dicono di essere davvero cambiati. Un ragazzo di New York, il più giovane al campo, non si è mai spinto oltre l'alcol prima di venire qui. Mi ha detto che è venuto perché si sente disconnesso dal mondo. Gli ho detto che chiunque a vent'anni si sente disconnesso. Ha fatto una faccina e mi ha detto di essersi appena innamorato, "Non so come fare a dirlo ai miei," dice. "Non mi crederanno."

E a dire il vero, nemmeno io so come dirlo ai miei amici. La mia impressione è che c'è qualcosa di strano, che Fabian si sta approfittando degli sballoni—chiamando le droghe Madre, Padre, Nonno, sta costruendo una troika di figura autoritarie per quelli che non vogliono prendersi la responsabilità delle proprie vite. E questa è ancora la mia opinione, nel momento in cui ho cominciato a scrivere l'articolo. Ma un paio di settimane dopo ho cominciato a ricevere queste email dagli altri partecipanti.

Eccone una:

Tutto quello che mi impediva di essere davvero felice e di accettare la donna che devo essere se ne è andato e ora sono grata all'esperienza che ho avuto dal profondo del cuore.

E questa:

Prendevo tutti i giorni Prozac e Ritalin perché per tutta la vita ho avuto disturbi della concentrazione e tendenze depressive che derivano da una difficile relazione con mia madre che è bipolare e alcolizzata. Dall'esperienza con le droghe psichedeliche ho abbandonato le medicine e non mi sono mai sentito meglio.

E questa:

Mi sento rinato.

La prima volta che ho preso un acido ero in una camera da letto con un mio amico, eravamo adolescenti, probabilmente faceva freddo e non riesco nemmeno a ricordarmi la musica ma ricordo di aver pensato che niente sarebbe stato lo stesso dopo. Mi ricordo che mi sono sentito trasformato, ma anche che ci potevano scoprire o che potevamo rimanerci sotto. Quello che il boot camp psichedelico mi aveva offerto era una versione amplificata e olistica di quell'esperienza, in un ambiente sicuro, favorevole all'introspezione e alla trasformazione.

L'unico commento che tutti hanno fatto è che tutti sono guariti dall'ansia, ovvero le loro paure li hanno abbandonati e, be', hanno la sensazione di poter vivere le loro vite liberamente.

Delle 25 persone coinvolte, praticamente tutti hanno sentito un clic interiore. Che fosse per la fame, o perché stavano facendo qualcosa di diverso dalla loro solita routine, oppure si sentivano parte di un gruppo, o davvero sentivano gli effetti benefici e medicinali delle droghe psichedeliche. E anche se io ho mentito, ho mangiato burger, e ho saltato un paio di dosi, mi rendo conto che parte dell'ansia innecessaria della mia vita mi ha lasciato. Anche se sono stato cresciuto nella religione cattolica, e quindi ho un insano attaccamento al senso di colpa e di sofferenza.a

E poi c'era Jana, che qualche settimana dopo ancora si lamentava che non riusciva a dormire, che era depressa, che aveva scoperto dei palindromi magici che le avevano mostrato la sua nuova vera missione e che aveva trovato un nuovo sciamano che faceva cerimonie a base di hashish. Ha detto che proverà con quello.

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