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Young Bucks

La Secessione è storia vecchia

Il punto di vista della leghista Martina Emisfero, 26enne consigliere comunale a Melzo candidata per la camera.

Cosa spinge i ragazzi della nostra generazione, quelli che devono ancora compiere trent'anni o quasi, a impegnarsi a entrare nella politica? Cerchiamo di scoprirlo con questa rubrica.

Sono a Melzo, un paese di 20.000 abitanti a 30 km da Milano. Incontro Martina Emisfero, una ragazza di 26 anni consigliere comunale per la Lega. Sta facendo volantinaggio e campagna all'interno del piccolo mercato della città per l'elezione di Maroni a Governatore della Lombardia.

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"Sono candidata alla lista per la camera," mi dice appena la incontro. "Ma come riempilista, sono al trentesimo posto, mi hanno chiesto se potevo e ho accettato. Quindi sono una candidata fake, però mi piace, mi diverto." Capisco subito come Martina non rientri nel classico stereotipo del leghista quando mi spiega il suo rapporto con i centri culturali di sinistra della zona. "Melzo è di sinistra da tantissimi anni, le liste civiche sono riuscite a vincere negli ultimi anni coinvolgendo gli oratori e le associazioni-il loro storico bacino di voti. Non ci sono centri sociali, solo un centro di aggregazione giovanile-dove fanno musica, arte, con writer magari-però la considero una bella cosa, nonostante le idee politiche non siano vicine alle mie, un luogo del genere è certamente una cosa importante per la città, per i ragazzi di Melzo che altrimenti non saprebbero che fare."

Camminiamo per il mercato, Martina prova a offrire un suo volantino a un uomo che in cambio le passa quello del Partito Democratico. "Io sono entrata in Lega a 14 anni, grazie a mio padre leghista, ex segretario. Non potendo stare a casa da sola lo seguivo ovunque. Però quando poi mi hanno chiesto se volessi partecipare attivamente è diventata una scelta consapevole; ho conosciuto i coordinatori che mi venivano a prendere a casa, perché ero troppo piccola per andare alle riunioni da sola, e poi mi riaccompagnavano. Alla fine non è stato affatto pesante, perché le persone che frequentavo nel partito erano anche amici che vedevo fuori dalle attività di militanza. È vero, ho portato via parecchio tempo magari agli amici fuori dalla Lega, e ora al mio fidanzato, ma non mi sono mai pentita di aver iniziato da adolescente l'attività politica."

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Una signora si ferma e chiede come votare, Martina glielo spiega e sembra così aver guadagnato il suo voto. "Le organizzazioni giovanili leghiste, devi sapere, sono organizzate come il partito. Una struttura a piramide-il coordinatore federale che gestisce tutte le mansioni, i responsabili nazionali, che corrispondono alle vostre regioni e infine quelli provinciali, anche qui rappresentati da luoghi differenti dalla cartina italiana. Per esempio io sono la rappresentate della Martesana, che noi consideriamo appunto provincia, e che corrisponde al sud, est e il nord di Milano. Facciamo incontri politici, oppure ci troviamo tutti insieme per manifestare. Per esempio una volta è venuto Civati del PD qua vicino, un paio di anni fa, e noi siamo andati a fare un po' di casino! Da noi comunque si avvicinano solitamente due tipologie di ragazzi: quello che vorrebbe votare Lega, e vuole l'adesivo, il cappellino e la bandiera, però non vuole magari veramente impegnarsi per la Lega; ma c'è anche chi arriva già convinto e motivato e vuole fare volantinaggio, presenza nei gazebo e così via. E viene subito coinvolto. Abbiamo anche delle scuole di formazione politica per Giovani Padani, per esempio un appuntamento di questo tipo è stato organizzato in Svizzera qualche mese fa. Hanno fatto delle sedute per spiegare come funziona il bilancio, cosa significa amministrare, la riorganizzazione urbanistica."

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Chiedo a Martina se abbia mai avuto problemi a scuola per il fatto di essere così esplicitamente leghista, ma mi risponde con un aneddoto che la rende molto orgogliosa. "Un mio professore palesemente di sinistra una volta ci diede un tema sull'immigrazione, e nonostante io mi espressi con le idee del partito lui mi premiò ugualmente con un 8! Mi disse che riuscivo ad argomentare bene le mie tesi!"

Passiamo davanti a un baracchino che vende formaggio, c'è un signore che fa finta di non vedere Martina quando passa, girando la testa. "Lo scandalo Belsito si è fatto sentire molto nella base. Ci sono i leghisti duri e puri, quelli che hanno fatto tutte le battaglie possibili, che non si sono scomposti. Che pensano che tutto si sia risolto con l'intervento di Maroni. Però ci sono stati molti più elettori della Lega meno impegnati-che magari condividevano le nostre posizioni sull'immigrazione-che si sono allontanati all'improvviso. Ho incontrato una signora al mercato qualche giorno fa che mi ha fermato proprio per dirmi 'È l'ultima volta che vi voto. Speriamo facciate qualcosa di serio.' Comunque sono contraria a quelli che semplicemente non andranno a votare; il voto va sempre espresso. Molti che conosco si sono spostati infatti verso Giannino e soprattutto Grillo. Alcuni anche Forza Nuova." Chiedo a Martina se, appunto, Grillo non le ricordi il vecchio modo di comunicare di Bossi. "No, non sono d'accordo. Sto facendo proprio in questi giorni una tesi sulla comunicazione della Lega e Bossi aveva un linguaggio molto duro, però non esprimeva rabbia. Io ho paura di Grillo perché, secondo me, fomenta l'odio verso la classe politica che non è tutta marcia come racconta. Poi oggi siamo tutti cambiati, ci stiamo dirigendo in una comunicazione politically correct, anche dentro alla Lega. Guarda preferisco Monti che almeno è pacato."

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E l'alleanza con il PDL? "Eh, questa è stata difficile da far digerire alla base. Però io non l'ho vissuta negativamente. Nel senso, secondo me è ovviamente strumentale, è un'alleanza propedeutica, per ottenere il risultato di conquistare la Lombardia. Tanto il candidato è nostro, il programma è nostro. Il PDL non sta spendendo una parola. Non stanno neanche facendo campagna elettorale! Hanno i candidati al consiglio-e basta. È tutto in mano a noi. Quindi per me è ok così." Se vincesse Maroni, Piemonte, Lombardia e Veneto sarebbero in mano leghista. "In quel caso le decisioni verrebbero finalmente prese in favore del Nord. Avremo un peso diverso. Picchieremo i pugni sul tavolo per ottenere di più! Ma nulla di apocalittico intendiamoci, la Secessione è storia vecchia."

A un certo punto Martina mi racconta della sua cresima, festeggiata nel ristorante di un senatore leghista, con visita inaspettata di Umberto Bossi. "Ovviamente lui non sapeva chi fossi, però è venuto al mio tavolo e abbiamo parlato un po'. È uno dei miei ricordi più belli. Il problema è che questi ricordi-quando lui stava bene ed era al top del suo vigore politico-sono di quando io ero molto piccola. Ora è una persona malata, ha anche un'età ormai avanzata-insomma non è più la stessa persona di vent'anni fa. Qualcuno ha cercato di approfittare di questo momento di debolezza per i propri interessi personali. Oltre a questo è impossibile sapere tutto ciò che accade nei 200 uffici di Via Bellerio." E Renzo Bossi, investito come unico successore, prima di essere coinvolto nello scandalo, solo per motivi di sangue, senza aver fatto alcuna gavetta? "Non ho mai vissuto bene questa cosa. Per me è stato devastante. Non ho mai condiviso che venisse candidato. Ma ho ascoltato il discorso giusto l'altra sera che fece Bossi nella giornata dell'Orgoglio Leghista; lui ha proprio detto 'Ho sbagliato a far entrare i miei figli in politica-l'unica cosa che non dovevo fare io l'ho fatta.' Se fosse stato sano, cioè lucido non l'avrebbe mai fatto. Poi, diciamocelo, Renzo non è mai stato un fulmine."

La differenza vera, generazionale, si vede soprattutto nelle idee su politica interna, integrazione e diritti civili di Martina, rispetto a qualcuno nato nella decade Borghezio-Calderoli. "Ho viaggiato molto, sono stata a Londra, negli Stati Uniti. Se non dovessi trovare un lavoro qui me ne andrei sicuramente. Ci sono tanti immigrati a Melzo, se ne vedono parecchi in giro. Però noi non abbiamo mai avuto problemi di integrazione. Non sono mai successi problemi di ordine pubblico, o scontri. Non sono contraria, come qualche mio collega, a bandire i ristoranti etnici, però magari regolamentarli sì. Che senso ha avere 200 kebabbari nell'arco di un km? Ma mica perché sono musulmani, tipo avrei problemi anche se fossero messicani. Dovremmo fare delle leggi per proteggere la cultura di Melzo. Le caratterizzazioni tipo leghista razzista proprio non mi appartengono. Tutte le persone sono uguali, se sei stronzo non è certo per il colore della tua pelle." E per i diritti degli omosessuali? "Ah, io per quelli sono completamente aperta! Secondo me dovremmo promuovere le unioni-che siano civili o di qualsiasi altro tipo-perché due persone che si amano hanno il diritto di stare insieme." È veramente questa la posizione del partito? "Certo, guarda che Salvini, e tanti esponenti della Lega milanesi si sono aperti a questo discorso. Bisogna veramente aprire gli occhi. Ci sono tanti ragazzi gay, molti miei cari amici e nella Lega, che soffrono da questo punto di vista." Cioè, nella Lega militano molti gay? "Certo, assolutamente. Alcuni hanno anche ruoli importanti nel partito." Ma sono dichiarati? "Be', alcuni lo hanno dichiarato. Per altri è evidente. Sì ne abbiamo comunque! Ovviamente non mi aspetto che mio padre, che ha settant'anni e votava Almirante, non dica nulla se vede due ragazzi che si tengono per mano o si baciano per strada. Ma non puoi fare niente per l'età."

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Nella puntata precedente: Dobbiamo conquistarci tutto