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In principio era il buio

Storia delle interfacce grafiche di Windows, o perché dovremmo smetterla di fare i fighi e lamentarci del Mac.

Il mondo si divide in due razze: quelli che i computer li usano e quelli che i computer li capiscono. Nella prima squadra militano gli utenti Mac, i nati prima dell’Autunno Caldo e la maggior parte delle femmine; nella squadra avversaria soprattutto maschi con problemi di vista, maschi con qualche sintomo della Tourette, e in generale quelli che sostengono che Linux sia più "comodo". Tuttavia, i lati si alleano quando si viene all’odio, perché si sa che non ci sono amici migliori di quelli che hanno un nemico comune—un debole con cui prendersela. Meglio ancora se il debole non è affatto debole, ma è un nerd multimiliardario di nome Bill Gates.

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Non credete a quanti sostengono di essere nati reietti profeti di Jobs, quando il Mac “non ce l’aveva nessuno e non esistevano nemmeno i programmi”. Tutti siamo passati per Windows e per i PC, tutti abbiamo avuto l'illusione di essere originali (termine molto anni Novanta), e tutti, prima che il rigore di Steve avesse la meglio, siamo stati costretti da Bill a essere quello che eravamo veramente: kitsch, iperpersonalizzati, senza un colore abbinato all’altro. Un po' come le Spice Girls, in altre parole.

Ci ritroviamo a parlare di tutto ciò perché la recente uscita di Windows 8 ha riacceso in noi amari ricordi. Ricordi che ci hanno spinto ad andare ancora più indietro, all'inizio della fine, per potervi raccontare questa storia di paura e sangue dagli occhi: la terribile evoluzione delle interfacce grafiche di Windows.

MS-DOS ERA

In principio era il buio. In principio era DOS. DOS era quella schermata nera con scritte in ciano (bianco sporco azzurrino) ed era una shell, ovvero un’interfaccia a linea di comando per parlare con il vostro computer, con dialoghi input-output. Forse siete troppo giovani per ricordarvi del DOS, ma potete farvi un’idea dello sbattimento che ci stava dietro se vi ricordate i videogames su floppy disk che usavate nel 1993, roba che a confronto l’equazione di Polyakov è una barzelletta.

Tutti i pomeriggi, tornati dalla scuola, prima di aver la soddisfazione di poterle suonare al vostro mostro monocolore 8-bit più odiato eravate costretti ad arrivare in fondo al livello saltando e fuggendo trabocchetti spaventosi. Ma l’insidia peggiore stava nel raggiungere il file eseguibile del gioco digitando grigie stringhe di comando, per esempio:

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”C:\> cd programs\princeofpersia\

C:\PROGRAMS\PRINCEOFPERSIA\>pop.exe”

WINDOWS X.xx ERA

La “schermata blu” dell’avvio di Windows 1. Rimase sempre cara ai programmatori (meno agli utenti).

La prima versione di Windows si avvia con fracasso nel 1985, tentando di fare per le masse quello che RAI 1 ha fatto per l’alfabetizzazione dei nostri nonni: rendere comprensibile un linguaggio nuovo. Infatti, si passò dal vecchio, lentissimo calcolatore mainframe—un aggeggio unicamente comprensibile da periti informatici che durante il giorno si nascondono nelle agenzie del censimento e di notte strangolano i gatti e disegnano svastiche col loro sangue—a una concezione moderna dell’informatica. Queste cavie da censimento nell’arco di qualche anno programmano diverse interfacce grafiche intercambiabili. Siamo agli albori dell’epoca del personal computer.

Comunque, la psichedelia stroboscopica a 4 bit delle prime versioni di Windows non riuscì mai a illuminare davvero il buio generato da DOS, che regnò incontrastato fino all’arrivo di Win 3. Le varie versioni di Win 1 e 2 erano solo goffe esibizione di barre variopinte che consentivano le prime e rudimentali attività di multitasking (potevi giocare a dama e usare la calcolatrice assieme), ma in fin dei conti non erano altro che un DOS con le barrette colorate. La barra “Start” non era ancora stata inventata, i programmi si avviavano tramite una finestra che riproponeva il meccanismo del DOS tentando di renderlo più gradevole con l’uso dei colori. I colori del primo Win erano sedici, inclusi il bianco e il nero. Sedici. Fatevi prendere a pugni negli occhi dall’immagine qui sotto.

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Vedete le finestrelle colorate? Non si potevano sovrapporre, e per muoverle bisognava incastrarle come un tetris. Per entrare nella magica era della sovrapposizione bisogna attendere Win 2, nell’anno di grazia in cui oltretutto nascono le icone e gli ingegneri Microsoft abbandonano gli accostamenti à la Grateful Dead. In sostanza, però, nell’interfaccia cambia poco. Il cambiamento importante sta nel fatto che finalmente la domanda “che ci faccio con sto stegosauro di plastica” ottiene risposta: sono supportati i primi programmi “complessi” come Word ed Excel, ma soprattutto MS Paint (!), versione beta-di-brutto.

Windows 3.11

Fu con Windows 3.0 che all’utente Microsoft caddero le tenebre dagli occhi, grazie al supporto della gloriosa tecnologia VGA. Ciò significa che il numero dei colori disponibili nella tavolozza grafica, che fino ad allora si contava su quattro zampe, raggiunse il 256. La nuova gamma cromatica comprendeva soprattutto pixelatissime sfumature pastello grigio/azzurre-cianotiche che andarono a rimpiazzare le “campiture piatte” dei 4 bit.

WINDOWS 9x ERA (16/32 BIT)

Windows 95 uscì quando le tecnologie consentivano di arrivare a visualizzare, con l’hardware migliore, cioè nel mondo delle idee, più di 10 mila colori, e di rendere fotorealistiche le immagini. Il che non significa che potevate sfruttare questa ricca tavolozza dal vostro IBM di casa—dovevate sucarvi lo stupendo, ma non desiderato, effetto-granella nelle icone della scrivania e i colori ceto impiegatizio Silicon Valley. L’innovazione grafica maggiore fu l’aggiunta della taskbar “START”. E questi sono gli anni Novanta che tutti ricordano.

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Poi venne il ‘98, Bill disse sia colore, e colore fu. I programmatori di Windows, che non erano avvezzi alle sfumature, e a malapena avevano usato un decimo dei 256 colori effettivi di Windows 3, rimasero folgorati. I tecnici della Microsoft entrarono nel puro delirio creativo, e tirarono fuori una quantità di “temi” di default che poteva anche essere ampliata scaricandoli da internet. Internet era un cavo con attaccato un modem che per usarlo bisognava staccare il telefono.

Le cose più belle di questi temi erano: il cestino e il cursore. E i suoni! Da Windows 3.1 il suono diventa una feature irresistibile per gli utenti di Windows—che, siamo nel 1998, probabilmente si barcamenano tra casse dritte dei rave e audiocassette. Il suono fino ad allora era stato il “PC Speaker”, usciva da qualche parte non meglio specificata di quell’enorme scatolone grigio pulvisculare che era non la galassia di Orione ma il vostro calculator.

Con l’avvento delle schede Sound Blaster (Dio benedica Creative Technologies) il noioso “blip blip!” auditivo viene scaricato nel dimenticatoio, fatto salvo un tentativo di rivalsa con l’avvento dei monolitici Nokia 33-e-decine.

Il boom tecnologico porta il disastro stilistico: chi di voi non aveva il tema audio con le voci dei parlamentari recuperato tramite mail dall’amico-nerd-del-collega-nerd di suo padre? Noi sì.

WINDOWS XP 

(“XP”= “Experience”. “Experience” che??)

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Ehi Bill, grazie per il desktop predefinito! È carinissimo, con i colori della barra pendant. Ma ora voglio cambiare lo sfondo, che cosa cazzo abbino al VERDE e BLU? Proverò il grigio e oliva, con quello scatto della guerra del Vietnam che mi piace vedere 24/7 sta da dio.

WINDOWS VISTA / 7

Il 2000 è bello che andato, sembra che siamo sopravvissuti alla crisi da “mille non più mille” altrimenti nota come “millennium bug”. Il nostro effetto visivo preferito non è più quello della plasticaccia pesante ed eco-insostenibile di WinXP. Cacciamola nel “recycle bin”, benvenuto millennio dell’eco-coscienziosità, benvenuto vetro!

Ecco quindi per gli utenti Windows i nuovissimi temi Vista Aero, con finestre e barre trasparenti, fatte per sembrare leggere come aliti di vento e pesare sulle prestazioni del vostro pc come un Boeing. Tra un intoppo e l’altro navigate tra le finestre del vostro pc Vista. Il rumore più ricorrente è chiaramente vetroso. Crash.

Comunque, in caso aveste perso Vista di vista, poco dopo esce 7, che è Vista con un altro nome. Oh, e a differenza di Vista, funziona. È stabile e ha degli effetti grafici non troppo pesanti o rococò. Inoltre, Microsoft si accorge di non aver bisogno di sciacallare l’utente, ovvero di pubblicare software “compatibili solo con Windows 7” per costringerti a comprare un nuovo sistema.

L’unica cosa di troppo sono i dannati widget, strascico da personalizzazione di scuola Windows Vista. A cosa diavolo mi serve il widget dell’orologio, del calendario o della batteria se li ho già sulla barra? E il widget che contiene icone sulla scrivania? Seriamente. Mi sta andando tutto di traverso.

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Un desktop Win7 con i widget (fortunatamente opzionali) sulla destra.

WINDOWS 8 (FUTURE ERA)

Vi ricordate l’usabilità dei computer predicata da Jakob Nielsen? Scordatevela. Pensavate, dopo una decina di generazioni Windows, di padroneggiare finalmente l’interfaccia grafica sbrodolona del vostro sistema operativo? Col cazzo. I colletti bianchi della finestrella volante hanno deciso che il menu del vostro computer deve ora somigliare a quello della vecchia XBOX. Desktop out, quadratoni in.

La comoda scrivania è ora subordinata all’interfaccia pseudo-gay-user-friendly che diventa completamente delirante dopo l’installazione di un paio di programmi di troppo. Avviata l’app di Desktop vi accorgerete che il tasto “Start” sulla barra è sparito. Certo, probabilmente nessuno ci aveva mai cliccato sopra negli ultimi 8 anni eccetto mio padre (che comunque preferiva spostare “la barra sul lato sinistro dello schermo”, e quindi non fa testo), ma quel tasto era diventato una sicurezza.

Il 12 dicembre è sempre più vicino, ma non temete, Bill vi salverà. L’ultima prodezza di casa Microsoft dimostra che il mondo non sta finendo. Se sono 30 anni che i Win-ingegneri alternano un paio di versioni di bieco funzionalismo a una versione colorata “al passo coi tempi” vuol dire che le ere continueranno a susseguirsi e che aveva ragione Nietzsche quando predicava l’eterno ritorno dell’uguale.