La guerra delle Falkland non è ancora finita

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La guerra delle Falkland non è ancora finita

L'odio tra Argentina e Gran Bretagna non è dovuto solo a ragioni calcisitiche.

Foto di Patricio Murphy

Pochi giorni fa è caduto il trentesimo anniversario della guerra delle Falkland, disputata tra Gran Bretagna e Argentina nel 1982. Il 2 aprile di quell'anno, l’Argentina, guidata dal generale Galtieri, invase il minuscolo arcipelago a più di 12000 chilometri dal Regno Unito nel tentativo di distrarre la popolazione dal profondo malessere sociale ed economico in cui versava il Paese. La Gran Bretagna aveva dichiarato la sovranità sulle isole nel 1833, e da allora l’Argentina non ha mai smesso di contestare la manovra, chiamando le isole “las islas Malavinas”. Dopo due mesi di feroce combattimento, nel giugno 1982, le forze britanniche mossero l'assalto finale, riassumendo il controllo delle isole.

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Da qualche tempo, con la rielezione di Cristina Kirchner alla presidenza dell'Argentina, la questione Falkland-Malvinas ha fatto la sua ricomparsa nel dibattito pubblico. Ci sono state anche dichiarazioni di sovranità argentina, spiegate da alcuni con la scoperta del petrolio al largo delle coste delle Falkland. Persino Morrissey e l’eroe degli oppressi Sean Penn hanno detto la loro.

In occasione dell'anniversario della guerra, veterani e politici si sono radunati a Buenos Aires per deporre corone e commemorare l'accaduto. Ma è all’ambasciata britannica che si è concentrata l'azione vera e propria, quando i militanti del Movimento Patriottico Rivoluzionario anti imperialista di estrema sinistra—anche detto “Quebracho”—hanno bruciato l’effigie del principe William e la Union Jack, attaccato la HSBC e affrontato la polizia.

Patricio Murphy, un fotoreporter residente a Buenos Aires, era lì per documentare le due proteste, e mi ha raccontato un po' di cose a proposito dei Quebracho. “Questi piccoli gruppi radicali vedono gli inglesi come pirati e considerano il Regno Unito il più grande nemico dell’Argentina, risalendo fino all’invasione britannica del 1806 per supportare questa teoria.”

“Tuttavia, non sono per una nuova guerra. Preferirebbero confiscare, nazionalizzare e attaccare le attività britanniche, allo scopo di minare gli interessi 'imperiali'. Il rogo della bandiera inglese è una forma di protesta ricorrente nelle loro manifestazioni. Stavolta, hanno aggiunto un fantoccio che rappresenta il principe William.”

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Quest'ultimo particolare potrebbe apparire come una mossa estrema nei confronti del centauro di sangue blu con una calvizie incipiente, lo stesso che a gennaio ha avuto l’audacia di passare sei settimane nelle Falkland come pilota di ricerca e soccorso. In quell'occasione, William si era guadagnato un'accusa di "aggressione britannica", lanciata dalla stessa Presidente. Se a questo si aggiunge l'invio di un cacciatorpediniere e un sottomarino inglesi sulle isole, è evidente come non manchino le ragioni per alimentare la tensione.

“Sembra che il governo britannico abbia militarizzato la questione,” continua Patricio. “L’idea di un’altra guerra con l’Argentina è ridicola: le forze armate argentine non si trovano nella posizione di poter prendere parte a una guerra, tanto più se dall'altra parte c'è uno degli eserciti più potenti al mondo. L’unica spiegazione è che il governo britannico stia usando la prospettiva del conflitto per distogliere l’attenzione da altre questioni.”

Per sentire la controparte, ho parlato con Tony Davies dell’Ordine dell’Impero Britannico, presidente dell’Associazione Veterani delle Falkland. “È vergognoso che dopo 30 anni il governo argentino continui a minacciare guerra. Sarebbe molto meglio per tutti i coinvolti, Argentina compresa, se i tre governi—Falkland, Gran Bretagna e Argentina—si sedessero e lavorassero insieme per il bene delle isole, degli isolani e della regione."

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“Il destino degli isolani è completamente nelle loro mani,” conclude Davies. “Hanno scelto di rimanere inglesi, e il governo ha sostenuto e continuerà a sostenere il loro volere, sempre! Le isole non verranno mai prese con la forza. Sono troppe le persone che hanno sofferto, da entrambe le parti. Non scalfiranno mai la determinazione degli isolani o degli inglesi sulla faccenda. È un peccato, dovremmo essere tutti buoni amici.”

Segui Henry su Twitter: @henry_langston