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Musica

Recensione: Chris Carter - Chemistry Lessons Vol. 1

Il ritorno del genio elettronico inglese è un disco profondo, in cui sembra di percepire il battito del cuore di un androide finalmente libero di "sentire".

Vi dirò, c'è proprio bisogno di gente che pensi alla musica e non alle cazzate. Come Chris Carter, che in questo surclassa tutti i musicisti elettronici radical chic, quelli che ti elencano tutti i synth usati nel disco per far vedere che wow e poi magari hanno fatto l’imitazione dell'imitazione dell'imitazione.

Chris non ha bisogno di presentare alcunché, né tantomeno ha bisogno di presentazioni: militante nei Throbbing Gristle, guastatore nel duo Chris and Cosey (con la bandmate dei TG Cosey Fanni Tutti), uomo dalle mille risorse che si presenta col suo primo disco solista da 17 anni a questa parte. Un mattone di 25 pezzi che però scivolano leggeri come l’acqua, nonostante siano appunto pesanti come un meteorite che si frantuma in mille frammenti una volta raggiunta l’atmosfera.

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In questo disco c'è di tutto, praticamente un Bignami delle possibilità elettroniche di ieri e di oggi. Si va da landscape sintetici che tu pensi subito a prendere a calci in culo Hans Zimmer per la sua pacchianata nel nuovo Blade Runner, alla techno sinfonica, all’elettronica occulta, alle svisate HD ("Dust and Spider" ad esempio). Però non si tratta di un discorso senz’anima, nient’affatto. Qui si sente quasi il tocco del demiurgo, dell’oracolo, delle profondità del cuore umano pulsante – o, meglio, dell’androide finalmente svincolato da un destino artificiale e finalmente libero di “sentire”.

Le voci, vocine e vocette sintetiche che cantano in questo disco lo dimostrano: alcune vintage, probabilmente ottenute con vecchi software fine anni Novanta e da vocoder non meglio identificati, alcune nuove di pacca e ispirate (se non proprio ottenute) col Vocaloid, ma tutte incredibilmente melodiose, quasi in maniera celestiale. Il motivo di tanta squisitezza è dovuto al fatto che il nostro Chris si è ispirato (pensate un po’) a del vetusto folk inglese, trasportato giustamente nei circuiti di oggi dove la musica popolare è, appunto… sintetica.

A mettere la ciliegina sulla torta è anche l’ispirazione presa dalla musica radiofonica degli anni Sessanta, incontrando anche sprizzi di Joe Meek, ovviamente in versione cyborg. I suoni sono perfetti, in linea con quello che il nostro (provetto ingegnere del suono) ci ha sempre abituato ad ascoltare, se non addirittura meglio. Un disco che rimarrà? Può essere. Sicuramente servirà a ricordare alla gente che a volte la vecchiaia è l’unica soluzione per comprendere il nostro tempo e saper distinguere i sassi dalle pepite d’oro. Musicali, s’intende.

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Chemistry Lessons Vol. 1 esce oggi, venerdì 30 marzo, per Mute.

Ascolta Chemistry Lessons Vol. 1 su Spotify:

TRACKLIST:
1. Blissters
2. Tangerines
3. Nineteen 7
4. Cernubicua
5. Pillars of Wah
6. Modularity
7. Field Depth
8. Moon Two
9. Durlin
10. Corvus
11. Tones Map
12. Dust & Spiders
13. Gradients
14. Lab Test
15. Shildreke
16. Uysring
17. Ghosting
18. Noise Floor
19. Post Industrial
20. Rehndim
21. Roane
22. Time Curious Glows
23. Ars Vetus
24. Hobbs End
25. Inkstain

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