Un giorno nella 'Stalingrado italiana' per capire come mai la sinistra ha perso dopo 72 anni
Tutte le foto di Alessio Keilty

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Un giorno nella 'Stalingrado italiana' per capire come mai la sinistra ha perso dopo 72 anni

Sesto San Giovanni era soprannominata la "Stalingrado d'Italia". Ora, nelle comunali, la sinistra ha perso per la prima volta dopo 72 anni.

Come forse avrete notato dalla pagina Facebook di Silvio Berlusconi, i recenti ballottaggi delle elezioni comunali ci hanno regalato (oltre a un'astensione altissima) la rinascita del centrodestra, un rallentamento dei Cinque Stelle e la sconfitta del centrosinistra—che ha perso 37 comuni.

Tra questi 37 ci sono anche roccaforti storiche come Sesto San Giovanni, una città alle porte di Milano passata al centrodestra dopo 72 anni—e dopo essere stata nell'ordine simbolo dell'antifascismo (con medaglia d'oro al valore militare per la Resistenza nel 1971) e della classe operaia, aggiudicandosi il soprannome di "Stalingrado d'Italia".

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Il risultato di domenica rappresenta la fine di un'epoca, e giornali e politici si sono susseguiti nel cercare di spiegare le motivazioni di questo voto e la sua portata. Per capire come ci si è arrivati e cosa ne pensano i suoi abitanti, sono andata a Sesto e ho fatto loro qualche domanda.

La stazione ferroviaria di Sesto San Giovanni.

Arrivata alla stazione in mattinata, mi rendo subito conto di come la realtà sia diversa dalla percezione che avevo avuto leggendo i giornali, in cui si raccontava una città sotto shock. Le persone con cui parlo sono poco interessate alla politica e con poca voglia di commentare—l'unica cosa certa, per loro, è che la vittoria del centrodestra non rappresenta una sorpresa.

Come mi spiega Abbasciano, 72 anni 36 anni di attività politica alle spalle che si definisce socialista fino alla fine, "Non sono assolutamente stupito dal risultato e soprattutto non sono preoccupato: posso assicurarti che non cambierà nulla. Destra o sinistra, tutti hanno sempre rubato e tutti continueranno sempre a rubare, solo che ora il bottino è più scarso."

Quando gli chiedo cosa abbia assicurato la vittoria al centrodestra, poi, mi parla del razzismo e della predisposizione del popolo italiano a farsi prendere in giro. "I politici e le cooperative prendono voti sulle spalle dei migranti," dice. "Si spartiscono i soldi che questi portano e la gente è pronta a credere che siano loro il problema."

Un commento altrettanto disincantato proviene da un autista di autobus che preferisce rimanere anonimo. Ha 54 anni e vive a Sesto da 30. Anche lui ammette di non essere stupito dal risultato, ma mi parla di una città vivibile e ben gestita, in cui a fare la differenza sono state le coalizioni (il nuovo sindaco Roberto Di Stefano si è infatti presentato al ballottaggio in alleanza con un candidato sostenuto da tre liste civiche di centrodestra che al primo turno aveva ottenuto il 24 percento).

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Cartelloni elettorali.

Eppure più che le coalizioni politiche, la campagna elettorale, caratterizzata da toni forti, diffamazioni e minacce di morte, è stata incentrata sui temi della sicurezza e dell'accoglienza. A riguardo, la stazione di Sesto rappresenta sicuramente un luogo simbolo: proprio qua, infatti, lo scorso dicembre era stato ucciso Anis Amri, sospetto responsabile dell'attacco terroristico di Berlino del dicembre del 2016. E sebbene i dati ufficiali parlino di crimini in calo di diversi punti percentuali in tutta la provincia milanese, la percezione di molti abitanti sulla sicurezza appare completamente diversa.

Allontanandomi dalla stazione incontro Greta, 19 anni. Mi dice di essere contenta del risultato, e parla di una città mal gestita: "Sesto è finita in uno stato di degrado. Non ci si sente sicuri camminando per strada, e per questo credo che un cambiamento non possa che fare bene. Non credo che le misure di questo nuovo sindaco mi toccheranno direttamente, ma dato che abbiamo un sacco di problemi, punterei a sistemare Sesto piuttosto che aggiungere cose," commenta.

Nonostante Greta non voglia approfondire quell'"aggiungere cose", il pensiero va inevitabilmente alla posizione del precedente sindaco sul tema dell'accoglienza. Oltre a farsi portavoce di una posizione di apertura nei confronti dei rifugiati, Monica Chittò sosteneva infatti il progetto di costruire di una moschea, attualmente provvisoria, a cui si opponeva invece l'avversario.

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Diana, intervistata sotto.

Diana, che ha 29 anni, mi dice che la vittoria del centrodestra rappresenta una svolta inevitabile e necessaria, ma, come ripete prima di salutarmi, non ne fa una questione di destra e sinistra. Solo di "sicurezza".

Del resto, che la sicurezza sia capace di spostare voti è chiaro anche a livello nazionale—e i tentativi di farne "un tema di sinistra" del sindaco Sala a Milano o il pugno duro usato in tal senso dal ministro della difesa Marco Minniti (oltre ai cambi di posizione netti dei Cinque Stelle) sono solo alcuni esempi.

Il complesso delle ex acciaierie della Falck.

Se parlare di destra e sinistra non sembra coinvolgere molto le persone che incontro, noto che anche il passato operaio della città non è di forte richiamo.

E questo nonostante Sesto fosse una città prevalentemente operaia—con iscrizioni al partito comunista altissime, più di un terzo della superficie totale occupata dagli acciaierie della Falck, oggi in disuso, e numerosissime industrie. Negli anni Novanta quasi tutte le fabbriche sono state chiuse, e i lavori operai hanno ceduto spazio a quelli nel settore terziario.

Andrea, un ragazzo di 24 anni con cui cerco di approfondire la questione, mi racconta che a casa sua si è sempre votato a sinistra. Lui invece ha scelto di non votare, in quanto entrambi i candidati erano lontani dai suoi ideali. "La sinistra è una storia completamente finita, coi miei coetanei non parliamo mai di politica, e quando lo facciamo siamo tutti d'accordo sul fatto che rubano tutti. Quali sono gli ideali di sinistra? Nessuno ce li ha mai spiegati, come facciamo a conoscerli?" conclude.

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Rino e Carmelo, intervistati sotto.

Le parole di Andrea sono del tutto in linea con la tendenza nazionale. Secondo un'indagine svolta recentemente dall'istituto Toniolo, la grande maggioranza dei giovani non dà alcuna importanza alla distinzione tra destra e sinistra. Quasi otto ragazzi su dieci credono che le due ideologie siano identiche, mentre aumenta la disillusione per la politica nel suo insieme. Eppure, i giovani non sono gli unici rappresentanti di questa tendenza.

Quando parlo con Carmelo e Rino, 57 e 50 anni, due operai che lavorano a Sesto da trent'anni, il giudizio non cambia: "La sinistra non rappresenta più niente, negli scorsi anni si sono mangiati tutto. Una volta gli operai avevano qualcosa da perdere, oggi non credo, tanto vale provare a cambiare la gente che sta al governo," mi dice Rino. Rino non parla direttamente del caso Penati, l'ex presidente della provincia di Milano e sindaco di Sesto accusato (e successivamente assolto) di essere a capo di un sistema di corruzione e finanziamento illecito ai partiti che aveva riguardato direttamente alcune fabbriche della città. Tuttavia, la vicenda ha sicuramente contribuito a insediare negli abitanti di Sesto—e quindi anche nei miei interlocutori—la percezione di un sistema corrotto.

Giovanni, intervistato sotto.

Prima di andarmene passo per il palazzo del Comune, con la scritta "Verità per Giulio Regeni" e il monumento alla Resistenza. Lì vicino, l'ultima testimonianza che raccolgo è quella di Giovanni, 24 anni ed educatore in un centro per anziani. Il suo giudizio sulla sindaca uscente è duro, così come quello sulla sua città: "Dopo decenni di persone colluse e attaccate alla poltrona, credo che sia arrivato il momento di dare una possibilità a qualcosa di nuovo. Sesto è una città degradata: mobili in giro, carcasse di animali morti che rimangono là per mesi, una situazione insostenibile. Era chiaro che prima o poi la gente avrebbe votato per il cambiamento."

Il monumento alla Resistenza di fronte al palazzo del Comune di Sesto San Giovanni.

"Dobbiamo guardare a quello che si è stato fatto, come con Berlusconi vent'anni fa," mi dice. "Ora che al governo che c'è stata la sinistra mi sembra chiaro che anche a livello nazionale l'ago della bilancia tenda dall'altra parte. Da quello che posso percepire, le nuove generazioni stanno votando a destra, o almeno sono meno affezionate a quell'idea nostalgica della Sesto operaia che nella realtà non esiste da decenni," conclude.

Nel viaggio di ritorno attraverso le ex strutture delle acciaierie della Falck, di cui oggi rimane solo lo scheletro. Mi sembra un paragone che si addice perfettamente alla storia della Stalingrado d'Italia: mentre da fuori rimanevamo incollati a quell'immaginario della città operaia di sinistra, l'essenza della sua storia svaniva con le fabbriche e i posti di lavoro. Che si tratti di una svolta storica o di una deviazione temporanea, come il resto d'Italia, oggi a Sesto l'aria che si respira non lascia molto spazio agli ideali: desiderio di sicurezza, paura del diverso e sfiducia nella politica, tutta. Che a pagare sia in primis chi ha governato per gli scorsi 72 anni, non dovrebbe suscitare sorpresa.

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