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Panama Papers

Picasso, Modigliani e Van Gogh: il traffico d'arte occulto svelato dai Panama Papers

Nei documenti ottenuti grazie al più grande leak della storia non ci sono solo storie di banche e flussi monetari, ma si arriva anche a citare opere di Picasso e Rembrandt.
Foto di Walter Bieri/EPA

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Questo articolo è stato pubblicato in collaborazione con l'International Consortium of Investigative Journalists (ICIJ)_ ed è parte della sua inchiesta sui Panama Papers._

Per caso Philippe Maestracci, il nipote di un mercante d'arte ebreo, ha scoperto che un prezioso quadro - che pensava fosse stato sottratto a suo nonno dai nazisti - potrebbe essere in realtà nelle mani di una delle più potenti famiglie del mondo dell'arte. Questa scoperta ha contribuito a portare alla luce il legame tra il commercio internazionale di arte e i paradisi fiscali, ed è una delle rivelazioni più sorprendenti dei Panama Papers.

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La raccolta di 11 milioni di documenti di Mossack Fonseca - lo studio legale panamense specializzato nella creazione di entità societarie che possono essere usate per nascondere beni e denaro - potrebbe essere il più grande leak della storia.

I documenti, che vanno dal 1977 al 2015, coinvolgono persone vicine a molti leader politici e del mondo finanziario in tutto il mondo, e includono il più grande database di informazioni sul legame tra il mercato dell'arte e il mondo delle società offshore.

I file panamensi delineano un settore poco regolamentato, dove l'anonimato è usato regolarmente per nascondere comportamenti dubbi di ogni tipo.

L'opera al centro della controversia è 'Uomo seduto con bastone' di Amedeo Modigliani. L'artista è morto di tubercolosi quasi un secolo fa, e ad oggi i suoi dipinti valgono fino a 150 milioni di euro. Un altro ritratto - che raffigura un elegante uomo baffuto seduto su una sedia, con le mani su un bastone da passeggio - potrebbe invece valere 22 milioni di euro.

Gli inquirenti hanno collegato il dipinto ai Nahmad, una famiglia di miliardari che ha acquistato l'opera durante un'asta nel 1996. Gli avvocati di Maestracci hanno inviato una lettera alla Nahmad Gallery di New York - di proprietà della famiglia - in cui affermano che il dipinto era di sua proprietà e che gli deve essere restituito. Stando ai documenti giudiziari, la galleria non ha mai risposto alla richiesta di un incontro per discutere della questione. Il nipote ha fatto poi causa: quattro anni, dopo gli avvocati di entrambe le parti sono ancora impegnati in una battaglia legale.

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I Nahmad hanno affermato presso i tribunali federali e statali di non possedere il Modigliani. Sarebbe invece di proprietà di una compagnia offshore chiamata International Art Center, registrata da un piccolo studio legale panamense.

Ma i Panama Papers suggeriscono che questa tesi sia solo un espediente legale creato per nascondere l'identità del vero proprietario del dipinto.

Stando ai documenti, la famiglia Nahmad controlla la International Art Center da più di 20 anni. La società ha un ruolo importante per gli affari della famiglia nel settore dell'arte. David Nahmad, il capofamiglia, è l'unico proprietario della compagnia da gennaio 2014.

Quando all'avvocato di David Nahmad, Richard Golub, sono stati presentati i documenti che mostrano il legame tra i Nahmad e la International Art Center, l'uomo ha detto che "è irrilevante [sapere] che è il proprietario di IAC. La questione principale è: quali sono le problematiche del caso? E il querelante può provarle?"

Secondo Golub, la questione centrale riguarda la capacità di Maestracci di dimostrare che il quadro in questione è stato rubato al nonno. Nonostante anni di battaglie legali, i giudici non hanno considerato molto la questione, dato che entrambe le parti hanno passato molto tempo a litigare su chi sia veramente l'attuale proprietario.

Mossack Fonseca non ha solamente aiutato i Nahmad a fondare l'International Art Center nel 1995, ma ha anche fornito a molti altri clienti gli strumenti per effettuare segretamente transazioni internazionali di opere di artisti come Van Gogh, Rembrandt, Chagall, Matisse, Basquiat e Warhol.

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Tra i collezionisti d'arte famosi con società registrate tramite Mossack Fonseca compaiono la famiglia spagnola Thyssen-Bornemisza, il magnate cinese dell'intrattenimento Wang Zhongjun e la nipote di Picasso, Maria Ruiz-Picasso.

Zhongjun non ha risposto alle nostre richieste di commento. Ruiz-Picasso non ha voluto commentare, mentre Bojia Thyssen, tramite un avvocato, ha confermato di avere una società offshore ma ha detto che è stata dichiarata alle autorità tributarie spagnole.

I registri della compagnia fanno riferimento a un numero di opere d'arte che potrebbe riempire un piccolo museo. Oltre a fornire prove fondamentali per la battaglia legale per il Modigliani, nei file di Mossack Fonseca ci sono indizi che puntano alla misteriosa scomparsa dei capolavori di un magnate greco e dettagli inediti su una delle aste di arte moderna più famose del ventesimo secolo.

I documenti svelano che venditori e compratori di arte usano gli stessi angoli bui del sistema finanziario internazionale adoperati da dittatori, politici, truffatori e altri che beneficiano dell'anonimato offerto da queste zone d'ombra.

Negli ultimi anni i prezzi delle opere d'arte sono cresciuti esponenzialmente, e le transazioni vengono spesso nascoste grazie all'uso di società offshore, prestanome, zone di libero scambio, aste manipolate e vendite private.

Se da una parte la segretezza può essere manipolata legalmente per evitare pubblicità, limitare l'esposizione legale o facilitare le operazioni transnazionali, può anche essere usata per evadere il fisco o per nascondere proprietà losche. Dato che le opere d'arte sono facili da trasportare, costose e poco regolamentate, le autorità temono che siano spesso usate per il riciclaggio di denaro.

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Il boom del mercato dell'arte

L'attuale espansione del mercato dell'arte - e i suoi legami con le zone d'ombra del sistema finanziario globale - offre ulteriori prove della spettacolare ascesa dei super-ricchi. L'arte è diventato uno strumento fondamentale per l'elite globale, desiderosa di nascondere i propri soldi in un rifugio sicuro. Stando alla rivista di settore Art Market Report, nel 2015, le vendite di opere d'arte hanno superato i 55.5 miliardi di euro, e sono proprio le opere più costose ad aver registrato l'aumento maggiore.

Secondo i dati raccolti da Wealth-X, la ricchezza totale attribuita nel 2013 ai miliardari dell'arte in tutto il mondo ammonta a circa 28 miliardi di euro.

"Il principale catalizzatore del mercato dell'arte è la ricchezza accumulata," spiega Michael Moses di Beautiful Asset Advisors, che si occupa di tracciare le compravendite di arte. "Se la ricchezza esclusiva aumenta a un tasso maggiore di qualsiasi altro tipo di ricchezza - ed è quello che sta succedendo - queste persone hanno soldi in eccesso da spendere in arte."

Secondo le stime di Art Market Report, circa metà delle transazioni di opere d'arte sono private, cioè strettamente tra venditori e compratori — ma ci sono poche informazioni pubbliche su queste transazioni. Le vendite rimanenti sono effettuate tramite aste pubbliche, che forniscono un certo grado di trasparenza rispetto al prezzo, ma che permettono comunque ai compratori e ai venditori di rimanere un mistero, spiega Moses.

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Quando l'arte molto costosa viene venduta, spesso finisce in una zona di libero scambio nota come 'porto franco'. Finché l'arte è custodita nel porto franco, i proprietari non pagano tasse sui redditi o imposte doganali. I critici temono che il sistema dei porti franchi possa essere usato per non pagare le tasse o per riciclare denaro, dato che non viene stilato un inventario e non sono registrate specifiche transazioni. Stando alla società di consulenza Deloitte, il 42 per cento dei collezionisti d'arte consultati in un sondaggio userebbe con molta probabilità questo sistema.

Il porto franco più antico - e che custodisce la maggiore quantità di opere d'arte - è a Ginevra, e si dice che i suoi magazzini contengano abbastanza tesori da far invidia a qualsiasi museo.

Natural La Coultre, una compagnia di proprietà di Yves Bouvier, affitta quasi un quarto dello spazio disponibile nel porto franco di Ginevra. Bouvier è anche il principale proprietario di altri porti franchi in Lussemburgo e a Singapore, ed è consulente per una struttura in costruzione a Pechino. Grazie a questi interessi, si è guadagnato il titolo di "Re dei porti franchi."

Ma sono le attività di Bouvier come intermediario per accordi privati che lo hanno reso famoso nel mondo dell'arte, e un obiettivo per le cause civili. Il miliardario russo Dmitry Rybolovlev ha presentato reclami contro Bouvier a Monaco, Parigi, Hong Kong e Singapore, accusandolo di aver alzato in maniera fraudolenta i prezzi dei dipinti prima di venderli. Dopo aver analizzato le accuse, un giudice a Singapore ha ritirato il congelamento dei beni di Bouvier, seguito poi da un giudice di Hong Kong. Bouvier ha negato con forza le accuse.

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Non sorprende che, data la quantità di miliardari e mercanti d'arte che usano i servizi di Mossack Fonseca, entrambi gli uomini siano clienti dello studio.

I registri dello studio panamense mostrano almeno cinque società legate a Bouvier, anche se non sembrano esserci compagnie legate al caso Rybolovlev.

Rybolovlev, invece, ne possiede due. L'uomo non ha voluto rilasciare commenti. Un rappresentante di Bouvier, invece, ha detto che il suo cliente ha usato società offshore per ragioni legali consolidate.

Il sistema delle aste

Molti ricollegano il folle entusiasmo del mercato dell'arte per le opere moderne a una vendita avvenuta a novembre del 1997. L'asta della collezione Victor e Sally Ganz, tenutasi da Christie's a New York, ha prodotto delle valutazioni da record per dei quadri e ed è risultato una pietra miliare nella trasformazione dell'arte in una merce di scambio internazionale.

"A un tratto, con l'asta Ganz il gioco è cambiato in un modo mai visto prima," dice Todd Levin, direttore del Levin Art Group, una società di consulenza per l'arte con sede a New York. "È stata come un'iniezione di steroidi nel mercato."

Non sono mai stati rivelati i dettagli dell'asta Ganz. I documenti dei Panama Papers mostrano il coinvolgimento interessi nascosti e dell'intermediario offshore di riferimento per il mondo dell'arte: Mossack Fonseca.

I Ganz collezionavano le opere di Pablo Picasso, erano mecenati di Frank Stella e amici e sostenitori di Jasper Johns, Robert Rauschenberg ed Eva Hesse. Dopo la morte della coppa, i figli sono stati costretti a vendere una collezione che vestiva le pareti della loro casa d'infanzia.

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Era costata ai Ganz circa 1.7 milioni di euro, e ci sono voluti 50 anni per metterla insieme. In una sera, la loro collezione è stata venduta al prezzo record di 181 milioni di euro.

Finora non era emerso che gli eredi dei Ganz avrebbero invece venduto la collezione mesi prima dell'asta. L'attore chiave della transazione è una compagnia con sede a Niue, una minuscola isola nel sud del Pacifico. La società si chiama Simsbury International Corp.

Sembra che Simsbury International sia stata creata unicamente per effettuare la transazione Ganz. È stata registrata ad aprile 1997; un mese dopo ha acquistato la collezione. L'agente registrato di Simsbury è Mossack Fonseca. I dipendenti dello studio legale sono stati nominati direttori di Simsbury International, rimpiazzi che sulla carta controllavano la compagnia ma in realtà non avevano alcun potere sulle sue attività. Questi "direttori su carta" hanno firmato degli accordi per contro della società con una banca, una casa d'aste e una compagnia di spedizione di opere d'arte.

La proprietà della compagnia era esercitata tramite "azioni al portatore," cioè dei semplici certificati che permettono a chiunque ne sia in possesso di trasferire in maniera anonima o riscattare il loro valore. Oggi sono vietati in molti paesi a causa della loro utilità per chi vuole evadere le tasse o riciclare denaro.

Stando ai documenti di Panama Papers, in un accordo siglato il 2 maggio 1997,Simsbury International ha acquistato il più costoso quadro dei Ganz per 148 milioni di euro da Spink & Son, la casa d'aste londinese allora di proprietà di Christie's. L'esatta natura dell'accordo tra la famiglia Ganz e Christie's non è chiara nei documenti.

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Un rappresentante della famiglia Ganz non ha voluto rispondere alle nostre richieste di commento sui dettagli della transazione.

La vendita è stata accompagnata da un accordo collaterale. Se l'asta per le opere avesse prodotto un prezzo più alto, il proprietario di Simsbury International e Spink & Son avrebbero condiviso la differenza.

L'uomo che aveva il potere di firma per Simsbury, e che quindi controllava la compagnia e il suo conto in banca, era il miliardario britannico Joseph Lewis. Allora era l'uomo più ricco d'Inghilterra, avendo costruito la sua fortuna scommettendo sulla fluttuazione delle valute. Era anche il più grande azionista di Christie's.

Sul catalogo Ganz di leggeva che "Christie's ha un interesse finanziario diretto in tutte le proprietà in vendita," ma i dettagli di questo interesse non sono mai stati spiegati.

Lewis aveva appena fatto una scommessa che lo ha poi ripagato in molti modi diversi.

L'asta Ganz ha contribuito a rendere il 1997 uno degli anni migliori per le vendite di Christie's fino ad allora. Il gruppo ha guadagnato più di 1.7 miliardi di euro quell'anno.

Lewis non ha risposto a una richiesta di commento.

Uno dei quadri più costosi venduti durante l'asta Ganza è "Le Donne di Algeri, versione O" di Pablo Picasso. Fa parte di una nota serie di 15 quadri dipinti da Picasso a metà degli anni Cinquanta. Oltre alla versione O, l'asta Ganz contava anche su quelle M, H e K.

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Alcuni degli offerenti era membri della famiglia Nahmad. David Nahmad ha portato a casa la versione H, aggiungendola a quella che è considerata una delle più grandi collezioni private di opere di Picasso.

La dinastia dell'arte

I Nahmad, ebrei sefarditi di Aleppo, in Siria, hanno iniziato come una dinastia di banchieri. Nel 1948, Hillel Nahmad ha trasferito la moglie e otto figli a Beirut.

Tre dei suoi figli - Giuseppe, David ed Ezra - si sono poi trasferiti a Milano e, all'inizio degli anni Sessanta, sono diventati mercanti d'arte a tutti gli effetti. Giuseppe, il capofamiglia, aveva una passione per le macchine sportive costose e, stando al fratello David, è uscito anche con Rita Hayworth. Ha anche lanciato l'idea di considerare il settore dell'arte come una borsa, comprando e tenendo i dipinti fino al momento giusto per venderli e trarne il massimo profitto.

Giuseppe è morto nel 2012, e David si è assunto il ruolo di capofamiglia. Lui e il fratello maggiore Ezra hanno entrambi chiamato i loro figli Hillel in memoria del nonno — entrambi si fanno chiamare Helly. I quattro lavorano insieme per mandare avanti gli affari di famiglia.

I due fratelli rimasti valgono insieme 2,6 miliardi di dollari, secondo Forbes. Vivono a Monaco e in altre località. Oltre a scommettere sul mercato valutario e a commerciare arte, David Nahmad è anche un giocare professionista di Backgammon. Tutti e quattro hanno una galleria con il proprio nome. Il figlio di Ezra ha la Helly Nahmad Gallery a Londra, mentre il figlio di David ne ha una con lo stesso nome a New York.

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Foto by Rhona Wise/EPA

I documenti di Mossack Fonseca mostrano che i Nahmed sono stati tra i primi ad approfittare dei vantaggi dell'arte offshore.

Giuseppe Nahmad ha registrato la International Art Center nel 1995 tramite la banca svizzera UBS e l'ufficio di Mossack Fonseca a Ginevra. Potrebbe essere esistita in un'altra forma prima di quella data. Un documento di Mossack Fonseca fa riferimento all'acquisto da parte di International Art Center del quadro "Ballerine" di Edgar Degas a ottobre 1989.

Gli affari dei Nahmad, che si svolgono in diverse giurisdizioni, sono ideati appositamente per la realtà offshore. Le sedi principali si trovano in tre paesi diversi, le gallerie sorgono da entrambi i lati dell'Atlantico e gran parte dei quadri sono conservati in Svizzera; la famiglia ha quindi bisogno del genere di assistenza legale fornita dalle società offshore.

International Art Center non è l'unica entità societaria offshore di proprietà della famiglia registrata con Mossack Fonseca. Giuseppe Nahmad ha anche creato la Swinton International Ltd., registrata nelle Isole Vergini Britanniche ad agosto 1992.

Le società offshore sono collegate, e vengono usate da tutta la famiglia. Giuseppe Nahmad ha il potere di firma sul conto della International Art Center presso la banca UBS dal 1995. Anche David ed Ezra potevano firmare per il conto della compagnia presso UBS. Due anni dopo, stando ai documenti, Giuseppe ha co-firmato con il fratello Ezra per un conto della compagnia presso Citibank.

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Nel 1995, Swinton International ha autorizzato David Nahmad a vendere cinque quadri di sua proprietà — una tela a olio di Picasso, "Ballerine" di Degas, due oli su tela di Henri Matisse e un olio su tela di Raoul Dufy. Alcuni dei quadri sono poi stati messi all'asta da Sotheby's, indicati come provenienti da una "collezione privata." Due dei dipinti erano stati, in precedenza, di proprietà dell'International Art Center.

La proprietà di International Art Center era inizialmente esercitata tramite "azioni al portatore," cosa che rendeva impossibile risalire al vero proprietario. Nel 2001, una risoluzione del consiglio direttivo dei direttori nominati da Mossack Fonseca ha creato 100 azioni della compagnia e le ha trasferite a Giuseppe. Nel 2008, queste 100 azioni sono state riassegnate in parti uguali a David ed Ezra Nahmad. Un anno dopo, Ezra ha diviso le sue azioni con figlio Hillel. David non ha fatto lo stesso con suo figlio.

Un velo di tensione tra David e il figlio è emersa nel 2007, in un raro profilo della famiglia apparso su Forbes. L'articolo cita David che dice, con una faccia "corrucciata," che "a mio figlio piace molto farsi pubblicità. A me invece non piace."

Le attività extracurricolari del figlio Helly potrebbero averlo reso inadatto al ruolo di azionista della International Art Center. Come lo zio Giuseppe, Helly ha degli hobby costosi. I tabloid hanno fornito diversi resoconti delle sue attività: modelle come fidanzate, un intero piano di appartamenti multi-milionari nella Trump Tower, amici nel mondo del cinema e una passione per il gioco d'azzardo. Niente di tutto ciò ha costituito un problema fino a quando il Procuratore Generale per il distretto sud di New York, Preet Bharara, l'ha messo sotto accusa ad aprile 2013 — per aver svolto un ruolo di leadership in un sospetto giro di scommesse e riciclaggio di denaro da circa 90 milioni di euro, legato ai gangster russi.

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Le intercettazioni riportarono una sua discussione telefonica su come il business d'arte di famiglia poteva essere usato per occultare denaro. "[A] volte una banca richiede una causale per un trasferimento, no?" Dice in una conversazione risalente marzo 2012 citata nel rapporto della sentenza di governo. "Possiamo dire che, Ooh, stai comprando un quadro. Se hanno bisogno di una causale, capisci? Te basta che dici, Ah, sì, ho comprato un disegno di Picasso o una roba così."

In tribunale non è mai stato provato che ciò sia avvenuto. La conversazione non ha avuto peso sulla condanna definitiva e l'avvocato dei Nahmad ha sostenuto in un'intervista che non avrebbe niente a che fare con il caso Modigliani.

Helly Nahmad si è dichiarato colpevole per la gestione di un giro di scommesse illegale nel novembre del 2013. Un giudice l'ha condannato a un anno e un giorno in prigione. Ha anche accettato di pagare un forfeit di oltre 5,6 milioni di euro e rinunciare ai diritti su un dipinto di Raoul Dufy. Ha scontato cinque mesi.

L'arte perduta

I Nahmad non sono l'unica importante famiglia di collezionisti d'arte che si è ritrovata coinvolta in azioni legali a causa di patrimoni offshore.

I dati di Mossack Fonseca offrono nuovi spunti sulla battaglia legale della famiglia Goulandris, una dinastia di armatori greci che si trova in mezzo a una disputa riguardo 83 capolavori d'arte scomparsi.

"Si tratta di opere per un valore totale di circa 3 miliardi di dollari [2,6 miliardi di euro]," spiega Ezra Chowaiki, un gallerista che sta contribuendo a finanziare una delle cause legali, in un'intervista a ICIJ. "Potrebbe essere la più grande collezione di opere d'arte scomparse della storia."

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Due cause e un'inchiesta criminale sono in corso a Losanna, in Svizzera, per cercare di determinare dove si trovi e a chi appartenga la collezione. Nei casi sono incluse una ricca ed estesa famiglia che è in guerra con se stessa, società di facciata con base a Panama, accuse di falsificazione di documenti e dipinti da museo di nomi quali Van Gogh, Matisse e Picasso.

Alcuni dei dipinti sono stati venduti, e il venditore non voleva che la storia venisse alla luce. Stando a un accordo di vendita da quasi 18 milioni di euro, ritrovato tra i file di Mossack Fonseca per uno dei dipinti Goulandris, la "Natura morta con arance" di Van Gogh, è inclusa una clausola di riservatezza. Proibisce di rivelare "l'identità delle parti interessate nell'Accordo (inclusa l'identità dell'unico azionista del Venditore)" e "qualsiasi informazione o documentazione relativa alla provenienza dell'Opera e ai trasferimenti di proprietà."

La famiglia Goulandris nella sua residenza svizzera di Gstaad. "Le Violoniste Bleu" di Marc Chagall campeggia alle loro spalle. (Foto della famiglia Goulandris)

Le opere appartenevano in precendenza al magnate armatore greco Basil Goulandris. Nel 1994, Goulandris è morto. Dopo che anche la vedova Elise è morta nel 2000, gli eredi hanno scoperto che l'enorme collezione d'arte della coppia era passata in altre mani alcuni anni prima. Una società di Panama chiamata Wilton Trading S.A. era infatti diventata proprietaria dei dipinti.

Nel 1985, secondo il nipote di Basil, Peter J. Goulandris, l'uomo avrebbe venduto l'intera collezione di 83 dipinti per un prezzo straordinariamente basso, circa 28 milioni di euro, alla Wilton Trading. Nonostante la vendita, tuttavia, i dipinti sono rimasti sempre con la coppia. Durante questo periodo, Basil e Elise Goulandris hanno offerto prestiti ad alcuni musei e venduto pezzi a mercanti d'arte indicandone la provenienza come se fossero comunque appartenuti a loro.

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Molto di quello che si sa riguardo la Wilton Trading proviene da alcuni processi in Svizzera. È stata creata nel 1981 ma è rimasta senza direttori fino al 1995, dieci anni dopo che l'accordo di vendita era stato firmato. Secondo un procuratore svizzero, però, il tipo di carta su cui è stato scritto l'accordo non esisteva nel 1985, e nessuno è stato in grado di provare che ci sia stato effettivamente uno scambio di denaro.

Peter J. Goulandris ha riferito a un tribunale svizzero che sua madre, la cognata di Basil, Maria Goulandris, era la proprietaria di Wilton Trading.

Attraverso il suo avvocato, Peter Goulandris ha rifiutato la nostra richiesta di commento.

Elise è morta senza lasciare eredi. Sua nipote Aspasia Zaimis sostiene di aver diritto a una parte degli 83 dipinti e ha fatto causa all'amministratore del testamento di Elise.

Nel novembre 2004, alcune compagnie anonime create da Mossack Fonseca hanno avviato il processo di vendita di alcuni dei dipinti Goulandris che la Wilton Trading aveva conservato.

All'inizio dell'anno successivo, in un'asta di Sotheby's a Londra, una società chiamata Tricornio Holding ha venduto un dipinto di Pierre Bonnard intitolato "Nell'armadietto del bagno." Un'altra società, Heredia Holdings, ha firmato un accordo con Sotheby's per vendere un dipinto di Marc Chagall, "I comici." Una terza società poi, Talara Holdings, ha messo all'asta un dipinto di Chagall chiamato "Il Violinista blu."

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Nello stesso periodo, il dipinto del 1888 di Van Gogh che ritrae un cestino di arance è finito nelle mani del magnate californiano del direct marketing Greg Renker e di sua moglie Stacey, dopo una vendita privata. Il venditore era una società chiamata Jacob Portfolio Incorporated.

Renker non ha risposto alla nostra richiesta di commento.

Tutte e quattro le società sono state registrate poco prima delle transazioni e chiuse poco dopo, non lasciando nessuna traccia pubblica di chi vi fosse alle spalle. I documenti rivelano adesso che tutte e quattro condividevano un misterioso proprietario: Marie Voridis.

Una delle transazioni fornisce un indizio sull'identità di Marie Voridis. Il 22 ottobre 2004, Voridis ha trasferito tutti i diritti di un dipinto a olio di Pierre-Auguste Renoir, conosciuto in italiano col nome "La sarta", a Talara Holdings. Dopo alcune settimane, Talara Holdings ha trasferito di nuovo il dipinto a Voridis.

Nel settembre 2005, il dipinto è apparso su una rivista di moda greca l'appartamento lussuoso di una donna greca, Doda Voridis, sorella di Basil Goulandris. Diversi capolavori di artisti famosi decoravano l'appartamento sull' Upper East Side di Voridis, che è poi morta nel 2015. Nelle rubriche di gossip era conosciuta come Doda, ma il suo vero nome era Marie. Appeso sopra un bellissimo armadio, in una foto, si vedeva il dipinto di Renoir "La sarta."

Guerra e tesori

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La controversia sul dipinto di Modigliani "Uomo seduto con bastone" era cominciato in un tempo in cui la nebbia della guerra forniva il tipo di copertura che il mondo offshore offre oggi. Oscar Stettiner, il mercante d'arte ebreo che si presume sia stato il proprietario originale del dipinto, aveva lasciato Parigi nel 1939, con l'avanzare dei nazisti, lasciandosi dietro la sua collezione d'arte.

Dopo la caduta della città, i tedeschi si erano impossessati della collezione e avevano nominato un "amministratore temporaneo" francese, che aveva messo all'asta i dipinti a favore dei nazisti, secondo alcuni documenti legali. Nell'ottobre del 1944, un ufficiale militare americano ha comprato il Modigliani in un bar per 25.000 franchi, secondo le carte del tribunale.

Nel 1946, Stettiner aveva avanzato una richiesta in Francia per avviare il processo di recupero del dipinto. È morto due anni dopo, mentre la sua richiesta era ancora in fase di valutazione.

L'avvocato di Nahmad, Richard Golub, contesta questa ricostruzione. Mette in dubbio che Stettiner sia mai stato proprietario del dipinto.

Il Modigliani è poi entrato a far parte di una collezione privata dove è rimasto nascosto fino al 1996, quando l'International Art Center l'ha poi comprato da Christie's a Londra per quasi 3 milioni di euro, secondo documenti presentati al tribunale di New York. La Helly Nhamed Gallery ha esposto il dipinto a Londra nel 1998 e il Museo di Arte Moderna di Parigi nel 1999. Sei anni dopo, è stato incluso in una mostra su Modigliani alla Helly Nahmad Gallery di New york.

La Mondex Corp. di Toronto, uno studio specializzato nel recupero di opere d'arte saccheggiate dai nazisti, avrebbe scoperto la presunta provenienza del dipinto per caso, cercando tra i file di un ministero francese. La compagnia ha offerto aiuto nell'avviare la battaglia legale affinché l'opera torni a Philippe Maestracci, il nipote di Oscar Stettiner. Mondex non ha dichiarato pubblicamente a quanto ammonti la parcella per il servizio.

L'11 febbraio 2015, l'avvocato a difesa di Nahmad nel caso Maestracci di New York, Nehemiah Glanc, ha scritto un'email all'avvocato dell'International Art Center di Ginevra. Glanc era registrato come l'avvocato dell'IAC, ma aveva bisogno di alcuni fatti-chiave sulla compagnia per procedere, come mostrano i documenti ottenuti dall'ICIJ.

"Per favore, fatemi sapere al più presto chi ha l'autorità di firmare per conto dell'IAC," scrive in un'email.

Se i Nahmad avessero firmato i documenti come proprietari dell'International Art Center, avrebbero probabilmente perso la protezione legale offerta dalla compagnia.

L'avvocato di Ginevra ha messo Glanc in contatto con Anaïs Di Nardo Di Maio, dell'ufficio Mossack Fonseca di Ginevra. Di Nardo poteva fornire le firme dei direttori nominati di Panama, a patto che i clienti di Glanc ne pagassero le spese. Ha accettato.

Con il progredire del caso, continuavano le email tra Glanc e Mossack Fonseca, come mostrano i documenti leakati. Ogni volta che una mozione arrivava dall'International Art Center, i direttori in carica dovevano firmare.

Nel settembre 2015, in un austero tribunale di New York, il giudice della Corte Suprema di stato Eileen Bransten ha rigettato il caso Maestracci. Stando alle sue conclusioni, l'accusa non poteva fare causa all'International Art Center perché aveva consegnato i documenti alla Nahmad Gallery di New York invece di andare a Panama. Il giudice aveva anche deciso che un amministratore nominato dalla corte, e non Maestracci, dovesse diventare il corretto querelante. Due mesi dopo, l'amministratore ha sottoposto di nuovo il caso alla Corte Suprema dello stato di New York come querelante.

La nuova denuncia contro i Nahmad cercava di collegare la famiglia con la proprietà dell'International Art Center, che viene descritto come un alter ego della società di famiglia "in modo da confondere e nascondere la loro identità, e occultare i guadagni derivati" dagli affari d'arte della famiglia Nahmad.

E il caso continua, mentre il dipinto di Modigliani del 1918, "Uomo seduto con un bastone", rimane riposto in un deposito di Ginevra, in Svizzera. Un altro capolavoro nascosto al pubblico.


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Alexandre Haederli, Juliette Garside, Frederik Obermaier and Bastian Obermayer contributed to this story.