FYI.

This story is over 5 years old.

relazioni

Perché non resto amica dei miei ex

E perché non dovreste farlo nemmeno voi.

Non so se vi ricordate quella puntata di Dawson's Creek in cui Pacey—voglio dire, non so se vi ricordate qualunque puntata di Dawson's Creek, dato che l'assunto di base della serie è che non importa di chi ti innamori o chi ti fili, alla fine si resta sempre tutti amici. Sarà che a me Dawson's Creek non è mai piaciuto, ma io in una stanza con un ex fidanzato e un attuale fidanzato mi ci sono trovata solo per vendetta del karma dopo aver saltato quattro giorni di palestra.

Pubblicità

Detta semplicemente, non sono situazioni in cui mi metterei mai volontariamente. Per due motivi: che i due ragazzi possono non prenderla bene—vi ricordate il pinguino abbandonato che si flagella?—e che chiunque altro venisse coinvolto in una ipotetica scena sociale con noi tre protagonisti si troverebbe a essere l'unico a non aver visto i genitali di ≧ 1 persone, e quindi terribilmente a disagio.

Ma soprattutto, mi sembrava che fossimo tutti d'accordo sul fatto che non si può rimanere amici di persone con cui si è condiviso non dico tanto il bagno, ma una serie di illusioni che poi hanno fatto la fine della bolla immobiliare del 2007. La fine di una relazione è un lutto, e il lutto se tutto va bene viene riassorbito in senso lineare: non si può vivere nella negazione che sia finita davvero; e non ce la farete a convincermi che la vostra amicizia è sempre una dimostrazione di accettazione che le cose siano andate in questo modo.

Nella mia esperienza anzi quello che succede di solito è che stiamo insieme, va tutto bene, ci lasciamo, va tutto male: a quel punto non penso di avere voglia di vedere la tua faccia per un po'. Dove si situerebbe il momento in cui diventiamo amici? Proprio a livello spazio-temporale, non trovo una collocazione al fatto b) "nascita di amicizia tra ex" quando nel punto a) ci sono "io che non voglio vederti" e nel punto c) c'è "ognuno è andato avanti."

So cosa state pensando—quindi, prima di addentrarmi nell'argomento fatemi fare un disclaimer: non solo non sono più innamorata dei miei ex, ma non provo nei loro confronti nessun sentimento. Non provo odio, né rabbia, né gelosia, né vederli mi destabilizza. Ho una tale capacità di rimozione che ieri mattina ho fatto piangere la mia analista [storia vera].

Pubblicità

Partendo proprio dalle basi ideali, non capisco perché esista il mito che io ci debba tenere, a conservare un rapporto. Che rapporto?chiedo quando le cose stanno andando male e le amiche per accompagnarmi nella fase di respirazione cerebrale della storia costruiscono invariabilmente una frase che ruota intorno ai due addendi: "vedrai che starai molto meglio sola" + "comunque è solo questione di tempo e costruirete un rapporto diverso." Come se questo potesse essermi di qualche consolazione. Di più, come se fosse quello a cui ambisco.

Parlandone con un amico che ha la qualità di pensarla sempre in modo diametralmente opposto a me, ho avuto conferma dell'altro grande cavallo di battaglia di chi pensa che l'amicizia tra ex sia fisiologica: "Io con le mie ex sono amico perché di loro non mi interessa più niente." Questa è una motivazione che si sente spesso: quando c'è stato affetto, resta l'affetto che poco a poco si mangia l'attrazione fisica e la risultante è l'amicizia. Ma a me di trattare la quantità di sentimento tra due persone come se fosse una costante, come se ci si potesse applicare la legge di conservazione dell'energia dell'universo, mi puzza. Una storia d'amore è una storia d'amore, non è un'amicizia con un pezzetto in più.

Che poi, se di una persona non mi interessa più niente come faccio a esserci amica? Può essere una conoscenza, una magari non spiacevole (se è passato del tempo, se non è finita nell'imbarazzo) ma penso che la selettività nel campo degli amici non debba essere seconda alla selettività nel campo delle relazioni. Mi direste, "Dai, vedrai che con il tempo il rapporto cambierà, arriverete al punto in cui scoperete ogni giorno e condividerete un mutuo" se avessi litigato con un mio amico? No. Perché non stiamo parlando di gradi diversi della stessa cosa. Stiamo parlando di cose diverse.

Pubblicità

Non mi piace l'idea di volere una persona "nella mia vita a ogni costo", e non è per questo che siamo stati insieme—giusto? eravamo d'accordo proprio fino a cinque minuti fa, che stavamo insieme perché volevamo stare insieme, non perché era una delle mille soluzioni attuabili al dilemma di 'come stare a ogni costo l'una nella vita dell'altro'. C'è qualcosa che reputo egoista, ossessivo, nell'idea di voler mantenere il recinto delle proprie conoscenze pieno di cadaveri.

Certo, io sono stata molto ossessiva, in tutti questi anni, dall'altra parte, con l'idea di dover per forza avere in senso esclusivo—fisico, mentale, emotivo, etc—un'altra persona. E però quando sento le parole "però io non voglio perderti" devo trattenermi dall'entrare come un calciante nelle reni dell'interlocutore.

Quello che resta, per me, non è amicizia. Restano dei momenti di nostalgia, di tristezza, di bisogno di protezione, anche retrodatata: è una bella sicurezza, il passato, perché non può più fare male. Qualche giorno fa un ex fidanzato con cui è finita in modo splatter mi ha scritto in chat, "In questa città non c'è poesia." Era un tentativo di instaurare un'amicizia? No. A volte abbiamo bisogno di chiacchiere.

Abbiamo quindi chiacchierato un po', finché lui mi ha detto, "Sei un angelo," e io ho risposto "Sono un angelo perché tutto quello che di male potevamo farci ce lo siamo già fatto." E non l'ho scritto tanto per esigenza drammatica (anche se una risposta salace in conversazioni simili, ammettiamolo, ti fa sentire sempre quel sano filo di disgusto per te stessa di cui hai bisogno per sentirti viva)—due anni fa, nel corso dell'ultima conversazione che abbiamo avuto sono comparsi talmente tanti insulti che Sgarbi vs D'Agostino al confronto è stato un picnic per educande.

È vero che amore e amicizia, nel migliore dei mondi possibili, si basano entrambi sulla completa fiducia e onestà. E quindi non dico che delle storie che avrò a 30, 40, 50 anni rimarranno sempre e solo macerie, sono sicura che a un certo punto riuscirò a rimanere molto amica di quel signore con il codino argenteo con cui avrò condiviso le mie estati in crociera. Dico che ora che ne ho 25 non è così, perché—chiamatemi immatura—le relazioni sono ancora basate su un sacco di altre cose. Magari un giorno mi troverò davvero in una situazione in cui una persona sarà così importante che la vorrò nella mia vita incondizionatamente, anche se vorrà vederci solo di martedì e parlare solo di gatti.

Ma oggi come oggi, come diceva Carmelo Bene, il mio cuore è troppo centrale.

Thumbnail via Flickr.